In tanti lo avrebbero voluto fuori gioco. Dalla ‘ndrangheta, alla borghesia mafiosa, ai colletti bianchi, parte della politica e dei giornali asserviti al potere, finanche i perbenisti, quelli che odiano gli schietti e chi come lui non usa mezze misure per spiattellare in faccia le sue posizioni, voltare le spalle o non dare la mano a persone non gradite, brave a bussare alla sua porta per elogiarlo, salvo poi pugnalarlo alle spalle. Tutti loro, avrebbero osannato ad un suo insuccesso, così come quando non riuscì ad entrare alla Direzione nazionale Antimafia: “troppi arresti, è incontrollabile, non lo gestisci, un giustizialista, un manettaro”. E invece è andata male a chi gli avrebbe voluto legare le mani, non consentendogli più di fare indagini o relegandolo a semplice sostituto, cosa che sarebbe potuta accadere se fosse sfumata la partenza a Napoli, perché alla scadenza del suo mandato a Catanzaro, che sarebbe avvenuta nel 2024, Gratteri sarebbe ritornato ad essere un semplice magistrato senza incarichi di comando. Per fortuna la storia non si fa né con i se e né con i ma e Gratteri, l’uomo, libero dalle correnti, che odia la diplomazia, le troppe parole, le perdite di tempo, che trovi in Procura anche se un’ora prima stava presentando i suoi libri in qualche parte di Italia, vola a Napoli.
Al comando della Procura più grande di Europa per numero di magistrati
Al comando della Procura più grande di Europa per numero di magistrati
Nicola Gratteri, 65 anni, di Gerace, il magistrato e il saggista scomodo, che ha rivoltato la Calabria come un calzino, per usare un suo termine “come un trenino”, non guardando in faccia nessuno in nome della legalità, portando dietro le sbarre compagni di scuola e bracci destri, lascia dopo sette anni la direzione della sua amata Procura di Catanzaro per guidare la Procura più grande di Europa per numero di magistrati in servizio, quella di Napoli, che abbraccia un territorio ad ampia densità mafiosa, con competenze non solo nel capoluogo campano, ma su Caserta, Avellino e Benevento. Profondo conoscitore di ‘ndrangheta, che combatte dagli inizi della sua carriera, vive sotto scorta dal 1989, da quando la sua prima indagine aveva provocato le dimissioni dell’assessore alla Forestazione e fatto cadere la Giunta regionale calabrese. E’ stato sostituto procuratore a Locri nei primi anni ’90 occupandosi di scottanti inchieste sui legami tra ‘ndrangheta, politica, massoneria e traffico di armi.
Gli attentati al magistrato e la carriera ancora tutta da scrivere
Nel 1993 è sfuggito a ben tre attentati organizzati nel giro di tre settimane. Nel 2005 il Ros dei carabinieri ha scoperto nella piana di Gioia Tauro un arsenale di armi che sarebbe potuto servire per un attentato al magistrato e alla sua famiglia, minacce gravi alla sua vita ripetute anche nelle vesti di procuratore capo di Catanzaro, tra il 2020 e il 2022 quando è scattato subito l’allarme, con il Ministero dell’interno che ha disposto un rafforzamento della scorta, con tanto di macchine super blindate, moltiplicando i sistemi di sorveglianza. Nel 2009 è stato nominato procuratore aggiunto di Reggio. Il 18 giugno 2013 il presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta lo nomina componente del corpo di esperti per l’elaborazione di proposte in tema di lotta alla criminalità organizzata, designato alla presidenza l’1 agosto del 2014 dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. Il 21 aprile 2016 il plenum del Csm lo aveva nominato procuratore di Catanzaro e oggi lo designa a capo della Procura di Napoli.
Il coraggio di firmare inchieste scottanti
Come procuratore capo di Catanzaro, Gratteri ha avuto il coraggio di mettere la sua firma su innumerevoli inchieste di fuoco, che hanno scoperchiato le collusioni tra ‘ndrangheta, politica e imprenditoria, con le loro proiezioni nel Nord Italia, il narcotraffico che da Vibo ha portato ai cartelli colombiani. Sono troppe le indagini, effettuate nei sette distretti che compongono la Procura di Catanzaro per essere elencate tutte e senza ironizzare potrebbero essere materia di un suo nuovo libro. Inchieste che sono diventati processi contro la ‘ndrangheta e i narcos del Crotonese, di Lamezia, del capoluogo di regione, di Vibo, della Sibaritide, di Cosenza: Da Jonny, a Stige, a Stammer, a Tisifone, a Trigarium, Golgota, Six Town, Svevia, Farmabusiness, Basso Profilo, Imponimento, Rimpiazzo, Petrolmafie e Rinascita Scott. Se ne va, dopo aver realizzato il sogno della Super Procura a Catanzaro, “una delle più belle di Italia”, che sorge in un antico convento del ‘400, riorganizzando gli uffici giudiziari. Se ne va portandosi nel cuore tutti i suoi magistrati, a cui è legato e loro a lui. Per pensare al dopo Gratteri ancora è presto, anche se già è caccia ai totonomi: bisognerà bandire il concorso e nel periodo di vacatio ci sarà il procuratore vicario Vincenzo Capomolla.
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