Gratteri e le ingiuste detenzioni a Catanzaro: “Falso storico dei miei diffamatori. Vi spiego perché”

Ospite insieme ad Antonio Nicaso del programma Rai "Quante Storie", il procuratore antimafia definisce la Lombardia "regione prediletta della 'ndrangheta" e Roma "città aperta" per le mafie

Lo hanno accusato di fare “giustizia-show” e gli hanno attribuito inchieste che si sono tramutate in un flop. Nelle ultime settimane i suoi detrattori hanno puntato contro di lui l’indice per le ingiuste detenzioni e i maxi-risarcimenti che vedrebbero il distretto giudiziario di Catanzaro al primo posto in una classifica tutt’altro che positiva. Nicola Gratteri ha replicato punto su punto smontando ogni “falso storico” costruito ad arte nei suoi confronti per delegittimare il suo lavoro sul fronte del contrasto alla ‘ndrangheta e magari tarpargli le ali. Ospite della puntata odierna di “Quante Storie”, il programma condotto da Giorgio Zanchini, in onda su Rai3, il magistrato di Gerace si è tolto un paio di sassolini dalle scarpe. “Sono tutti falsi storici – ha dichiarato il procuratore antimafia di Catanzaro – che i miei diffamatori quasi ogni mattina scrivono. In questo periodo si stanno riportando sempre più spesso le ingiuste detenzioni nel distretto di Catanzaro ma riguardano però processi e indagini fatte prima del 2016. Io sono alla Procura di Catanzaro dal 16 maggio del 2016 e rispondo da questa data in avanti e non indietro”. Dall’altra parte dell’Oceano ad ascoltarlo collegato dalla sua casa di Toronto c’è Antonio Nicaso, il giornalista con il quale Gratteri ha scritto il suo ultimo libro “Complici e colpevoli”. Tra una domanda e un’altra non manca il riferimento a “Rinascita Scott” e alla prima storica sentenza che ha portato a 70 condanne. E’ l’esempio concreto di come l’impianto accusatorio del primo filone del maxi-processo abbia retto al vaglio di un giudice terzo. “Dei venti assolti – ha sottolineato Gratteri – nessuno era detenuto e neanche imputato per 416 bis, in due sono stati prescritti e per sette avevamo chiesto l’assoluzione perché la Cassazione aveva cambiato l’interpretazione circa l’utilizzabilità delle intercettazioni di altri processi”.

“La Lombardia è la seconda regione a maggiore densità mafiosa”

“La Lombardia è la seconda regione a maggiore densità mafiosa”

Gratteri e Nicaso si soffermano poi sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel Nord Italia. Non per contagio ma per convenienza. E oggi i boss non hanno più bisogno di sparare e fanno affari con la politica corrotta e gli imprenditori collusi in maniera silente. “Non c’è una sentenza a sezioni unite – ricorda Nicaso – della Cassazione sulla cosiddetta mafia silente e ci sono sentenze della Cassazione che non riconoscono il metodo mafioso in mancanza di violenza. Bisogna fare chiarezza su questo aspetto normativo. Oggi le mafie hanno meno bisogno di sparare ma corrompono grazie alla loro reputazione accumulata negli anni e senza utilizzare la violenza per imporsi”. Dal Sud al Nord si sono trasferiti insegnanti, medici, operai ma anche ‘ndranghetisti. “La Lombardia – rivela Gratteri – è seconda regione a maggiore densità ‘ndranghetistica come la Germania in Europa. E’ la regione prediletta. Le mafie tendono a stabilirsi e a fare affari dove c’è da gestire denaro e potere. Vanno ad investire nelle zone ricche perché è più facile e ci sono maggiori possibilità di guadagno”.

“Roma città aperta”

E’ Roma? La Capitale non è terra di conquista ma di investimenti e grandi affari per ‘ndrangheta, Camorra e Cosa nostra. “Noi abbiamo ascoltato collaboratori di giustizia che considerano Roma una città aperta e non intendono dividersela in settori o in fette. Essendo la Capitale – sottolinea Gratteri – ognuno può andare a fare affari e business. Si vende cocaina e si cerca di comprare pizzerie, ristoranti, alberghi considerato l’enorme flusso di turisti”. La ‘ndrangheta è una grande holding mondiale ma la sua terra d’origine resta tra le aree in assoluto più povere in Europa. Un paradosso che Gratteri spiega così: “Il calabrese deve rimanere con la mano testa perché la ‘ndrangheta in modo clientelare dà solo un piccolo pesce ma la canna da pesca se la tiene per sé. Deve creare sempre dipendenza. Gli investimenti si fanno da Roma in sù, in Australia, Canada, Stati Uniti, Europa ma non in Calabria. Qualsiasi tipo di investimento essendo una regione povera verrebbe notato subito dalla magistratura e dalle forze dell’ordine e quindi la probabilità di finire indagati è altissima. Si tende quindi ad investire fuori. La nuova frontiera è la massoneria deviata. Con la creazione della Santa uno ‘ndranghetista può entrare in una loggia massonica deviata e avere rapporti diretti con la pubblica amministrazione. il mondo delle professioni e persino quello delle istituzioni”. (mi.fa.)

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