Gratteri ospite al Festival Trame: “Ferlaino ucciso perché si è opposto all’ingresso della ‘ndrangheta in massoneria”

Il procuratore capo della Dda di Catanzaro ha presentato il suo ultimo libro "Fuori dai confini", scritto a quattro mani con Antonio Nicaso
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“Oggi non è possibile fare a meno delle intercettazioni”. Il procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, lo ha detto in occasione della presentazione del suo ultimo libro “Fuori dai confini”, scritto a quattro mani con Antonio Nicaso. Magistrato in prima linea nella lotta alla ‘ndrangheta, Gratteri è intervenuto al ‘Trame Festival’ di Lamezia, il primo evento culturale dedicato ai libri sulle mafie.

L’uccisione dei netturbini Cristiano e Tramonte

L’uccisione dei netturbini Cristiano e Tramonte

Il procuratore ha parlato, tra le altre cose, del duplice omicidio dei due netturbini Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte, uccisi a Lamezia il 24 maggio 1991: “Se si leggono le carte del processo si ha un’idea di quello che è successo. È stato fatto uno stub risultato positivo, non sono stati avvisati i difensori e questo è un atto irripetibile. Comprendo il dolore di tutti e sono vicino a tutti, ma vorrei che ci fosse un po’ di realismo e che non si parli come se fossimo al bar dello sport. Vorrei che si parlasse seriamente e così si potrà capire cosa è stato fatto e cosa non è stato fatto”.

L’omicidio Ferlaino e la sua opposizione all’ingresso della ‘ndrangheta in massoneria

Con riguardo, invece, all’omicidio di Salvatore Aversa, sovrintendente della Polizia di Stato ucciso il 4 gennaio 1992 insieme alla moglie Lucia Precenzano in un agguato verificatosi nella centralissima Via dei Campioni (in seguito intitolata ai coniugi) a Lamezia, Gratteri ha detto: “Anche in questa occasione furuno commessi diversi errori, perché non c’era la forza e la compattezza di polizia giudizia e magistratura che c’è adesso”. Sull’uccisione di Francesco Ferlaino, avvocato generale alla Corte d’Appello di Catanzaro, il procuratore capo di Catanzaro ha spiegato che il fatto di sangue “è stato commesso perché il giudice si opponeva all’ingresso della ‘ndrangheta nella massoneria. Allora vi era già la ‘Santa’ e una ‘ndrangheta che non era più quella arcaica”.

I collaboratori e l'”inaffidabilità” di Nicolino Grande Aracri

Dialogando con il giornalista della Gazzetta del Sud Arcangelo Badolati, Gratteri ha parlato delle mafie in Europa, del pericolo del rifornimento di armi nelle zone di guerra, come in Ucraina, perché finiscono nelle mani di bande criminali. Non solo: il magistrato, infatti, ha fatto un excursus di quelle che sono state le sue esperienze nella lotta al narcotraffico, delle inchieste tra Italia e i Paesi del Sudamerica. Sui collaboratori di giustizia, ha spiegato che “occorre prima studiare il loro passato e cercare di capire fino in fondo la volontà su quello che intendono dire davvero, e non per loro comodo, come nel caso di Nicolino Grande Aracri che alla fine si è rivelato inaffidabile”.

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