Volano stracci tra “Graziano da Caserta” e Oliverio da San Giovanni in Fiore. Un botta e risposta al vetriolo che conferma, una volta di più, come la guerra interna al Pd sia una costante e che, a distanza di poco più di un anno e mezzo, dalle ultime elezioni regionali sia cambiato solo il piazzamento di alcuni capicorrente ma non le recriminazioni reciproche e l’atmosfera da perenne resa dei conti.
La lista a sostegno di Callipo e il destino dei “Dp”
La lista a sostegno di Callipo e il destino dei “Dp”
Stefano Graziano, commissario (campano) del Pd calabrese , sulla stampa sostanzialmente attribuisce anche a Mario Oliverio la responsabilità per la sconfitta di Pippo Callipo a gennaio del 2020. L’ex presidente della Regione risponde durante un’iniziativa organizzata ieri sera dalla Cgil di Longobucco. Quella di Callipo, dice Oliverio, fu “una candidatura imposta ai calabresi da Roma” e l’imprenditore del tonno è, secondo l’ex governatore, un “uomo di destra che sostenne Wanda Ferro alle Regionali 2014 e Mangialavori alle Politiche del 2018”. Oliverio aggiunge di essersi all’epoca ritirato “per non dividere il centrosinistra” e di aver comunque “portato una lista a sostegno di Callipo”, quella dei “Democratici e progressisti”, che ha poi eletto tre consiglieri regionali. Si tratta, per inciso, di Antonio Billari (subentrato proprio a Callipo) e Giuseppe Aieta, che oggi hanno abbandonato Oliverio per candidarsi con il Pd, e di Flora Sculco, passata col centrodestra e oggi candidata con l’Udc.
Merola e la sceneggiata napoletana
Per rincarare la dose, e magari seminare zizzania tra alleati, l’ex presidente della Regione cita poi Carlo Tansi, che sostiene proprio la candidata di Pd-M5S Amalia Bruni, dicendo che il geologo “ci aveva proprio azzeccato quando definì Graziano da Caserta ‘Mario Merola’”. Attribuire la responsabilità della sconfitta delle scorse Regionali a Oliverio è “uno sfregio alla verità” secondo il diretto interessato e “nemmeno l’autore delle più fantasiose sceneggiate napoletane avrebbe osato fino a tal punto”. D’altronde, se davvero Graziano avesse pensato che l’ex governatore fosse portatore di un consenso pari o superiore allo scarto tra la compianta Santelli e Callipo, ovvero del 25,2% dei voti, allora “sia lui che i suoi amici romani – chiosa Oliverio – dovrebbero porsi più di una domanda sulle ragioni della mia estromissione, che politicamente non è mai stata spiegata a me ed ai calabresi”. Ora ci si avvia al “secondo tempo della distruzione”.
s. p.