Green Pass, il giorno della verità. Migliaia i “No Pass” in piazza, è allerta

Sul D-Day del certificato verde incombe il rischio del blocco del Paese, su cui peserà la mobilitazione di portuali e autotrasportatori
Green Pass day

Italia blindata nel giorno del Green pass obbligatorio per i lavoratori. Allerta per il blocco annunciato del porto di Trieste. Tornano in piazza a Roma i no pass, sit in autorizzato ma al Circo Massimo. Allarme infiltrati. Circolare della Polizia: ‘Rischi per strade, ferrovie e fabbriche

 Situazione tranquilla stamane al Porto di Venezia: i lavoratori dello scalo marittimo lagunare si sono tutti presentati al lavoro. “E’ una giornata normale – conferma all’ANSA Mauro Piazza, presidente della Nuova compagnia dei lavoratori portuali di Venezia – da noi non ci sono scioperi né blocchi ai varchi di ingresso”. Dei 180 lavoratori che operano nello scalo marittimo (120 dipendenti, 30 portuali di Chioggia e 30 esterni) tutti, con una sola eccezione, sono regolarmente in servizio.

 Situazione tranquilla stamane al Porto di Venezia: i lavoratori dello scalo marittimo lagunare si sono tutti presentati al lavoro. “E’ una giornata normale – conferma all’ANSA Mauro Piazza, presidente della Nuova compagnia dei lavoratori portuali di Venezia – da noi non ci sono scioperi né blocchi ai varchi di ingresso”. Dei 180 lavoratori che operano nello scalo marittimo (120 dipendenti, 30 portuali di Chioggia e 30 esterni) tutti, con una sola eccezione, sono regolarmente in servizio.

“No al ricatto”

Un centinaio di persone, tra lavoratori privi di certificazione, No Green del movimento ‘La Variante Torinese’ e I Si Cobas, si sono dati appuntamento questa mattina all’alba per un presidio davanti ai cancelli della Fiat Avio a Rivalta, alle porte con Torino, all’entrata del primo turno. “Sono 32 anni che lavoro qui – sostiene Francesco – e oggi non posso entrare perché non sono vaccinato. Ci stanno privando della libertà. Solo in Italia bisogna pagare per entrare al lavoro”. “A casa ho tre figli – aggiunge Roberto impiegato in un’azienda alimentare del territorio – ho bisogno di lavorare, ma vaccinarsi o tamponarsi è un vero e proprio ricatto perché non si tiene conto che per molti non è solo un costo, ma un problema psicofisico”. “Non capisco perché non usano i tamponi salivari invece di rovinarci i nasi”, commenta Enrico, che non ha nessuna intenzione di vaccinarsi “perché fa male e non serve a nulla”. Ai cancelli della porta 10 sono affissi alcuni striscioni con scritto “No al ricatto del Green Pass nei luoghi di lavoro” e “Il lavoro è un diritto, tamponi gratis”. Altri presidi sono stati annunciati alla Pirelli di Settimo Torinese, all’Iveco di Torino e alla Gallina di La Loggia

Il Green pass diventa obbligatorio sui luoghi di lavoro. Ma sul D-Day del certificato verde incombe il rischio del blocco del Paese, su cui peserà la mobilitazione di portuali e autotrasportatori, che potrebbe causare uno stop nel settore della logistica. Ad alzare le barricate contro il lasciapassare sono soprattutto i lavoratori marittimi di Trieste, dove il 40% dei 950 dipendenti non è vaccinato, mentre ‘Trasportounito’ annuncia che “mancheranno all’appello circa 80mila conducenti dei camion e altri mezzi distribuiti su 98.000 imprese”. Lo stesso ministro del Lavoro, Andrea Orlando, parla di “avvio complicato, ma che era nell’ordine delle cose ed è il prezzo da pagare per spingere nella direzione giusta il Paese”.

Il rischio di una falsa partenza

Il rischio di una falsa partenza, oltre alle diserzioni, è aggravato anche delle manifestazioni in diverse città: la più importante è a Roma, dove il luogo del sit-in dei ‘No Pass’, già spostato due volte dalla Questura, è previsto al Circo Massimo, e con una schieramento di 1000 agenti. Una decisione presa sulla scia delle intenzioni emerse dall’ultimo Comitato per la Sicurezza convocato dal Viminale, le cui intenzioni sarebbero quelle di evitare lo svolgimento di proteste vicino ai palazzi della politica e a ‘obiettivi sensibili’. Le prefetture e le forze dell’ordine, intanto, sono allertate: nelle prossime ore potrebbero verificarsi iniziative contro il Green pass davanti a “ingressi aziendali” e “presso aeroporti, porti, punti di snodo stradale, autostradale e ferroviari, finalizzati a creare disagi con possibile intralcio alla regolarità dei servizi e delle attività produttive”, scrive in una circolare il Dipartimento di Pubblica Sicurezza. Alle autorità sul territorio si chiede per venerdì e “per i giorni a venire” la “massima intensificazione” dell’azione di controllo del territorio e di “osservazione” nei confronti di soggetti o gruppi “ritenuti pericolosi per l’ordine pubblico”.

Nel documento firmato dal capo della Polizia, Lamberto Giannini, non si può escludere “il pretesto” per un “ulteriore inasprimento dei toni” della protesta, con “azioni” verso “obiettivi esposti a rischio” e con “possibili episodi di contrapposizione tra gruppi aderenti a opposti estremismi”. Temi, questi, che sono stati anche al centro di un’audizione, al Copasir, del direttore del sistema di informazione per la sicurezza (Aisi). Tra le varie categorie, i capofila delle proteste sono i componenti del Coordinamento lavoratori portuali di Trieste: “siamo determinati sulle nostre posizioni, ma siamo sempre disponibili a discutere con chiunque”, dicono sperando ancora nella trattativa. E per revocare lo sciopero chiedono al Governo una proroga dell’introduzione del Pass al 30 ottobre, “per prendere un po’ di tempo e trovare poi una soluzione”.

La linea è dura

Ma la linea di Palazzo Chigi è ferma e l’Esecutivo – sebbene si valuti di rafforzare gli aiuti alle aziende che pagano i test ai dipendenti – non è stato disposto ad alcuno slittamento dell’entrata in vigore dell’obbligo del certificato verde. Anche il ministro Orlando spiega a chiare lettere: “posticipare significa solo rallentare una battaglia da vincere il prima possibile” contro il virus. I sindacati dei trasporti però calcolano cifre che, se confermate, porterebbero alla paralisi di interi settori e non solo della logistica. “Il Green pass riverserà sulla testa delle imprese di autotrasporto più di 70 milioni al giorno”, sostiene ‘Trasportounito’, secondo cui “i maggiori costi deriveranno dalla mancata produttività degli autisti che non saranno più impiegabili e non sostituibili per carenza di personale”. Ciò potrebbe anche comportare “ritardi delle consegne, circa 320.000 ore al giorno in più rispetto allo standard giornaliero”.

E Coldiretti aggiunge: “Con l’85% dei trasporti commerciali che in Italia avviene su strada, lo stop di camion e tir mette a rischio la spesa degli italiani soprattutto per i prodotti più deperibili come il latte, la frutta e la verdura che non riescono a raggiungere gli scaffali dei mercati”. I grandi gruppi della distribuzione organizzata, Coop ed Esselunga in testa, non vedono però criticità legate alle forniture per eventuali blocchi nel trasporto merci. Proprio per permettere approviggionamenti gli autotrasportatori provenienti dall’estero e non in possesso del lasciapassare (o vaccinati con sieri non riconosciuti), potranno comunque accedere – come già previsto dalle regole – ai luoghi di carico e scarico delle merci, ma non potranno partecipare alle operazioni.

Criticità si profilano anche sul fronte dei trasporti pubblici, dove tra i dipendenti la percentuale di non vaccinati va dal 10% al 20%. A Milano, oltre ai 272 lavoratori del settore che hanno dichiarato la loro non disponibilità a rispettare l’obbligo di presentazione del certificato verde, l’azienda locale del Tpl ha registrato un aumento del 15% di personale in malattia. Stesso tipo di cifre, ferie comprese, del 10-12% a Roma: nella Capitale Atac per prevenire eventuali problemi al servizio monitorerà i picchi di assenteismo. A Verona e Genova invece si prevede il 10% di assenze. Messi di fronte alla prova del Green pass molti impiegati hanno quindi scelto la ‘protesta passiva’: disertare per problemi di salute.

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