Grosso guaio a Chinatown (Catanzaro): vi sveliamo chi si prende la Regione e chi il Comune

di Danilo Colacino – Grosso guaio a Chinatown. Catanzaro, per la cronaca. Sempre il capoluogo ‘inquieto’ in cui non c’è pace (politicamente parlando, s’intende) ormai dall’avvio del 2018.

È da allora infatti che, ormai lo sanno pure le pietre in città, gli appetiti (sempre legittimi di carriera) del sindaco Sergio Abramo (sorretto dal gruppo aielliano e da quello ferriano) hanno creato le condizioni per uno ‘scontro fratricida’ con un altro maggiorente dei Tre Colli, Mimmo Tallini, che non li approva.

È da allora infatti che, ormai lo sanno pure le pietre in città, gli appetiti (sempre legittimi di carriera) del sindaco Sergio Abramo (sorretto dal gruppo aielliano e da quello ferriano) hanno creato le condizioni per uno ‘scontro fratricida’ con un altro maggiorente dei Tre Colli, Mimmo Tallini, che non li approva.

È il motivo per cui quest’ultimo si muove per ‘sabotarli’. E già perché – che da circa 25 anni a questa parte – detta legge, limitando di fatto i margini di manovra persino degli alleati o di quanti ha lui stesso scelto per occupare i posti chiave. Abramo compreso. Un po’ meno Piero Aiello, che però non si è potuto sottrarre alla necessità del confronto – e della mediazione – con il citato attuale coordinatore regionale forzista.

E nemmeno ne sono rimasti esenti i vari Baldo Esposito, Michele Traversa e Wanda Ferro. Senza parlare degli altri. Chiaro, allora, che adesso – fiutato qualche scricchiolio nella granitica e imponente architettura talliniana – hanno iniziato a girargli intorno come lo squalo fa con una preda sanguinante.

Un’opera di accerchiamento finora rintuzzata con poche  ‘perdite’ dal leader azzurro del capoluogo, che però adesso pare cominciare a mostrare la corda.

È pur vero, tuttavia, che per disarcionarlo, quantomeno dal cavallo cittadino, i suoi ex sodali divenuti ormai avversari (per non dire nemici) giurati hanno dovuto mettere insieme una compagine parecchio eterogenea.

Un fronte che va appunto da un Sergio (Abramo) a un altro (Costanzo), passando verosimilmente anche per pezzi di centrosinistra impauriti molto più da un Mimmo intransigente rispetto a un Esposito dialogante.

Cosa succede adesso, allora? Semplice: che il Comune (tra poco per giunta con la nuova fisionomia dei subentranti per surroga ai dimissionari ovviamente d’accordo per mantenere il posto ‘ri’-ottenuto) se lo tengono gli anti-Tallini (con situazioni ibride come quelle di un Costanzo desideroso di lanciare un’Opa sul Pd locale, ma al contempo come premesso flirtante con il suo omonimo) mentre in Regione sarebbe proprio il fin qui intramontabile Mimmo a giocare ancora un ruolo di primo piano, tentando di capeggiare Fi.

Attenzione, tuttavia, ai rapporti di simpatia fra Jole Santelli e la collega deputata Ferro oltreché il vertice leghista nazionale. Relazioni di…prossimità da cui passa l’assegnazione della vicepresidenza di una Santelli purtroppo non in forma smagliante per via di un grave problema di salute con cui è alle prese da tempo.

Un fatto delicato con il quale bisogna fare i conti, considerato che servirà un vicegovernatore ‘forte’ e magari pronto a subentrare a una Santelli in difficoltà appunto per via dei suoi seri malanni fisici.

Ed ecco che, curiosamente, i destini di Abramo e Tallini continuano a incrociarsi con il primo incredibilmente sulla poltrona per cui si sta forsennatamente battendo, in apparenza senza esito, da un paio d’anni e il secondo presidente del consiglio regionale.

Salvo entrambi, quasi fossero don Camillo e Peppone, non si ritrovino a Roma: uno senatore leghista e l’altro onorevole forzista. Il colmo per due che fanno di tutto per dividersi, anche aspramente, e si ritrovano invece sempre uniti.

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