L’economia calabrese potrebbe essere fortemente condizionata dalla guerra in corso, dalle sanzioni imposte dalla Comunità internazionale, in particolar modo per quanto riguarda l’esportazione di merci verso la Russia e l’Ucraina. A lanciare l’allarme è il centro studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne che, in base a una ricerca effettuata sugli impatti economici del conflitto nel settore dell’export italiano – pubblicato oggi dal Sole 24 Ore -, si sofferma in particolare sulla Calabria.
Vibo la più danneggiata
Vibo la più danneggiata
In base ai dati dell’istituto di ricerca, se da un lato i flussi economici nazionali verso Russia e Ucraina non hanno al momento una portata tale da innescare un’immediata spirale negativa (il peso dell’export nazionale verso Russia e Ucraina è pari all’1,9%, il valore del solo Mezzogiorno si attesta all’1% delle esportazioni meridionali), a risaltare è il dato della Calabria che, rispetto alle altre regioni, presenta una percentuale più alta di esportazioni (2,5%) e concentrata per lo più nei macchinari e nelle apparecchiature di impiego generale, per esempio quelle impiegate al sollevamento delle merci e prodotte in Calabria per essere immesse nel mercato ucraino e russo. La provincia di Vibo Valentia è quella che potrebbe subire di più le conseguenze del conflitto bellico perché – secondo lo studio – è il territorio che, con il 95,3%, rappresenta quasi la totalità dei prodotti esportati in Russia e Ucraina.