La prima sezione della Corte di Cassazione ha confermato gli arresti domiciliari per Domenico Creazzo. L’ex consigliere regionale di Fratelli d’Italia, è finito al centro dell’inchiesta “Eyphemos”, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri. L’operazione ha portato all’arresto di 65 persone accusate di essere collegate alle cosche del Reggino.
La Cassazione conferma che Creazzo aveva “stipulato plurimi accordi voti-favori con esponenti di ‘ndrangheta, peraltro con ruolo apicale all’interno della cosca territorialmente dominante, avvalendosi della collaborazione del fratello”. Dall’inchiesta è “emerso come il Creazzo non fosse ispirato da idee politiche nel proprio agire, bensì soltanto dal fine egoistico del raggiungimento del risultato attraverso patti collusivi sia di tipo politico-mafioso, sia di tipo meramente corruttivo”.
La Cassazione conferma che Creazzo aveva “stipulato plurimi accordi voti-favori con esponenti di ‘ndrangheta, peraltro con ruolo apicale all’interno della cosca territorialmente dominante, avvalendosi della collaborazione del fratello”. Dall’inchiesta è “emerso come il Creazzo non fosse ispirato da idee politiche nel proprio agire, bensì soltanto dal fine egoistico del raggiungimento del risultato attraverso patti collusivi sia di tipo politico-mafioso, sia di tipo meramente corruttivo”.
Il blitz della Mobile
Il blitz della Squadra mobile di Reggio Calabria risale a febbraio quando, appena eletto, Creazzo è risultato il primo degli eletti nella lista di Fratelli d’Italia. L’accusa è di scambio elettorale politico-mafioso. Secondo le ricostruzioni l’ex consigliere regionale sarebbe riuscito a vincere le elezioni regionali grazie alla ‘ndrangheta e in particolare a Domenico Laurendi. Sarebbe stato così in grado “di procacciare voti, in cambio di favori e utilità, grazie alle sue aderenze con figure apicali della cosca Alvaro e poi direttamente, al fine di sbaragliare gli avversari politici”.