Un caso di buona sanità arriva dall’ospedale ‘Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme, e a raccontarlo e Igor Colombo, grande appassionato di libri, storia e letteratura, fin da giovanissimo impegnato nell’attività politica, ricoprendo incarichi a livello cittadino, provinciale e regionale.
La testimonianza
La testimonianza
“Attraverso queste righe – scrive Colombo – ho desiderio di raccontare il mio personale calvario fatto di sofferenze fisiche ma anche accompagnato da tanta fede e speranza. Ad inizio estate soffrivo di una tosse che col passare dei giorni si faceva sempre più persistente e violenta tanto da portarmi conati di vomito e rigurgitavo per ogni minima cosa che ingerivo, compresa l’acqua. Per affrontare e risolvere questo mio problema mi sono recato da vari medici specialisti, anche nel loro studio privato, ma le loro terapie improntate al solo fattore tosse, risultavano infruttuose, così come anche quelle di ben tre medici di base cambiati nel giro di pochi mesi”.
“Sono stato anche all’ospedale Pugliese di Catanzaro, giunto in una condizione critica, non avevo più forza neppure per reggermi in piedi ed il colore del mio viso si era fatto ittero. Anche in quell’occasione – spiega il diretto interessato – i medici mi prescrissero terapie sbagliate senza che a nessuno venisse il minimo dubbio sulle mie condizioni di salute”.
“Al reparto di Pneumologia mi hanno salvato la vita”
Colombo prosegue: “Per due mesi sono stato imbottito su prescrizione medica di vari farmaci, quali antibiotici, cortisone, antistaminici e chi più ne ha più ne metta, il tutto durante quelle giornate estive da caldo record. Lascio immaginare come potessi stare. Lunedi 28 agosto ho raggiunto il parossismo delle mie sofferenze e da lì l’intervento del 118 che mi ha prelevato prontamente da casa per portarmi al Giovanni Paolo II di Lamezia Terme. La mia colpa fin lì era stata quella di fidarmi dei medici, anche di quelli che mi avevano prescritto caramelle al miele per combattere la mia situazione. Dopo i primi controlli in Pronto Soccorso sono stato portato nel reparto di Pneumologia e questa è stata la mia salvezza”.
A spiegare i motivi è il diretto interessato: “Vengo visitato dalla dottoressa Luciana Fronda la quale, guardandomi semplicemente negli occhi e rimanendo impressionata dal mio colorito giallastro, mi ordina subito ulteriori esami ed una Tac con mezzo di contrasto. Inizialmente il quadro clinico sospettato dai medici era drammatico e non mi avrebbe lasciato scampo, con una neoplasia andata in metastasi. In attesa dei risultati della Tac lascio immaginare il mio stato d’animo simile a quello di un condannato a morte”.
“Messo inizialmente su una barella di fortuna nel reparto – afferma il paziente – guardavo fuori dalla finestra e mi sembrava di vivere un incubo dal quale prima o poi qualcuno mi avrebbe svegliato. Effettivamente qualcuno in serata mi svegliò. Quella è stata la dottoressa Luciana Fronda che, entrando col sorriso nel mia stanza, mi comunicava l’esito della Tac con una situazione un attimino diversa da quella sospettata poche ore della stessa équipe medica: un ispessimento al sigma a sinistra che però purtroppo aveva provocato lesione al fegato, dunque niente metastasi. Quell’ispessimento poi dall’esame istologico è risultato essere un adenocarcinoma”.
Medici e infermieri “altamente preparati”
“Fino al 13 settembre – spiega ancora Colombo – sono rimasto in Pneumologia, trovando un reparto fatto di medici e personale infermieristico e Oss altamente preparato e che cura gli ammalati oltre che con le medicine anche con tanto amore e dolcezza portati dagli operatori sanitari al capezzale dei pazienti. Identica cosa riscontrata nel reparto di Oncologia dove sono stato ricoverato dalla sera del 13 settembre fino alle dimissioni di giorno 3 ottobre. Ho vissuto 37 giorni di ricovero ospedaliero tra atroci sofferenze del corpo, speranze e preghiere. Mi sono affidato alle cure del primario del reparto, dottoressa Pina Molinaro e degli altri medici, tutti bravi e competenti. Ora per me inizia il momento per combattere contro un nemico infame che silente invade il corpo e vive da parassita succhiando vita e forze”.
Colombo ci tiene a precisare: “Ho voluto rendere pubblica anche attraverso gli organi di stampa questo mio calvario per affermare che nel nostro ospedale di Lamezia Terme non tutto è negativo, perché si salvano anche vite umane. La mia è stata salvata dalla dottoressa Luciana Fronda, divenuta il mio angelo. Non oso infatti immaginare se al posto suo avessi trovato chissà un altro medico superficiale e che mi avrebbe dimesso immediatamente. La mia vita è ora nelle mani di Dio in primis e poi dei medici”.
L’appello alla politica
“Il mio ultimo pensiero – afferma Colombo – è incentrato sullo sfondo politico relativamente alla richiesta che da cittadino e malato oncologico calabrese che vuole curarsi nella propria terra senza esser costretto ad emigrare al nord, vorrebbe fare al commissario ad acta alla sanità, Roberto Occhiuto, affinché nel ruolo che ricopre, presti la massima attenzione verso l’ospedale di Lamezia Terme, da troppi anni bistrattato e depotenziato. Questo perché in questo nosocomio ci sono reparti che, nonostante tutte le difficoltà oggettive , funzionano con bravi e preparati medici. che salvano vite umane. Al Giovanni Paolo II mi hanno salvato la vita”.
“Grazie a tutti i medici, infermieri ed Oss dei reparti di Pneumologia e Oncologia. Grazie a tutta la città di Lamezia Terme che si è stretta intorno a me e per me hanno pregato e continuano a farlo. Un grazie a tutti gli amici ed infine un ringraziamento alla mia famiglia: a mia madre, zia Anna, zio Sesto, zio Vincenzo ed ai miei cugini Marco e Stefania”, conclude Colombo.