di Sergio Pelaia – «Nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio o a una Giunta regionale e ad una delle Camere del Parlamento». Ciò che dispone l’articolo 122 della Costituzione lo sa bene, suo malgrado, Domenico Giannetta, che a maggio 2020 si dimise dalla Camera dei deputati per scegliere quello stesso seggio da consigliere regionale che non è riuscito a confermare nelle elezioni di domenica e lunedì scorse. Ma lo sanno bene soprattutto i fratelli Pino e Tonino Gentile da Cosenza che dalle due circostanze – le incompatibilità previste dalla legge fondamentale del nostro Paese e le recenti elezioni regionali calabresi – traggono il massimo profitto per dimostrare, se mai ce ne fosse bisogno, che loro sono tornati, o meglio che non se ne sono mai andati.
Abramo “zero tituli”
Abramo “zero tituli”
Tutt’altro risultato hanno ottenuto i big della destra catanzarese che, tra giochi di strategia e calcoli cervellotici, segnano evidentemente il passo rispetto ai ras cosentini della loro stessa parte politica. Il voto della Calabria, oltre alla stravittoria del cosentino Roberto Occhiuto, ha consegnato infatti una marginalizzazione del capoluogo di provincia che esprimerà un solo rappresentante nel nuovo consiglio regionale (leggi qui). Si tratta del leghista Filippo Mancuso, che pur non godendo più dell’appoggio del sindaco di Catanzaro Sergio Abramo è stato il candidato più votato in città. L’aspirante consigliere appoggiato dal sindaco, Frank Mario Santacroce, è invece rimasto fuori dall’Astronave e così il passaggio tattico, alla vigilia delle elezioni, del primo cittadino a Coraggio Italia si è tradotto per ora in uno “zero tituli” che potrebbe essere alleviato da un eventuale, ma al momento lontano, “riconoscimento” nello scacchiere del potere regionale.
La sconfitta di Parente e i giochi di Tallini
In attesa della composizione della giunta Occhiuto, è un fatto che la batosta l’abbia presa anche un altro big del centrodestra del capoluogo, Claudio Parente, la cui figlia Silvia non è stata eletta pur essendo quotata nei pronostici, mentre l’introduzione della doppia preferenza ha giovato a Valeria Fedele. Originaria di Maida e residente a Lamezia, la dg della Provincia di Catanzaro è riuscita nell’impresa di entrare a Palazzo Campanella tra le fila di Forza Italia e i maligni già sostengono che ce l’abbia fatta grazie al sostegno, tra gli altri, di quel Mimmo Tallini non ricandidato e che secondo qualcuno avrebbe dovuto sostenere un catanzarese diverso da se stesso, ovvero Antonello Talerico, presidente dell’Ordine degli avvocati rimasto fuori dal novero degli eletti.
Doppio e triplo incasso per i Gentile
Il risultato di tanta arguzia strategica è evidentemente la marginalizzazione politica di Catanzaro. Intanto per gli immarcescibili Gentile il risultato è doppio, se non triplo. È infatti noto che in ossequio alle disposizioni costituzionali sull’incompatibilità Occhiuto dovrà a breve dimettersi dalla Camera e che al suo posto diventerà deputato Andrea Gentile, figlio del già sottosegretario Tonino, circostanza che va a rinsaldare l’accordo cosentino bifamiliare con gli Occhiuto. Se ciò non bastasse tra le 6 donne elette in consiglio regionale c’è Katya Gentile, figlia di Pino, affiancata in maggioranza dalla leghista Simona Loizzo, considerata vicina alle posizioni di Tonino Gentile. Il capolavoro di Cosenza ha dunque nomi e cognomi, così come la disfatta di Catanzaro.