Inizieranno domani gli interrogatori di garanzia per 11 dei 19 indagati coinvolti nell’inchiesta della Dda di Catanzaro “Farmabusiness” che ha svelato gli intrecci tra mafia e politica infliggendo un duro colpo alla cosa di Cutro Grande Aracri. Si difenderanno davanti al gip Giulia De Gregorio, solo coloro che sono stati sottoposti alla misura cautelare in carcere: Santo Castagnino, Giuseppe Ciampà, Elisabetta Grande Aracri, Salvatore Grande Aracri, 34 anni, di Cutro; Salvatore Grande Aracri, 41, di Brescello; Gaetano Le Rose, Giuseppina Mauro, Pancrazio Opipari, Francesco Salvatore Romano, Domenico Scozzafava e Leonardo Villirillo, 53, di Crotone. Mentre sono ancora da fissare gli interrogatori per coloro nei confronti dei quali sono stati disposti gli arresti domiciliari.
Il business delle biomasse e l’incontro con i russi
Il business delle biomasse e l’incontro con i russi
La cosca Grande Aracri di Cutro voleva entrare in società con alcuni imprenditori russi per entrare nel business delle biomasse. E’ quanto emerge dagli atti dell’inchiesta della Dda di Catanzaro che ieri ha portato all’arresto di 19 persone, tra le quali il presidente del consiglio regionali della Calabria Mimmo Tallini; inchiesta che verte proprio sui nuovi affari, come quello del commercio di farmaci, che l’organizzazione criminale aveva intrapreso negli anni anche per riciclare il denaro proveniente dai traffici illeciti e allo stesso tempo per assumere un profilo apparentemente pulito e non attirare l’attenzione degli inquirenti.
Ai Grande Aracri, e nello specifico a due nipoti diretti del boss Nicolino Grande Aracri, fanno capo infatti alcune società attive nel trasporto di cippato, la materia legnosa utilizzata per produrre energia nei vari impianti di biomasse presenti nel crotonese, come quelli di Cutro e Strongoli. Da una conversazione intercettata nell’abitazione di Nicolino Grande Aracri che risale al 2012 gli inquirenti apprendono che il boss aveva convocato una riunione con alcuni imprenditori provenienti dalla Russia. “incontro – riportano gli atti – che verteva sulla possibilità di innestarsi nel commercio di cippato attraverso la nascita e la fusione di due società, una in Italia e l’altra in Russia, in grado di curare l’import export via mare del predetto combustibile, di determinare i prezzi di acquisto e vendita, di sfruttare il sistema illecito delle false fatturazioni per conseguire ancora più ingenti profitti, di eludere investigazioni tributarie e di polizia giudiziaria, nonché di adottare stratagemmi idonei a trasferire capitali illeciti all’estero riciclandoli e farli così rientrare in Italia”.
Poco tempo dopo quella riunione con i russi, in occasione di una perquisizione nell’abitazione di Nicolino Grande Aracri furono ritrovati documenti commerciali relativi al cippato, qualità e prezzo, nonché informazioni sulle distanze tra il luogo di produzione e i porti di destinazione Arkhagelsk e San Pietroburgo.
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