I mantra dei 4 candidati: il brand, l’eccellenza, il riscatto e la crociata contro Roma

Politica e comunicazione, ecco i messaggi e gli slogan che gli aspiranti presidenti hanno usato di più nella campagna elettorale per le Regionali
Regionali Calabria candidati

di Sergio Pelaia – L’analisi della comunicazione politica utilizzata per le Regionali calabresi non può prescindere dalle novità introdotte dalla pandemia. La prima campagna elettorale dell’era Covid ha segnato finalmente il ritorno delle persone in piazza, ma ha consolidato anche l’uso massiccio di strumenti finora marginali come le dirette social, i webinar e i collegamenti live. Pur non avvicinandosi alle adunate del passato, le piazze sono state in certi casi parecchio affollate per alcuni leader nazionali: su tutti ha stupito l’accoglienza riservata dai calabresi (e dalle calabresi) a Giuseppe Conte, ma anche Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno avuto le loro soddisfazioni. Guardando ai contenuti, però, una cosa va segnalata subito per rendere onore alla memoria di una donna come Jole Santelli: nessuno, a partire dagli esponenti di Forza Italia per arrivare a Conte, ha rispettato la volontà delle sue sorelle che, a giugno, avevano chiesto pubblicamente che il suo nome non fosse “utilizzato strumentalmente per tornaconto elettorale”.

Occhiuto e l’ossessione del “brand”

Occhiuto e l’ossessione del “brand”

Nonostante le opportunità delle nuove tecnologie un leader come Silvio Berlusconi ha scelto, certamente non a caso, di aprire e chiudere la campagna elettorale di Roberto Occhiuto con telefonate classiche e senza collegamenti video. Oltre ai contributi dei big nazionali, che non sono mancati, il candidato del centrodestra ha insistito molto su alcuni messaggi chiave come quello che ha utilizzato per slogan, “la Calabria che l’Italia non si aspetta”, ma soprattutto sull’idea della calabresità come “timbro di qualità” e non più come marchio negativo. Si è sempre presentato come il nuovo, quasi come se la sua parte politica non avesse mai governato la Calabria e questo, al pari di un’operazione di ringiovanimento delle liste criticata per il reclutamento di figlie e mogli di storici ras locali, gli ha portato diversi attacchi come quello sugli “applausi” ai tagli agli ospedali operati ai tempi di Peppe Scopelliti. Si è sempre mostrato moderato e ha attaccato poco gli avversari, consapevole del fatto che essendo dato in vantaggio avrebbe potuto fare più danni che altro. Ha abusato della retorica del “brand” anche quando parlava di cultura e non di marketing e ha tradito una concezione iperliberista nel discutere di lavoro.

Il mantra della scienziata che “cura” i calabresi

Al pari di Occhiuto, anche la candidata del centrosinistra Amalia Bruni ha potuto contare sull’apporto di spin doctor messi a disposizione dai partiti nazionali. Gli hanno suggerito di puntare tutto sulla sua figura di medico, anzi di scienziata, e lei non ha fatto che ripetere di volersi mettere in gioco per “curare” il popolo calabrese come ha già fatto con “migliaia di pazienti” del suo Centro di neurogenetica. La retorica dell’eccellenza e della competenza è stata insomma il suo mantra, così come l’ostentazione della distanza dalla “vecchia” classe politica, attirandosi per questo parecchie critiche dall’esterno e anche dall’interno, perché tutti sanno che a quella vituperata categoria appartengono molti big di alcuni dei partiti che la sostengono. È apparsa a volte nervosa, come nel caso dello scontro con Jasmine Cristallo a “Votantonio” in diretta sulla pagina di Calabria 7, mentre invece l’ha resa raggiante l’appoggio diretto di un leader come Conte che certamente ha giovato alla sua immagine molto più del compassato Enrico Letta. Non le è mancato il piglio combattivo, forse avrebbe potuto volare più alto nella dialettica politica.

Dema senza bandana ma con lo zainetto

Nessuno sponsor nazionale, invece, per Luigi de Magistris. A dargli manforte sono scesi in Calabria Nicola Fratoianni di Sinistra italiana e il testimone di giustizia Pino Masciari, ma è proprio su questo distacco dalla politica tradizionale che l’ex pm ha basato la sua campagna elettorale. La retorica del “riscatto” contrapposto al “ricatto”, così come l’uso ripetuto della formula del referendum tra “noi” e “loro”, tra buoni e cattivi, gli ha consentito di presentarsi come unica alternativa al “sistema” incarnato dagli altri candidati. La condanna di Domenico Lucano è stata certamente una mazzata ma lui non ha mollato l’ex sindaco di Riace, anzi ha provato a volgere la vicenda giudiziaria a favore della sua coalizione e in queste operazioni è molto abile. Ha riposto la bandana napoletana per indossare uno zainetto che è diventato il suo simbolo e ha fatto davvero parecchi km arrivando in ogni angolo della Calabria, ma allo stesso tempo ha dato la sensazione di voler imbarcare più istanze e movimenti possibile – tra un pugno chiuso e un “né di destra né di sinistra” – per portare sempre e solo acqua al suo mulino.

Mario contro Roma

Niente big di partito neanche per Mario Oliverio, l’ex presidente scaricato dal Pd e sceso in campo con una lista per prendersi la sua rivincita. La sfida lo ha probabilmente ringalluzzito perché è apparso molto meno stanco e legato ai vecchi rituali di quanto non sembrasse quando era governatore. Libero da doveri istituzionali e strategie correntizie, Oliverio ha incentrato il suo messaggio sul “colonialismo” di Roma che, dalla politica alla sanità, ha commissariato interi settori della vita democratica della Calabria. La sua è stata una vera e propria crociata contro questa “deriva” e probabilmente è stato il candidato che ha più usato le armi della dialettica politica calibrando argomenti e messaggi con consumata maestria. È apparso evidente, però, sia lo scarso tempismo della sua battaglia – in molti pensano che lo scatto autonomista avrebbe dovuto farlo non ora ma a gennaio 2020 da governatore uscente – sia lo sguardo eccessivamente rivolto al passato. Per uno che è stato per 14 anni deputato pare un po’ un controsenso arrivare a fine carriera e prendersela con Roma, ma chi lo ha scaricato dovrà probabilmente fare ancora i conti con la sua determinazione.

© Riproduzione riservata

TI POTREBBE INTERESSARE
"Da quanto ci è stato riferito - fa sapere il sindacato - sulla carta è tutto fatto è c’è pure una responsabile ma nella realtà nulla si è mosso in questo ultimo anno"
Uno degli ultimi episodi si è verificato a Serra San Bruno. Il sindaco Barillari: "Prestare la massima attenzione"
La situazione è confermata dalle segnalazioni su Downdetector, che mostrano un’impennata a partire dalle 16
Nel mirino di quasi tutto il consiglio comunale di Catanzaro finiscono... i giornalisti. Intanto sul fronte delle indagini sono in arrivo i primi arresti
Per lui sono stati inutili i soccorsi prestati dal personale del 118. Sul posto i carabinieri per i rilievi del caso
I due atenei uniscono le forze. I posti previsti sono 84, ai quali si potrà accedere dopo aver superato i tradizionali test
In risposta agli aggressori, i giovani avrebbero reagito lanciando delle uova
Nei giorni scorsi, la ragazzina si era rivolta a una struttura sanitaria poiché lamentava un persistente dolore a una gamba
RUBRICHE

Testata giornalistica registrata al Tribunale di Catanzaro n.1 del Registro Stampa del 7/02/2019.

Direttore Responsabile Mimmo Famularo
Caporedattore Gabriella Passariello

Calabria7 S.r.l. | P.Iva 03674010792

2024 © All rights reserved