Novità, commenti e iniziative si susseguono, nelle ore che lentamente scandiscono il cinquantenario dall’inizio della “Rivolta di Reggio” del 1970.
In un comunicato, l’eurodeputato della Lega Vincenzo Sofo evidenzia che i Moti rappresentarono «forse la più grande rivolta popolare della storia repubblicana italiana», ma al contempo «le mille promesse di sviluppo fatte dallo Stato al Sud per placarne il malessere per la condizione d’abbandono in cui versava sono state disattese. Cinquant’anni dopo i Moti di Reggio, il Sud è messo peggio di prima. Il Sud merita quello sviluppo e lo Stato deve muoversi a darglielo perchè questa terra da sola non ce la fa più».
In un comunicato, l’eurodeputato della Lega Vincenzo Sofo evidenzia che i Moti rappresentarono «forse la più grande rivolta popolare della storia repubblicana italiana», ma al contempo «le mille promesse di sviluppo fatte dallo Stato al Sud per placarne il malessere per la condizione d’abbandono in cui versava sono state disattese. Cinquant’anni dopo i Moti di Reggio, il Sud è messo peggio di prima. Il Sud merita quello sviluppo e lo Stato deve muoversi a darglielo perchè questa terra da sola non ce la fa più».
Così, il seguace di Matteo Salvini chiede al ministro per il Mezzogiorno Peppe Provenzano di fare «meno passerelle» e iniziare, piuttosto, a «proporre un piano di rilancio concreto». Il nodo della possibile svolta? Che il Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, nell’àmbito delle trattative per il Recovery Fund, «concordi l’utilizzo delle risorse per la realizzazione delle infrastrutture nel Mezzogiorno, a partire da quelle previste nel TEN-T»: fuori dalle righe, si legga “Ponte sullo Stretto”.
Per parte sua, il coordinatore metropolitano di Forza Italia giovani Federico Milia parte con un motto: «Vogliamo giustizia», affermando che questo potrebbe essere «il riassunto migliore che si potesse fare, anche se parliamo di 150 anni di soprusi perpetrati ad un intero popolo come quello reggino».
Stando a Milia almeno, «i Moti del ’70 sono stati la più grande rivolta popolare della storia repubblicana» oltre che «una delle pagine più belle e allo stesso tempo tristi di questo Paese»; e questo perché la rabbia, la frustrazione e la voglia di riscatto non sono scaturiti da un momento all’altro ma covavano dentro la nostra gente dopo decenni di abbandono assoluto da parte dello Stato», con mancate promesse d’infrastrutture e di sviluppo a fare da corollario allo scippo dell’orgoglio del capoluogo: «Se si dovesse guardarla da un punto di vista politico è stato l’ennesimo abuso, se dobbiamo guardarla da un punto di vista di sentimento però non è così, anzi è la dimostrazione che nonostante i continui scippi e soprusi c’è ancora la voglia di riscatto e la voglia di lottare, sempre da soli», scanditi da «lotta coraggio e virtù di un intero popolo» che si sarebbero stagliate in riva allo Stretto mezzo secolo fa.
E se varie iniziative costellano l’appuntamento del cinquantenario dal “Rapporto alla città” dell’allora sindaco Pietro Battaglia, adesso nasce l’idea di trasformare i “Fatti” in una graphic novel, anzi in un fumetto. «Raccontare attraverso un fumetto quei momenti nasce dalla necessità di restituire ai giovani e ai meno giovani un pezzo di storia “dimenticata”, affinché questa non si dissolva nel nulla, o peggio subisca camaleontiche interpretazioni, che allontanano sempre di più dalla realtà dei fatti».
Il progetto editoriale 1970. I moti di Reggio Calabria. La storia a fumetti, realizzato da Antonella Postorino (sceneggiatura) e Marco Barone (illustrazioni) per i tipi di Laruffa Editore sarà presentato in anteprima alle 18 di domani – mercoledì 15 luglio – alla Sala conferenze del Museo del Bergamotto di via Filippini. L’incontro reggino fungerà anche da «occasione per un confronto libero e aperto alle testimonianze di chi, in quei giorni, s’è battuto per difendere il diritto di confermare Reggio capoluogo della Regione Calabria».