di Nico De Luca – Per dare il senso dei fatti e dei personaggi occorre partire da lei. Si chiama Irene Gaeta, è una discepola di Padre Pio con cui parla, riceve messaggi ed ‘interagisce’ fin da quando era poco più che una giovinetta. Ora ha 82 anni ma solo per chi conosce la vera età anagrafica: tutti gli altri le danno qualche lustro di meno per la grande energia, l’entusiasmo, la forza ed il carisma di cui è capace
Chi è Irene Gaeta
Chi è Irene Gaeta
Devotissima e molto vicina alla Chiesa, già a nove anni Irene ebbe la prima apparizione del fraticello di Pietrelcina. Era il 18 giugno del ’46 ma solo all’età di 20 anni, vedendo una foto su un quotidiano, riuscì a sapere chi fosse. Capì così che non si trattava di uno spirito defunto, ma di una persona ancora viva, un cosiddetto caso di bilocazione. Da allora il futuro santo che si venera a S. Giovanni Rotondo entra prepotentemente nella sua vita, con una serie di messaggi diretti e di incredibili episodi. Irene diventa una stilista di alta moda a Roma, entra in contatto con molta gente altolocata cui riesce a far comprendere la grandezza di Dio ma soprattutto comincia a realizzare alcune missioni che Padre Pio le affida: la ristrutturazione della cripta e la collocazione della prima statua di Padre Pio a Roma presso la Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù agonizzante a Roma (quartiere Vitinia), la realizzazione della Casa di Accoglienza per l’Uomo a Vitinia e prossimamente anche in Sicilia (Ferla), la casa del Nido Padre Pio (Argentina), e poi aiuti in Eritrea, Sri Lanka, Piemonte, Sestriere, la fondazione ‘I discepoli di Padre Pio’.
Fabrizio e Giovanni conoscono Irene
Irene ha sposato (“con l’autorizzazione di Padre Pio” ci tiene a dirlo sempre) il calabrese più bello, suo marito Domenico, mancato nel 2006. Negli ultimi tempi però, durante il suo girovagare per il mondo e per l’Italia nel nome e per il nome di Dio e di Padre Pio, ha incrociato altri figli di questa regione. Dopo averla conosciuta, due di loro hanno registrato incredibili fatti capaci di segnare positivamente l’intera vita.
Fabrizio è un giovane marito di Cosenza, che a fine ottobre 2015 ha scoperto di essere affetto da leucemia linfoblastica acuta. Ad agosto 2016, mentre lui era ricoverato a Tor Vergata, la moglie ha conosciuto Irene a Roma, presso la casa di Accoglienza. “Tuo marito guarirà” le disse. Poi un mese dopo, mentre la coppia si accingeva a raggiungere Milano per il trapianto, aggiunse “Non fate alcuna operazione: Padre Pio lo guarirà senza trapianto”. Il protocollo era già avanzato, la donatrice pronta e compatibile per cui malgrado la fede Fabrizio fece il trapianto nel gennaio 2017. Per due anni il problema sembrava risolto. Ma il primo marzo 2019, mentre la stessa Irene divenuta amica era ospite a casa, arriva la telefonata terribile: da Milano per controllo di routine Fabrizio annunciava la ricomparsa della malattia ed una sentenza da togliere il respiro: tre settimane di vita! Irene scattò: “E’ un terremoto senza danni, Fabrizio non morirà!”. Dopo una quindicina di giorni le analisi confermavano che la malattia non era andata avanti. Oggi la situazione è in fase di monitoraggio ma attualmente il giovane cosentino sta meglio e non prende farmaci.
Giovanni è un ragazzino catanzarese affetto da Sarcoma di Ewing ad una costola, un tumore osseo raro quanto aggressivo. Il giorno prima del secondo ciclo di chemio lui e la famiglia incontrano Irene allo stadio Ceravolo, per un’amichevole di beneficenza in favore della struttura di Drapia. Lei gli mette il crocifisso del Santo addosso. Nelle seguenti settimane, a metà del secondo ciclo di chemio, Irene chiama i genitori dicendo di fermare tutto perché il ragazzo era guarito. La Tac conferma. Secondo protocollo a questo punto si deve togliere la costola. Ma Irene implora di non farlo: il Santo di S. Giovanni Rotondo le ha comunicato un rigetto fatale in caso di trapianto. La famiglia di Giovanni a questo punto si ferma, anche perché nel frattempo la chemio, pur pesante, non ha avuto alcun effetto sul ragazzino che non ha perso alcun capello, sempre avuto appetito e valori normali. A fine maggio i prossimi controlli daranno ulteriori chiarimenti su questo caso straordinario.
“Io non ho fatto niente – replica candidamente Irene, nata a Lanciano nel 1937 – io sono come la voce che grida nel deserto. Ho solo pregato e presentato al Signore la preghiera per questo ragazzo che ci ha messo la sua fede ed oggi Fabrizio è qui con noi. Giovanni l’ho visto con la stampella. Gli ho detto istintivamente di non fare nulla – dice – e così hanno fatto. Il Signore è intervenuto e la loro fede ha fatto il resto.E’ Lui che agisce ed opera. le parole mi vengono da sole: io mi rivolgo anzitutto all’Eterno Padre, poi a Gesù, quindi alla Madonna e poi a Padre Pio”.
Il progetto di Padre Pio a Drapia
In una delle sue tante apparizioni ad Irene, Padre Pio le disse di realizzare in Calabria “un ospedale pediatrico, un centro di ricerca ed un villaggio per i sofferenti”. Il 28 maggio 2018 è stata posta la prima pietra. Tutto verrà realizzato con la pietra arenaria di Mendicino (CS).
Dal sito www.idiscepolidipadrepio.it: “ Nel 2006 (…) davanti all’enormità del progetto, cerco di respingere la richiesta, ma Padre Pio mi dice con forza: “Lo devi fare!” e mi indica il luogo. (…) “Figlia mia, bisogna fare qualcosa per questa terra per ridare speranza, lavoro e assistenza a tanta gente, se non si fa niente nasceranno sempre più sterpi e delinquenti!”
Sostenuta dall’Associazione ‘I Discepoli di Padre Pio” contatto il Vescovo Mons. Domenico Cortese e le autorità locali, vado in Calabria, trovo il posto e mi impegno ad acquistare il terreno di 16,700 ettari. Scopro che nelle vicinanze del terreno, Gesù sarebbe apparso nel 1982, diciotto volte, presentandosi come “Re dei Re”. E poco lontano, in un altro terreno donato dai coniugi Vallone, sorgerà una struttura per anziani, disabili ed ex carcerati. Quando la conclusione della cittadella? Entro giugno la copertura. Poi dipenderà molto dalle economie che si disporranno. Entro il 2019 sarà pronta la prima casa d’accoglienza.
Il viaggio recente in Calabria
A lei piacciono le cose umili e modeste. Ma non ha dubbi nel definire “grande grande” il progetto della Calabria, in quel di Drapia. Intanto la sua vita procede instancabilmente fra viaggi di evangelizzazione in tutta Italia ed in tutto il mondo.
Nelle ultime settimane tante visite in Calabria: una tra le più importanti con l’arcivescovo di Catanzaro–Squillace Vincenzo Bertolone, in qualità di presidente della CEI Calabria, curiosissimo di sapere perché ancora piuttosto a corto di informazioni sulle attività dei Discepoli di Padre Pio nella regione. A settembre-ottobre è in programma la Conferenza Episcopale da dove potrebbe scaturire qualche altra buona notizia per tutti i fedeli di San Pio. Irene ha inoltre trascorso poi tanti giorni a Cosenza, nelle scuole dove ha incontrato circa 9000 ragazzi cui ha donato i rosari benedetti.
Anche qui ha incontrato le parrocchie e più volte l’arcivescovo di Cosenza-Bisignano Francescantonio Nolè ed il vescovo della diocesi di S.Marco-Scalea Leonardo Bonanno. Di particolare intensità la visita all’interno del carcere di Locri dove i detenuti hanno voluto abbracciare sia lei che le reliquie del santo, viaggio che le ha consentito di conoscere mons. Francesco Oliva, vescovo della diocesi di Locri-Gerace. Nell’ultima decade di maggio la Discepola di Padre Pio sarò di nuovo in Calabria per continuare la diffusione del messggio di fraternità e operosa carità cristiana nella Chiesa e fra i sofferenti della regione.
redazione Calabria7