I Quartieri, Serrao: “Catanzaro è una città morta”

“Come in tutte le scelte, quelle ormai divenute cervellotiche, quelle che sono la caratteristica di questa Amministrazione comunale, il caso “Corso Mazzini” non si racchiude e non si esaurisce solo nell’arredo urbano, fatto di vasi(ni) e di paletti. C’è molto di più. Esiste la misurata certezza che si continua a fare male a questa città, nell’assoluta arroganza, ma soprattutto nell’assoluta sordità. A poco servono le prese di posizione volte a risvegliare il senso del dubbio, quello che è sempre elemento di riflessione, sia pure postuma e di responsabilità dell’azione politica ed amministrativa dei governanti (?) A poco servono le petizioni dei cittadini, quando ci si scontra con un muro di gomma.”

Lo afferma in una nota Alfredo Serrao, Presidente dell’associazione “I Quartieri”.

Lo afferma in una nota Alfredo Serrao, Presidente dell’associazione “I Quartieri”.

“A poco servono le sedute itineranti delle commissioni consiliari, in visita alla funicolare – anche questa da tempo deceduta – quando è un intero pezzo della città – il centro storico – ad essere morto. Una morte che assume il valore della strage, perché ha falcidiato residenti, attività economiche ed ogni barlume di rinascita, che non può essere ristretto temporalmente a qualche sagra, oppure allo scimmiottamento di eventi a tema, che in altre città hanno una tradizione, uno studio ed una prospettiva. Il centro storico di Catanzaro è una zona morta. Catanzaro è una città morta.

Morta perché chi governa l’ha fatta morire ed oggi sta consumando, ormai senza remore, un funerale freddo ed innaturale. Freddo come sono i palini di ghisa ed i vasi funerari. Freddo perché non ci saranno fiori, anche quelli appassiranno – se messi nei vasi – o magari saranno preda delle erbacce barbariche che colorano la città. Ma, pur mettendo da parte i rilievi e l’ironia – c’è rimasta solo quella! – resta il dato certo che il commercio è morto su Corso Mazzini e che la peste sta dilagando anche su Piazza Roma, dove i commercianti – i sopravvissuti – oggi per le scelte che si stanno operando, dove i vicoli saranno le vie di transito principali, sono pronti ad abbassare le serrande, facendo morire quel poco che resiste e resisteva in questo scorcio di città.

E’ questa la fredda verità, quella che il sindaco Abramo dovrebbe mettere nell’agenda del suo governo. Cioè farci capire se dobbiamo rassegnarci a un “cimitero pubblico diffuso”, dove le vittime ignote e le loro tombe, sono state già dimenticate… al pari della dignità di una città.”

Redazione Calabria 7

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