I “White collar”: le aste pilotate dai colletti bianchi

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“White collar”, i colletti bianchi della corruzione, scoperti dalla Guardia di Finanza di Corigliano Rossano che ha portato a 16 misure cautelari.

La rete dei White collar

La rete dei White collar

Per le Fiamme gialle e la Procura di Castrovillari i “White collar” erano un gruppo capace di irregolarità compiute da professionisti delegati e curatori fallimentari nelle procedure di vendite giudiziarie immobiliari presso il locale Tribunale.

Le indagini hanno accertato, dunque, l’esistenza di una strutturata associazione per delinquere, operante dal 2017, dedita all’illecita ingerenza nelle vendite giudiziarie immobiliari, con l’obiettivo di indirizzare l’esito delle aste e di assegnare i beni ai clienti del gruppo criminale, che si rivolgevano ad esso sia perché direttamente contattati dagli stessi membri del sodalizio, sia spontaneamente per il “grado reputazionale” acquisito nel contesto territoriale.

Le misure cautelari

In carcere sono finiti: Giuseppe Andrea Zangaro, Giorgio Alfonso Le Pera, Carmine Placonà, Alfonso Cesare Petrone, Luisa Faillace, Giovanni Romano, Carlo Cardile, Carlo Plastina e Antonio Guarino. Ai domiciliari invece sono stati assegnati: Francesca De Simone, Antonio Aspirante, Vincenzo Anania, Patrizia Stella, Alfredo Romanello, Luigina Maria Caruso e Rocco Guarino.

Dissuadere gli interessati

L’organizzazione ha acquisito informazioni riservate sulle procedure e, più specificatamente, sui possibili partecipanti, oltre che per “accomodare” l’esito delle aste, anche attraverso forme di dissuasione rivolte verso altri potenziali concorrenti.

Il sodalizio criminale è diventato centro di raccolta delle informazioni sui soggetti interessati all’acquisto, anche sotto la forma di “cartello collusivo aperto”, e gestiva le informazioni al fine di condizionare la partecipazione alle aste.

Zangaro il capo dei White collar

A capo dell’organizzazione Giuseppe Andrea Zangaro, coriglianese, dipendente della Pubblica amministrazione e in servizio presso l’Ufficio del Giudice di Pace di Corigliano, al quale sono stati contestati i reati di truffa aggravata e false attestazioni o certificazioni.

Zangaro impartiva ordini per procacciare i potenziali clienti. Il dipendente era anche solito lasciare sguarnito il proprio posto di lavoro

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