Iacopino replica a C7: “La Camera Penale di Catanzaro non conduce battaglie personali”

Il presidente dei penalisti catanzaresi risponde alle nostro osservazioni. Il direttore Famularo: "Ad altri piacciono veline, noi facciamo giornalismo"

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la nota firmata dal presidente della Camera Penale di Catanzaro, Francesco Iacopino

Gentile Direttore,
ho letto con molto interesse il pezzo che Lei ha pubblicato sul Suo quotidiano, dal titolo «il ‘metodo’ Gratteri funziona ma alla Camera Penale non piace: “A Catanzaro troppi maxi processi e pochi giudici”». Ricevuta la nota del Direttivo della Camera penale, già diversamente titolata “l’allarme dei penalisti: a Catanzaro troppi ‘maxi’ e pochi giudici. Libertà a rischio. Urge una nuova sezione”, Lei ha deciso di non pubblicarla per intero, ma di filtrare il testo attraverso la lente della Sua libera interpretazione. In tal modo, ha voluto veicolare sin dal titolo un sillogismo allusivo che non appartiene alla linea politica della camera penale: premessa maggiore: il procuratore Gratteri è PER la legalità; premessa minore: la camera penale è CONTRO il procuratore Gratteri; conclusioni: la camera penale è CONTRO la legalità. Mi dispiace deluderla, ma la camera penale non è contro nessuno e non conduce battaglie “personali”, ma si batte PER la tutela dei diritti e delle libertà individuali, come ho già avuto modo di ribadire nella mia intervista del 20 luglio scorso, diffusa anche dal Suo quotidiano. È compito dell’avvocatura territoriale segnalare le criticità di sistema, là dove rileva un inceppamento della macchina distrettuale della giustizia, in linea con la politica nazionale delle camere penali, ed è per tale ragione che, nel rispetto del dovere di informazione, La invito a pubblicare il testo integrale del direttivo della camera penale, sicuro che anche Lei, come me, ripone fiducia nella capacità dei Suoi lettori di saper scorrere quella nota e di poterne ricavare un “personale” convincimento in piena autonomia. La ringrazio”.

Gentile Direttore,
ho letto con molto interesse il pezzo che Lei ha pubblicato sul Suo quotidiano, dal titolo «il ‘metodo’ Gratteri funziona ma alla Camera Penale non piace: “A Catanzaro troppi maxi processi e pochi giudici”». Ricevuta la nota del Direttivo della Camera penale, già diversamente titolata “l’allarme dei penalisti: a Catanzaro troppi ‘maxi’ e pochi giudici. Libertà a rischio. Urge una nuova sezione”, Lei ha deciso di non pubblicarla per intero, ma di filtrare il testo attraverso la lente della Sua libera interpretazione. In tal modo, ha voluto veicolare sin dal titolo un sillogismo allusivo che non appartiene alla linea politica della camera penale: premessa maggiore: il procuratore Gratteri è PER la legalità; premessa minore: la camera penale è CONTRO il procuratore Gratteri; conclusioni: la camera penale è CONTRO la legalità. Mi dispiace deluderla, ma la camera penale non è contro nessuno e non conduce battaglie “personali”, ma si batte PER la tutela dei diritti e delle libertà individuali, come ho già avuto modo di ribadire nella mia intervista del 20 luglio scorso, diffusa anche dal Suo quotidiano. È compito dell’avvocatura territoriale segnalare le criticità di sistema, là dove rileva un inceppamento della macchina distrettuale della giustizia, in linea con la politica nazionale delle camere penali, ed è per tale ragione che, nel rispetto del dovere di informazione, La invito a pubblicare il testo integrale del direttivo della camera penale, sicuro che anche Lei, come me, ripone fiducia nella capacità dei Suoi lettori di saper scorrere quella nota e di poterne ricavare un “personale” convincimento in piena autonomia. La ringrazio”.

La controreplica del direttore Famularo

“Fin qui la replica dell’avvocato Francesco Iacopino al quale, in qualità di direttore responsabile di Calabria7, mi limito solo a ribadire alcuni concetti: non siamo un servizio pubblico, non percepiamo un solo euro dallo Stato e siamo quindi un giornale libero. Non abbiamo “cestinato” il suo comunicato stampa perché ritenuto, al netto di qualche inesattezza e di un paio di omissioni, interessante trovando ampissimo spazio nell’articolo. Ai vostri spunti di riflessione abbiamo aggiunto i nostri con un pezzo a mia firma in modo da dare una completezza di informazione ai nostri lettori. Magari ad altri piacciono le veline, noi non facciamo comunicazione ma giornalismo. Due cose completamente diverse. A tutto ciò, caro avvocato, aggiungo un paio di considerazioni: 1) In media e, per prassi ministeriale, per ogni nuovo pm sono previsti due nuovi giudici in pianta organica e da questo non si scappa; 2) il vostro calcolo tiene conto dei soli giudici che prestano servizio nella sezione gip del Tribunale di Catanzaro mentre per tutti i pm il conto è allargato all’intero distretto giudiziario: 10 giudici a fronte di 74 pm. Detto così è una sproporzione incredibile ma la realtà è leggermente diversa. Come Lei sa, nel distretto giudiziario di Catanzaro ricadono i tribunali ordinari di Cosenza, Castrovillari, Lamezia, Crotone e Vibo. Qui si fa il conto di tutti i pm che lavorano nelle varie procure (non solo in quella distrettuale) e si omette il numero complessivo di giudici in servizio nei vari tribunali del distretto (non solo Catanzaro, quindi). Fuorviante per il lettore. 3) Non c’è scritto in nessuna parte del mio pezzo che la Camera Penale è contro la legalità ma solo che a Voi, rappresentanti dei penalisti, evidentemente il “metodo” Gratteri non piace. Legittimo. Mi permetta, però, di far notare una divergenza tra Voi che fate “sindacato” e i molti dei Vostri colleghi che giornalmente frequentano l’aula bunker di Lamezia Terme seguendo i maxi processi con grande professionalità e battendosi nel processo (e solo entro questi confini) per la tutela e i diritti dei propri assistiti. 4) Rinascita Scott è già al secondo grado di giudizio nel filone “abbreviato” nonostante le ripetute assenze di una buona parte degli avvocati presenti nel collegio difensivo; il troncone ordinario andrà a sentenza in autunno in tempi record rispettando termini e garanzie. Due esempi che rappresentano la migliore risposta di quanto i “maxi” possano funzionare per contrastare la ‘ndrangheta e la borghesia mafiosa (ogni tanto scrivetele queste due paroline nei Vostri comunicati). Se la Dda di Catanzaro oggi è una portaerei sulla quale tutti vogliono salire e chi già è sopra non vuole andar via significa che il “metodo” Gratteri funziona e andrebbe esportato altrove, non estirpato; 5) In linea di principio le Vostre battaglie sono giuste ma andrebbero combattute proprio fianco a fianco a un fuoriclasse del coraggio come Nicola Gratteri e come tutti gli altri magistrati che ogni giorno si sacrificano per una Calabria libera dalle mafie e dal malaffare. Con le giuste garanzie costituzionali ma senza sconti per alcuno perché la lotta alla ‘ndrangheta – caro avvocato Iacopino – è una cosa seria”.

La successiva risposta dell’avvocato Iacopino

Pubblichiamo la risposta dell’avvocato Francesco Iacopino, compreso il link della Camera Penale, per chi vorra leggerlo:

“Egregio direttore, prendo atto della Sua pervicace volontà di non offrire ai lettori di Calabria 7 il testo integrale della nota del Consiglio Direttivo della Camera penale (consultabile sul sito https://www.camerapenalecatanzaro.it/) e di insistere nel voler imporre la Sua personale lettura della stessa. Peraltro, rincarando la dose, come se la battaglia sui diritti necessitasse di esibizioni muscolari e non, invece, di spazi di riflessione pur auspicati nel nostro comunicato.

La ringrazio di avermi ricordato che la lotta alla mafia è cosa seria. Credo di essermene già accorto quando ho pubblicamente definito la mafia un cancro per la nostra democrazia, precisando da cittadino, prima ancora che da avvocato, che auspico come Lei una Calabria libera dalle mafie e dal malaffare.

In tutti i comunicati delle Camere penali le questioni agitate dai penalisti non riguardano il “se”, bensì il “come” questo contrasto sta avvenendo alle nostre latitudini, essendo innegabile che il sistema della “pesca a strascico” che ogni “maxi-operazione” porta con sé, accentuato dalla cronica carenza di Giudici, pure denunciata, produce effetti collaterali gravissimi tra civili innocenti. Di tale quota di dolore umano qualcuno ha il dovere di farsi carico, pur sapendo che ciò espone me e i Colleghi a “reazioni” come la Sua (non sfuggendomi, di certo, che sarà sempre Lei a ritagliarsi l’ultima parola, tant’è che non seguirà altra replica).

Scrive che “in linea di principio le (n)ostre battaglie sono giuste ma andrebbero combattute proprio fianco a fianco a un fuoriclasse del coraggio come Nicola Gratteri e come tutti gli altri magistrati che ogni giorno si sacrificano per una Calabria libera dalle mafie e dal malaffare”. Se avesse pubblicato la nostra nota, avrebbe permesso a chi segue il Suo quotidiano di leggere una sincera apertura al dialogo della Camera penale, che sulle battaglie di civiltà si è dichiarata “pronta a fare la propria parte in ogni sede, senza alcun pregiudizio  pronta a discuterne seriamente con la Magistratura, così come accade in altri distretti, al fine di individuare soluzioni comuni e condivise… (e) pronta a sollecitare il dibattito parlamentare”, dal momento che la nostra unica preoccupazione è quella di “tutelare i valori liberali del diritto penale e del giusto processo”.

E ancora.

Egregio Direttore, la matematica non è un’opinione. Se avesse ragione Lei, quando scrive che “in media e, per prassi ministeriale, per ogni nuovo pm sono previsti due nuovi giudici in pianta organica” a Catanzaro dovremmo avere, considerati i 30 pm in organico (tra Ordinaria e DDA), almeno 60 giudici assegnati al settore penale. Lei sa, fin troppo bene, che così non è. Come abbiamo correttamente rilevato, senza fuorviare alcuno, “quello di Catanzaro… è l’unico tribunale distrettuale italiano nel quale il numero dei pubblici ministeri supera, e di gran lunga, quello dei giudici”. Non solo al GIP, ma soprattutto al riesame (sul quale Lei abilmente tace), dove appena 7 giudici devono gestire l’enorme carico cautelare personale – quindi la libertà (o “subito fuori” o “dentro per mesi”, se va bene) – del nostro distretto giudiziario composto dai Tribunali ordinari di Catanzaro, Cosenza, Castrovillari, Lamezia, Crotone e Vibo, oltre a tutte le misure di prevenzione personali e reali di mezza Calabria. Ed è per questo motivo che, nel comunicato che Lei ha scelto di pubblicare solo in parte, aderendo agli sforzi della Magistratura e del Presidente del Tribunale, abbiamo unito la nostra voce per invocare l’istituzione della VI sezione del Tribunale. Come vede, non siamo contro nessuno, ma PER il funzionamento della macchina giudiziaria a beneficio dell’effettiva tutela dei diritti del cittadino, sia esso imputato sia esso persona offesa. 

Quanto al “metodo” Gratteri, è solo Lei ad averne scritto, peraltro con espressione infelice nella scelta del sostantivo. Nel nostro sistema l’unico “metodo” consentito è quello previsto dal codice di rito, presidiato dal principio di legalità processuale al quale tutti dobbiamo ispirarci.

Piuttosto, ci asteniamo dal commentare quanto scrive sulla fantasiosa «divergenza tra (n)oi che fa(remmo) “sindacato” e i molti dei (n)ostri colleghi che giornalmente frequentano l’aula bunker di Lamezia Terme seguendo i maxi processi con grande professionalità e battendosi nel processo (e solo entro questi confini) per la tutela e i diritti dei propri assistiti». Spostare sul piano della offesa professionale i termini del confronto è indice di debolezza delle idee, dal momento che non abbiamo necessità di offendere gratuitamente l’interlocutore per difendere le nostre. Stia pur certo, comunque, che l’avvocatura penalista è tutt’altro che disunita e che il diritto di critica non può essere prerogativa di pochi, ma è (ancora) diritto di tutti, dentro e fuori le aule di giustizia.

Non Le sembrerà strano, ma la stragrande maggioranza degli avvocati penalisti che esercitano il ministero difensivo nelle aule bunker e in tutte le aule di giustizia del distretto sono iscritti e aderiscono convintamente, culturalmente e politicamente, alle iniziative delle Camere penali territoriali e nazionali. La nostra associazione non è un ‘sindacato’, come Lei ha voluto affermare con sprezzante ironia, ma un’assise di professionisti che dedica una quota del proprio tempo – sottratto agli affetti, a se stessi e al proprio lavoro – al servizio della funzione sociale assegnata dall’ordinamento in difesa e a tutela dei diritti di libertà di tutti, nessuno escluso.

Mi auguro che sullo stato di salute della giurisdizione, pur nel rispetto delle differenti posizioni ideologiche, si possa costruire tutti insieme, ciascuno per la propria parte, un percorso fecondo di crescita, nella consapevolezza che ogni battaglia civiltà, come Lei ben scrive, se anche condotta “senza sconti” per chi delinque, deve fare i conti pur sempre “con le giuste garanzie costituzionali”. Come vede non siamo poi così distanti, perché tutto ciò è né più, né meno, quanto chiedono, da sempre, le Camere penali”.

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