Il “Basso Profilo” di Gallo tracciato dai pentiti: ‘ndranghetista senza “battesimo”

di Mimmo Famularo – Un jolly in grado di interloquire in prima persona con i boss delle principali cosche di ‘ndrangheta del Crotonese: da Nicolino Grande Aracri a Giovanni Trapasso passando per Alfonso Mannolo e Antonio Santo Bagnato. È il profilo dell’imprenditore Antonio Gallo tracciato dal gip Alfredo Ferraro nell’ordinanza di custodia cautelare dell’ultima inchiesta firmata dalla Dda di Catanzaro, nome in codice “Basso profilo”. Il “principino” – come viene definito da alcuni collaboratori di giustizia – era la “cerniera” tra politica e ‘ndrangheta ma anche intermediario tra il mondo imprenditoriale e i clan. Uno capace di dare del tu ai capibastone delle ‘ndrine più rappresentative “manifestando in tal modo – si legge tra le carte dell’inchiesta – una significativa caratura criminale e presupponendo una vera e propria appartenenza alla ‘ndrangheta”. Sono sette i pentiti che definiscono il ruolo di primo piano di Antonio Gallo all’interno dell’associazione mafiosa. Dal riassunto delle loro dichiarazioni emerge un quadro che lo stesso gip definisce allarmante perché Gallo ricoprirebbe un ruolo verticistico. Un affiliato vero e proprio pur non essendo formalmente battezzato. “Questi, infatti, conosce i boss di diverse cosche e con loro – sottolinea il gip – si rapporta in modo diretto, essendo ricevuto personalmente dai vertici dei gruppi e interloquendo con loro in una posizione di gerarchia per certi versi ‘attenuata’”.

Il “jolly” delle cosche

Il “jolly” delle cosche

Antonio Gallo

Emblematica la risposta che il collaboratore di giustizia Domenico Iaquinta dà al sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Domenico Guarascio nel corso di un interrogatorio. Il magistrato chiede: “Ma secondo lei Gallo è battezzato?”, il pentito risponde: “No, secondo me no, però è un affiliato, ‘on c’è bisogno di essere battezzato per essere affiliato. Che è un affiliato du “Topolino” sì, stavìtivi tranquillo. Ca se poi l’hanno battezzato dopo, non lo so, ma affiliato è affiliato. Pecchì ‘on ci ndè cristiani che ‘on su battezzati, tutti affiliati? È normale, mica tutti quanti battezzanu, battezzanu chidi cchju importanti”. Antonio Gallo viene definito dallo stesso Iaquinta come il “jolly” , ovvero uno capace di arruolare “prestanome” e di organizzare una serie di attività truffaldine ma anche di depistare indagini e di acquisire persino notizie riservate attraverso un “aggancio” all’interno della Dda di Catanzaro. Finanziatore, intermediatore, organizzatore e mente raffinata in grado di simulare atti intimidatori ai suoi danni o finti attentati per passare come vittima della ‘ndrangheta.

“Bravo ragazzo” e “imprenditore intoccabile”

Del principino, al secolo sempre Antonio Gallo, parla anche Giuseppe Liperoti, condannato per associazione mafiosa in quanto membro della cosca Grande Aracri di Cutro e collaboratore di giustizia dal maggio del 2017. Agli inquirenti riferisce di aver conosciuto personalmente l’imprenditore e di averne spesso sentito parlare dai Ferrazzo di Mesoraca come “un bravo ragazzo” e come “un imprenditore intoccabile” dato che neanche i Trapasso gli chiedevano la tangente. “La vicinanza ai mafiosi cutresi e di Mesoraca (Grande Aracri e Ferrazzo) gli assicurava un regime di monopolio, talché tutti lì dovevano, al bisogno, rifornirsi da lui, potendosi concludere che il Gallo rappresentava il punto di incontro tra la ‘ndrangheta e l’imprenditoria”.

Il pentito Mirarchi e la bacinella delle cosche

Santino Mirarchi

Il profilo di Antonio Gallo è tracciato anche dal collaboratore di giustizia catanzarese Santo Mirarchi secondo il quale parte dei proventi scaturiti dall’attività imprenditoriale confluivano nella bacinella della cosca di Isola Capo Rizzuto. Dichiarazioni doppiamente riscontrate dagli inquirenti in due diverse conversazioni. La prima conferma arriva da un’intercettazione tra lo stesso Gallo e il suo braccio destro Tommaso Rosa: “Quelli li devi mandare ad Isola… servono mercoledì qua i 5000!… i 5000 li devo mandare a Isola per Natale”. L’altro dialogo intercettato si riferisce alla conversazione tra il “principino” e Glenda Giglio, presidente dei giovani di Confindustria Crotone. In questo caso l’imprenditore riferisce espressamente di essere vicino a Nicolino Grande Aracri, alias “mano di gomma” e a Carmine Arena, esponente di spicco dell’omonima cosca di Isola Capo Rizzuto.

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