Il Consiglio regionale osserva un minuto di silenzio a 60 anni dalla tragedia della ‘Fiumarella’

Anche il presidente della Provincia di Catanzaro Sergio Abramo ha ricordato il drammatico avvenimento
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Il Consiglio regionale della Calabria, prima di avviare i lavori della seduta odierna, ha osservato un minuto di silenzio “in memoria di chi ha perso la vita nel tragico disastro ferroviario avvenuto in Calabria il 23 dicembre 1961, esattamente 60 anni fa. Quando – ha sottolineato il presidente Filippo Mancuso – alle 6.43, sul viadotto della Fiumarella di Catanzaro, circa un’ora dopo la partenza dalla stazione di Soveria Mannelli del treno delle ‘Ferrovie Calabro – Lucane’, si verificò il più grave deragliamento della storia d’Italia in cui persero la vita 71 persone, quasi tutti studenti che dovevano raggiungere le scuole del capoluogo”. Per il presidente Mancuso “il dovere della memoria di eventi anche tragici che hanno segnato la nostra storia, può aiutare la Calabria a riconoscersi come una comunità che mobilita le energie per costruire il proprio futuro”.

Il ricordo di Abramo

Il ricordo di Abramo

Anche il presidente della Provincia di Catanzaro Sergio Abramo ha ricordato il drammatico avvenimento, “ingiustamente archiviato in un angolo della nostra memoria collettiva, ma estremamente importante, come fatto anche di recente, che se ne torni a parlare anche per tenere alta l’attenzione affinché eventi del genere non accadano mai più. Ricordare il più grave deragliamento ferroviario della storia d’Italia è un atto doveroso nei confronti di chi, allora, interruppe la sua vita, fra cui tanti lavoratori e tantissimi giovani e giovanissimi studenti che erano saliti su quel treno che collegava Cosenza a Catanzaro per l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale”.

“In 28 rimasero feriti, 71 nostri concittadini persero la vita, tante comunità piansero i propri morti, a partire da quella di Decollatura che pagò il prezzo più alto. A tutti loro rivolgo un pensiero e invito le nostre comunità a fare altrettanto. Anche se sono passati 60 anni – conclude Abramo – , non è proprio possibile dimenticare”.

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