“Il Cura Italia non ha pensato a scuole dell’infanzia paritarie, asili nido e ludoteche”

Contributi a fondo perduto per il pagamento dei canoni di locazione, per tutti i mesi di chiusura obbligatoria a causa del Coronavirus. Taglio delle aliquote IRAP e sospensione degli ammortamenti immateriali e materiali per l’anno 2020. Sostegno economico alle scuole a copertura delle perdite dei mesi di inattività e della mancata riscossione di servizi erogati come laboratori, doposcuola e trasporto. Sostegno economico, sotto forma di voucher, alle famiglie a copertura delle perdite dei mesi di chiusura forzata.

E’ quanto chiede il “Comitato Regionale Servizi Educativi 0-6”, in associazione con il “Comitato Nazionale EduChiAmo”, che rappresenta centinaia di titolari di scuole dell’infanzia paritarie, asili nido e ludoteche della Calabria. “Ci siamo costituiti in pochi giorni e abbiamo raccolto immediato consenso perché le nostre realtà sono state ignorate dal Decreto Cura Italia, pur essendo state tra le prime a cui è stata imposta la chiusura” dichiara una delle referenti del comitato calabrese, Iolanda Cerrone, titolare del Nido e Scuola dell’Infanzia “L’Isolachenonc’era” di Cosenza nonché vicepresidente di Confcooperative Calabria, sottolineando il ruolo fondamentale ricoperto soprattutto dai nidi privati, in quanto soltanto l’1,2% dei bambini di età inferiore a un anno viene accolto da strutture pubbliche. “Sebbene considerate aziende vorremmo essere inserite nel comparto del terzo settore, richiedendo un intervento urgente altrimenti, nel giro di due mesi, dovremo dichiarare la cessazione delle nostre attività, causando la perdita di migliaia di posti di lavoro e costringendo i genitori, alla ripresa, al problema della mancanza di servizi educativi” prosegue Cerrone, anche in rappresentanza della Commissione Dirigenti Cooperatrici Confcooperative nazionale, facendosi portavoce delle imprenditrici donne, per le quali tale attività ha rappresentato una forma di emancipazione e aiuto reciproco. I servizi per l’infanzia si attengono ai regolamenti regionali e investono risorse umane ed economiche per poter dare dignità a ogni singola struttura e trasferire i valori educativi alle nuove generazioni del Paese.“Siamo le prime attività produttive che hanno dovuto rinunciare all’esercizio della propria attività e saremo sicuramente tra le ultime ad essere riaperte. Allo stesso tempo, saremo le prime ad essere necessarie quando il Paese potrà riprendere il suo regolare funzionamento e, se tali servizi non dovessero sopravvivere all’emergenza Covid, il problema si ripercuoterà sui genitori al loro rientro al lavoro e, di conseguenza, sui Comuni che hanno beneficiato dei privati per rispondere a una domanda di posti ben più alta della propria offerta” conclude Cerrone insieme alle altre referenti del “Comitato Regionale Servizi Educativi 0-6”, Cinzia Blefari, direttrice del “Centro Servizi La Tata” di Rende, e Laura Giordano, direttrice de “Il Mondo di Lolli” di Rende, sollecitando urgenti provvedimenti da parte della Regione Calabria e del governo italiano, con aiuti concreti e fondi destinati all’imprenditoria femminile, linee specifiche anche nell’ambito dei fondi per il Sud, atti a tutelare la sopravvivenza di tali strutture educative e ad assicurare i propri diritti a bambini e famiglie ma anche a educatrici, cuoche e ausiliarie di asili nido e scuole dell’infanzia paritarie.

E’ quanto chiede il “Comitato Regionale Servizi Educativi 0-6”, in associazione con il “Comitato Nazionale EduChiAmo”, che rappresenta centinaia di titolari di scuole dell’infanzia paritarie, asili nido e ludoteche della Calabria. “Ci siamo costituiti in pochi giorni e abbiamo raccolto immediato consenso perché le nostre realtà sono state ignorate dal Decreto Cura Italia, pur essendo state tra le prime a cui è stata imposta la chiusura” dichiara una delle referenti del comitato calabrese, Iolanda Cerrone, titolare del Nido e Scuola dell’Infanzia “L’Isolachenonc’era” di Cosenza nonché vicepresidente di Confcooperative Calabria, sottolineando il ruolo fondamentale ricoperto soprattutto dai nidi privati, in quanto soltanto l’1,2% dei bambini di età inferiore a un anno viene accolto da strutture pubbliche. “Sebbene considerate aziende vorremmo essere inserite nel comparto del terzo settore, richiedendo un intervento urgente altrimenti, nel giro di due mesi, dovremo dichiarare la cessazione delle nostre attività, causando la perdita di migliaia di posti di lavoro e costringendo i genitori, alla ripresa, al problema della mancanza di servizi educativi” prosegue Cerrone, anche in rappresentanza della Commissione Dirigenti Cooperatrici Confcooperative nazionale, facendosi portavoce delle imprenditrici donne, per le quali tale attività ha rappresentato una forma di emancipazione e aiuto reciproco. I servizi per l’infanzia si attengono ai regolamenti regionali e investono risorse umane ed economiche per poter dare dignità a ogni singola struttura e trasferire i valori educativi alle nuove generazioni del Paese.“Siamo le prime attività produttive che hanno dovuto rinunciare all’esercizio della propria attività e saremo sicuramente tra le ultime ad essere riaperte. Allo stesso tempo, saremo le prime ad essere necessarie quando il Paese potrà riprendere il suo regolare funzionamento e, se tali servizi non dovessero sopravvivere all’emergenza Covid, il problema si ripercuoterà sui genitori al loro rientro al lavoro e, di conseguenza, sui Comuni che hanno beneficiato dei privati per rispondere a una domanda di posti ben più alta della propria offerta” conclude Cerrone insieme alle altre referenti del “Comitato Regionale Servizi Educativi 0-6”, Cinzia Blefari, direttrice del “Centro Servizi La Tata” di Rende, e Laura Giordano, direttrice de “Il Mondo di Lolli” di Rende, sollecitando urgenti provvedimenti da parte della Regione Calabria e del governo italiano, con aiuti concreti e fondi destinati all’imprenditoria femminile, linee specifiche anche nell’ambito dei fondi per il Sud, atti a tutelare la sopravvivenza di tali strutture educative e ad assicurare i propri diritti a bambini e famiglie ma anche a educatrici, cuoche e ausiliarie di asili nido e scuole dell’infanzia paritarie.

Redazione Calabria 7

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