di Martina Gareri – “Sono in Italia dal 2004, con mia madre e mia sorella, ho lasciato in Ucraina tanti parenti, tra cui mio padre, mia nonna, le mie zie e i miei cugini, sono giorni di tanta tensione e sto vivendo l’incubo che stanno vivendo loro”. Inizia da qui il racconto di Olga Lemekha, una splendida ragazza ucraina ormai cittadina italiana da diversi anni trasferitasi a Catanzaro per realizzare i suoi sogni nel profondo Sud dell’Italia e dell’Europa. “L’Italia è la mia prima casa, anche se nel cuore porterò sempre i valori che mi hanno insegnato e trasmesso da piccola in Ucraina. Amo tutto dell’Italia: il mare, le montagne, l’arte, la cultura, la cucina”.
Un esempio di vita
Un esempio di vita
“Mia nonna per me è un esempio di vita, anche sotto i bombardamenti, quando la sento, mi dice che sta bene, è lei a tranquillizzarmi e si preoccupa di come stia io – continua Olga raccontando il dramma del suo Paese e della sua famiglia -. E’ rifugiata in una cantina, nelle campagne del mio paese sono molto diffuse. Sono cantine costruite a circa 2 metri sottoterra, dove vengono conservate le verdure e le provviste, mi racconta nonna che quando suona l’allarme corrono in questa piccolissima, buia e fredda cantina che hanno allestito con un tappeto, un tavolo e delle candele. Mia nonna non vuole spostarsi perché qui ha tutta la sua vita, io non la vedo da 3 anni e vorrei rivederla ancora”.
“Gli hanno tolto la dignità oltre la vita”
“Mio cugino è rimasto a Kiev ad aiutare l’esercito mentre sua moglie dovrebbe raggiungere la Polonia -racconta ancora Olga- gli altri miei parenti si trovano a pochi chilometri da Kiev, si sono rifugiati, ma oltre al pericolo delle bombe c’è quello dei soldati russi, rischiano di essere aggrediti dagli sciacalli, civili che sono liberi di prendere le armi per aiutare l’esercito e che approfittano della situazione. Chi scappa dal paese lascia la propria vita, la propria casa. La gente si stava costruendo un futuro con le proprie forze, con i sacrifici e adesso non avrà niente, gli hanno tolto la dignità oltre la vita, stanno morendo i civili. Mio padre inizialmente non voleva partire, gli ho consigliato di immaginare di andare in vacanza, anche se non so fino a che punto insistere perché non può sapere cosa e chi incontrerà nella sua strada fatta di bombe, militari russi, sciacalli, strade interrotte”.
Ognuno di noi può dare una mano
“Si parla di eventi storici, ragioni politiche, chi ha la ragione e chi il torto, io ritengo che tutto questo sia disumano”, conclude Olga ricordando quanto sia importante che ognuno di noi, nel nostro piccolo, possa dare una mano. “Personalmente faccio parte, insieme a mia sorella, dell’associazione di volontari Amore Universale la quale si impegna ad inviare direttamente in Ucraina beni di prima necessità quali farmaci, omogenizzati, pannolini, prodotti per igiene, cibo a lunga conservazione, coperte e indumenti”.