(D.C.) – Il centrodestra in Calabria e soprattutto a Catanzaro si spacca, ormai diviso in due tronconi tra Lega e Fratelli d’Italia da una parte e fedelissimi del Cav (nemmeno tutti i forzisti) dall’altra, mentre il centrosinistra, al solito verrebbe da dire a certe latitudini, intanto sonnecchia (eufemismo!).
Già, proprio così. La storia è sempre la stessa, insomma.
Già, proprio così. La storia è sempre la stessa, insomma.
Il capoluogo, quindi, è intanto diventato una sorta laboratorio politico, ma non solo.
Un coacervo di interessi, anche e soprattutto economici e giochi potere, che si riverberano, estendendosi ad altre realtà locali, in ambito regionali.
La matassa è assai ingarbugliata, però. Perché Carroccio e Fdi non è detto tengano in termini di voti e, anche dovessero riuscire a mantenere i consensi ottenuti a partire dalle Europee del 2019 in avanti, senza Fi non è sono al riparo da brutte sorprese.
Un concetto che vale a Roma come in Calabria, naturalmente.
Solo che nella capitale fin quando regge l’ibrida alleanza M5s-Pd non si ‘tocca palla’, malgrado il conforto di una maggioranza relativa nel Paese tuttavia inutile nelle dinamiche parlamentari, viceversa nella regione più a Sud dell’Italia peninsulare le cose vanno diversamente.
Ecco allora che i referenti della triplice di centrodestra stanno insieme, pur dandosi i calci sotto il tavolo. Una convivenza forzata, ma necessaria, in sostanza.
Perché, si sa, va bene tutto, però resta il fatto che per dirla con il defunto senatore Giulio Andreotti: “Il potere logora chi non ce l’ha”.
Sarà per questo che i Democrat calabresi e catanzaresi appaiono ‘logoratissimi’.
Non sembrano infatti poter portare avanti un’opposizione efficace in Regione, divisi e male equipaggiati come sono a Palazzo Campanella, e meno che mai al De Nobili ma più in generale a Catanzaro in cui il centrosinistra allo stato avrebbe difficoltà ad arrivare al 30%.
Senza un leader e un alfiere, a meno che non si riproponga il prof Nicola Fiorita, in grado di sfidare l’epigono di Sergio Abramo.
Un successore che nella Casa delle Libertà in molti avrebbero individuato nel presidente del consiglio comunale Marco Polimeni salvo veto dell’altro… centrodestra che appunto Abramo e soci vorrebbero depotenziare per avere poi campo libero.
Poiché parliamo del capoluogo, però, va detto in gergo che “i cani all’osso” non mancano.
E nell’occasione l’osso, detto con franchezza, fa oggettivamente gola, essendo costituito dalla poltrona di primo cittadino.