Il futuro della Calabria e quel “pokerissimo” di candidati che somiglia tanto a un bluff

Pregi (pochi) e difetti (tanti) dei cinque candidati aspiranti governatori della Calabria, una regione bella come la California ma maledetta come un "narco-Stato" del Messico
Regionali calabria candidati

di Mimmo Famularo – Il dado è tratto. Almeno così sembra. Salvo bufere giudiziarie, nuove ondate pandemiche, eventuali dietrofront e imprevisti vari, sono (saranno?) cinque i candidati in corsa per la presidenza della Regione Calabria. Il centrodestra (più compatto che mai) sosterrà Roberto Occhiuto, fratello di Mario, sindaco di Cosenza, ma soprattutto capogruppo alla Camera dei Deputati di Forza Italia. Il Pd e il Movimento Cinquestelle hanno scelto di puntare sull’imprenditrice Maria Antonietta Ventura. Parte della sinistra si è però sfilata e ha annunciato l’appoggio al candidato di “rottura” Luigi de Magistris, in partenza da Napoli con l’obiettivo di ritornare a Catanzaro non più da magistrato ma da governatore della Calabria. In mezzo ai tre attori principali si piazzano due “comparse” il sindaco di Diamante, ex segretario regionale del Partito democratico, oggi senatore e uomo di punta dei renziani di “Italia Viva” Ernesto Magorno e il movimento civico di Carlo Tansi, reduce dal divorzio con de Magistris e in corsa per salire al decimo piano della Cittadella per la seconda volta.

Gli atavici e irrisolti problemi della Calabria

Gli atavici e irrisolti problemi della Calabria

Un “pokerissimo” di candidati che non sembra scaldare i cuori dei calabresi che non hanno il “salvagente” del reddito di cittadinanza, ma neanche i “santi in Paradiso” che garantiscono un posto in qualche struttura regionale, che non amano le logiche clientelari dei politici nostrani, che sono costretti all’emigrazione sanitaria e a quella demografica, che non credono più alle promesse da marinaio di chi è sulla scena da fin troppo tempo e da tutti coloro che in questo lungo arco di tempo hanno soppiantato la meritocrazia con la mediocrazia. Anche questa è ‘ndrangheta e si combatte con una politica che premi i migliori e non i raccomandati, che crei lavoro e sviluppo, che metta i giovani cervelli calabresi nelle condizioni di esprimere il loro talento e le loro idee nella loro terra, che riporti i calabresi in Calabria, che migliori la sanità pubblica e non solo quella privata, che favorisca l’interesse collettivo e non quello di gruppi di potere bipartisan tra loro intrallazzati. Più che bianchi, neri o rossi, grigi con diverse sfumature che rendono ingovernabile la Calabria, California d’Europa che somiglia però ai “narco-Stati” del Messico dilaniati dalla corruzione.

Occhiuto e la lotta alla ‘ndrangheta

A poche ore dalla sua investitura ufficiale, Roberto Occhiuto ha consegnato alle agenzia di stampa la sua prima dichiarazione da candidato-governatore: “La Calabria è una terra bellissima, con tante risorse, certo con grandi problemi, a cominciare dal cancro della ‘ndrangheta che va estirpato”. Proprio lui che rappresenta il centrodestra sa che, al di là della retorica, alle parole devono sempre seguire le azioni. Se vuole davvero governare questa terra bellissima ma maledetta deve cominciare da una nuova classe dirigente che premi la qualità ancor prima della ricerca del consenso facile. Faccia meno selfie e si sbarazzi di “impresentabili” e personaggi “chiacchierati”. Una delle doti principali di un politico deve essere la lungimiranza. Occhiuto dispone di tutti gli strumenti necessari per evitare inutili imbarazzi post-voto e per individuare quei politici “double-face” che di giorno sventolano la bandiera della legalità partecipando anche ai convegni di Gratteri e poi di sera fanno l’occhiolino alla ‘ndrangheta sedendosi con l’intermediario di turno per scendere a patti con il diavolo in cambio del solito pacchetto di voti.

La Ventura e quel profumo di “alta borghesia”

Maria Antonietta Ventura è invece la candidata del Partito democratico e del Movimento Cinquestelle. Più precisamente è l’aspirante governatrice voluta da Enrico Letta, Giuseppe Conte e Roberto Speranza. Una candidatura calata dall’alto con la complicità del ministro Boccia e della solita nomenklatura calabrese della quale questo Pd sembra non poter fare a meno. La Ventura profuma di “alta borghesia” e la sua candidatura, nata nei salotti del palazzi romani, replicano la già fallimentare operazione Callipo. Per spogliarsi dei panni di “capitalista di sinistra” o di “comunista con il rolex”, ha esordito con una nota stampa dal duplice messaggio: il lavoro al centro della sua agenda politica e l’incontro con i sindacati per cercare una sponda a sinistra. Per il momento più che unità ha portato divisione e anche per lei vale lo stesso monito: selezione rigida dei candidati al Consiglio regionale perché la ‘ndrangheta non ha colori e le lobbie sentono solo il profumo dei soldi.

De Magistris, la caccia al voto di opinione e a quello dei delusi

Lo sa bene Luigi de Magistris che per anni ha combattuto nelle vesti di magistrato gli intrecci tra ‘ndrangheta, politica e imprenditoria in Calabria e, in particolare, nel distretto giudiziario di Catanzaro. A distanza di oltre un decennio da quella stagione, il quasi ex sindaco di Napoli si ripropone in altre vesti. La sua è una candidatura mediaticamente molto forte e il suo progetto punta a catalizzare il voto di opinione che in questa regione è però contaminato dalle logiche clientelari ma anche quello dei delusi e degli illusi. Un’impresa ancor più ardua perché non sostenuta dai partiti tradizionali. I suoi principali alleati sono la giurista Anna Falcone, che con le urne è poco fortunata, e Mimmo Lucano, ancora sotto processo a Locri ma ugualmente candidato al Consiglio regionale. Sulla carta rappresentano i valori autentici della sinistra: lavoro, sanità pubblica, valorizzazione delle risorse e dei talenti interni. Dal “modello Riace” bisognerebbe passare a un nuovo “modello Calabria”, ovvero creare le condizioni per interrompere lo spopolamento di questa terra e fare di questa regione una nuova Silicon Valley.

Le due “comparse” e la soglia di sbarramento

Appaiono più marginali le candidature di Ernesto Magorno e di Carlo Tansi. Il primo punta a dare voce ai sindaci e a diventare lui stesso sindaco della Calabria. Uno slogan già sentito per una vecchia ricetta mai applicata. A tal proposito nelle ultime ore si è detto pronto a presentare in Senato un emendamento per cancellare l’incompatibilità tra la figura del consigliere regionale e quella del sindaco seguendo la norma che già permette a un primo cittadino di un comune sotto i 15.000 abitanti di essere parlamentare. La sua esperienza a Palazzo Madama volge, d’altronde, al termine e il buon Magorno è forse in cerca di un’altra postazione da dove proseguire la sua carriera politica. Come per Carlo Tansi, il suo principale avversario sarà la soglia di sbarramento da superare per varcare le porte del Consiglio regionale della Calabria. Quelle della Cittadella rappresentano per le due “comparse” di questa tornata elettorale un sogno impossibile.

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