Il Giappone ha iniziato il rilascio nel pacifico del primo lotto di acque contaminate provenienti dall’impianto di Fukushima, noto per le vicende successive al drammatico terremoto del 2011. L’operazione è stata avviata dopo un trattamento per cercare di limitare la radioattività del liquido contaminato della centrale, per procedere poi allo smantellamento del sito. Si tratta di un’operazione lunga, la cui durata totale potrebbe essere di circa 30-40 anni, con oltre 1 milione di tonnellate d’acqua radioattiva da smaltire.
Le operazioni di scarico avviate
Le operazioni di scarico avviate
La durata del primo rilascio dovrebbe essere di quasi una ventina di giorni, con circa 7800 metri cubi. Il tentativo dell’azienda è quello di rilasciarne piccole quantità, controllando il livello di radioattività ed eventuali anomalie. L’agenzia internazionale per l’energia atomica ha aperto una pagina web dedicata alla raccolta dati su tali rilasci, per monitorare le acque e i livelli radioattivi. Pare siano presenti, sul posto, gli osservatori delle Nazioni Unite, dato che in merito alla decisione del Giappone, ovviamente, non sono mancate proteste decise e disparate.
Reazioni, proteste e arresti
Le prime proteste sono arrivate dai Paesi vicini. Primo tra tutti la Cina, che ha bloccato l’importazione di pesce delle aree giapponesi interessate dal rilascio. Dal governo cinese, la mossa del Giappone è stata classificata come “egoistica e irresponsabile”, secondo quanto riportato anche dai quotidiani nazionali. L’acqua è difatti fortemente contaminata, provenendo direttamente dai reattori. Per il processo di filtraggio preventivo, operato dal Giappone, è stato utilizzato un ALPS (Advanced Liquid Processing System), per filtrare e lavorare le acque prima del rilascio, ma non tutti concordano sul fatto che possa essere sufficiente per scongiurare i gravi pericoli di una contaminazione radioattiva. Una decina di persone sarebbe stata tratta in arresto durante un tentativo d’incursione all’ambasciata giapponese di Seul.