L’ultima storia relativa all’emigrazione, di giovani costretti a lasciare la propria terra per andare a lavorare al Nord, arriva da Milano. Il Corriere della Sera racconta la storia di un giovane insegnante di sostegno calabrese, il 29enne Fabio Mazzitello di Filandari – comune in provincia di Vibo Valentia. Fabio insegna nel capoluogo lombardo e guadagna 1500 euro al mese. Circa metà del suo stipendio viene prosciugato dall’affitto di un bilocale condiviso. A cui aggiungere ovviamente il condominio, le bollette, il supermercato e l’abbonamento ai mezzi pubblici. Nonostante tutto, a suo dire, il giovane riesce a mettere da parte 200-300 euro al mese. Fabio insegna da 10 anni. “Ora ho il contratto da settembre al 31 agosto. Prima si fermava al 30 giugno e per due mesi ero disoccupato”.
Il trasferimento a Milano
Il trasferimento a Milano
A 19 anni – scrive ancora il Corriere della Sera – dopo il diploma da perito chimico, Fabio si trasferisce a Milano per frequentare Agraria. “Studiavo e nel frattempo già lavoravo nelle scuole come insegnante di laboratorio. Il primo anno – racconta – ho vissuto a casa di parenti a Gallarate, in provincia di Varese. Poi mi sono trasferito in un bilocale a Pero da un mio compaesano che era in cerca di un coinquilino.
Ma lui sta per andare via e, pertanto, ho chiesto il mutuo per poterla comperare. La cifra dovrebbe essere simile a ciò che pago ora. Mi aiuteranno i miei genitori con l’anticipo. E poi cercherò a mia volta un coinquilino, magari un collega. C’è solidarietà tra noi e nascono amicizie”. Tra i suoi amici più cari a Milano c’è un collega, Antonio Mascaro, 30 anni. Laureato in Economia e originario di Accaria Rosario, frazione di Serrastretta (Catanzaro), vive con due coinquilini. Lui paga 550 euro al mese e ha il contratto fino al 30 giugno. In quattro anni ha cambiato tre appartamenti e quattro scuole.
“Non puoi rifiutare”
“Non puoi rifiutare la chiamata, anche se è dall’altra parte della provincia, se no perdi l’incarico”, riferisce lo stesso Antonio. “La parte più brutta del precariato, per noi che facciamo il sostegno, è lasciare i ragazzi che seguiamo. Ci mettiamo 2-3 mesi per creare un legame con loro, comprenderli, poi finisce tutto. Quasi si ha paura a legarsi a colleghi e alunni, perché non sai se tornerai”. Fabio e Antonio spesso cenano insieme. “A casa però, non fuori. A Milano – dice Fabio – devi stare coi piedi per terra, avere un budget e non sforare. A mezzogiorno non pranzo mai fuori: preparo dei piatti e li porto a scuola. La spesa la faccio al discount.
Se esco è solo una sera a settimana, per un aperitivo o una pizza. Quando ero studente invece andavo all’Hollywood, all’Old Fashion a ballare. Non vado in palestra, ma a correre al parco. Niente auto: uso sempre i mezzi pubblici, se proprio occorre prendo una macchina a noleggio. Poi approfitto dell’apertura gratuita dei musei la prima domenica del mese. Unico sfizio, andare a vedere una partita dell’Inter, ma non un big match”.
I voli per la Calabria
I voli di ritorno in Calabria li prenota mesi prima. “Solo low cost, se no spenderei anche 300 euro”, spiega Fabio. D’estate, quando torna a casa, aiuta i genitori. “Abbiamo una piccola attività familiare, un allevamento di suini e bovini e un vitigno”. Perché fare questa vita a Milano, allora? “In Calabria vivrei meglio, ma il mio lavoro mi piace. Ho fatto dei concorsi per passare di ruolo e quando ci riuscirò, chiederò il trasferimento”. Interviene Antonio: “Da precari non c’è alcuna possibilità di trovare posto in Calabria: non abbiamo scelta”.
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