Da alcuni anni la criminalità minorile italiana trova sempre più spesso delle manifestazioni inquietanti anche in contesti ben integrati nel tessuto sociale, ai quali era rimasta tradizionalmente estranea. Il fenomeno attraversa tutto il territorio nazionale e viene spesso indicato con l’espressione “il malessere del benessere”, tale definizione può lasciare intendere che il disagio derivi soltanto dalla condizione di benessere socio-economico e da un conseguente appagamento dei bisogni, ma è importante specificare che il malessere trae origine, principalmente, da ragioni di natura relazionale e di tipo psicopedagogico.
Le dimensioni del fenomeno non sono quantificabili poiché i dati disponibili non fanno riferimento alle condizioni socio-economiche degli autori dei reati e, anche in assenza di studi mirati che consentano di rendersi conto della dimensione e delle caratteristiche del fenomeno, non si può prescindere dal fatto che questa piaga si stia espandendo con toni sempre più preoccupanti in realtà territoriali molto diverse tra loro. Si va, così, dallo spaccio di droga ai furti, dalle prevaricazioni a veri e propri fenomeni di bullismo, piaga che è sempre più destinata ad espandersi, se si considera che da alcune analisi realizzate in ambito scolastico emerge che il fenomeno del cosiddetto bullismo, inteso come comportamento abituale diretto a atti di prevaricazione, rimane nelle nostre scuole un fenomeno in gran parte sommerso. Tale piaga rappresenta una evoluzione nell’orizzonte della giustizia minorile, perché interpella in modo nuovo gli operatori sociali ed i giudici, che si confrontano con ambienti omologhi ai propri e non con quei contesti di disagio socio-economico-culturale tradizionalmente intesi come “devianti”.
Le dimensioni del fenomeno non sono quantificabili poiché i dati disponibili non fanno riferimento alle condizioni socio-economiche degli autori dei reati e, anche in assenza di studi mirati che consentano di rendersi conto della dimensione e delle caratteristiche del fenomeno, non si può prescindere dal fatto che questa piaga si stia espandendo con toni sempre più preoccupanti in realtà territoriali molto diverse tra loro. Si va, così, dallo spaccio di droga ai furti, dalle prevaricazioni a veri e propri fenomeni di bullismo, piaga che è sempre più destinata ad espandersi, se si considera che da alcune analisi realizzate in ambito scolastico emerge che il fenomeno del cosiddetto bullismo, inteso come comportamento abituale diretto a atti di prevaricazione, rimane nelle nostre scuole un fenomeno in gran parte sommerso. Tale piaga rappresenta una evoluzione nell’orizzonte della giustizia minorile, perché interpella in modo nuovo gli operatori sociali ed i giudici, che si confrontano con ambienti omologhi ai propri e non con quei contesti di disagio socio-economico-culturale tradizionalmente intesi come “devianti”.
La distanza da colmare è data semmai dal confronto con una cultura giovanile che si esprime con modalità proprie. Alcuni operatori degli Uffici dei Servizi Sociali per i Minorenni (USSM) hanno così ritenuto necessario avvicinarsi maggiormente al mondo degli adolescenti realizzando progetti in cui è previsto un intervento in ambienti, come le discoteche, spesso frequentati da giovani consumatori di sostanze stupefacenti e/o alcoliche. In questo settore i profili psicologi dell’intervento hanno, comunque, un ruolo decisivo e spesso le istituzioni non sono sufficientemente attrezzate ad approfondire e gestire le complesse condizioni che hanno favorito la scelta delittuosa.(Rita Tulelli)
Redazione Calabria 7