“Mercoledì sera ho cominciato a manifestare i primi sintomi dell’influenza, da subito ho notato che il progredire della stessa non avveniva in modo graduale, ma avanzava con una velocità esponenziale e violenta che mi ha fatto capire da subito che non si trattava di una normale influenza. Quindi, spontaneamente, ho messo me e la mia famiglia, (moglie e 3 figli), in quarantena volontaria, infatti mia figlia, la più piccola, non l’ho mandata a scuola ed io non sono andato al lavoro. Ho quindi contattato il mio medico curante che mi ha consigliato di farmi il tampone presso un laboratorio privato di Catanzaro. Contattato il laboratorio in questione ho effettuato il tampone a pagamento il venerdì mattina e dopo 1.30/h ho avuto il risultato (positivo)”. A parlare è A. S., un uomo di 55 anni che ha deciso di raccontare la propria odissea di paziente affetto da Covid e di descrivere quello che definisce “un dramma burocratico”.
“Il mio medico curante, – prosegue – per come previsto dal protocollo operativo anti-COVID, segnala la positività all’Asl e mi avvisa che verrò contattato da personale Asl sia per effettuare a me un nuovo tampone, che per farne anche ai miei familiari (visto che per la mia positività sono impossibilitati ad uscire), anche per avere contezza dei miei contatti al fine di poter intervenire rapidamente per cercare di arginare il contagio il più possibile. Un protocollo efficace ed efficiente. Comunque io in attesa di questa visita e/o contatto da parte dell’ Asl, anche per un discorso di coscienza personale, ho contattato personalmente le persone con le quali ho avuto contatti nelle ultime due settimane. Tutti hanno subito fatto tamponi e per tutti è risultato negativo”. Una buona notizia che è stata accolta dall’uomo con un sospiro di sollievo. Ma l’odissea è solo all’inizio. “Intanto però – prosegue A. S. – era passato tutto il venerdì, tutto il sabato e verso metà domenica e quando i sintomi cominciavano a farsi vivi anche ad altri due componenti del mio nucleo familiare, in considerazione che non ho avuto nessuna chiamata né tantomeno nessuna visita da parte del personale Asp di Catanzaro, ho cominciato a fare il telefono rosso, cercando di contattare appunto l’Asl. Ho contattato il mio medico curante che mi ha fornito una serie di numeri a cui chiamare tra cui anche un cellulare. Ai numeri fissi non mi ha risposto nessuno, ho provato al numero di cellulare e mi ha risposto un medico (U.S.C.A. Unità speciali di continuità assistenziale). Finalmente, dopo 3 giorni sentivo una voce diversa con la quale parlare e poter chiedere delle indicazioni in merito. Il medico, molto gentile, mi ha spiegato che in questa fase poteva far ben poco, lui doveva entrare in merito unitamente al medico curante, dopo questo “fantomatico” intervento del personale Asl. Il medico, sentendo le mie lamentele, perché ancora non avevo alcun piano terapeutico, (ho fatto in maniera autonoma leggendo da internet), non avevo un atto da presentare al mio ufficio per poter giustificare la mia posizione amministrativa, né tanto meno quello di mia figlia (minorenne) per la scuola, nessuno era venuto a fare nessuna tempestiva intervista dalla quale avvisare le persone più vicine a me al fine di arginare il contagio, che invece così facendo sarebbe stato favorito, se io non avessi autonomamente avvisato colleghi ed amici, questo medico dunque si è messo subito a disposizione dandomi almeno delle risposte. Quindi lo stesso, unitamente al mio medico curante mi hanno finalmente dato delle indicazioni sul come dover affrontare determinate situazioni e le modalità di assunzione dei farmaci. Rimane comunque il fatto che a tutt’oggi nessun tampone è stato fatto alla mia famiglia che già da cinque giorni è un quarantena volontaria! Nessun tipo di contatto neanche telefonico da parte delle amministrazioni deputate”.
“Il mio medico curante, – prosegue – per come previsto dal protocollo operativo anti-COVID, segnala la positività all’Asl e mi avvisa che verrò contattato da personale Asl sia per effettuare a me un nuovo tampone, che per farne anche ai miei familiari (visto che per la mia positività sono impossibilitati ad uscire), anche per avere contezza dei miei contatti al fine di poter intervenire rapidamente per cercare di arginare il contagio il più possibile. Un protocollo efficace ed efficiente. Comunque io in attesa di questa visita e/o contatto da parte dell’ Asl, anche per un discorso di coscienza personale, ho contattato personalmente le persone con le quali ho avuto contatti nelle ultime due settimane. Tutti hanno subito fatto tamponi e per tutti è risultato negativo”. Una buona notizia che è stata accolta dall’uomo con un sospiro di sollievo. Ma l’odissea è solo all’inizio. “Intanto però – prosegue A. S. – era passato tutto il venerdì, tutto il sabato e verso metà domenica e quando i sintomi cominciavano a farsi vivi anche ad altri due componenti del mio nucleo familiare, in considerazione che non ho avuto nessuna chiamata né tantomeno nessuna visita da parte del personale Asp di Catanzaro, ho cominciato a fare il telefono rosso, cercando di contattare appunto l’Asl. Ho contattato il mio medico curante che mi ha fornito una serie di numeri a cui chiamare tra cui anche un cellulare. Ai numeri fissi non mi ha risposto nessuno, ho provato al numero di cellulare e mi ha risposto un medico (U.S.C.A. Unità speciali di continuità assistenziale). Finalmente, dopo 3 giorni sentivo una voce diversa con la quale parlare e poter chiedere delle indicazioni in merito. Il medico, molto gentile, mi ha spiegato che in questa fase poteva far ben poco, lui doveva entrare in merito unitamente al medico curante, dopo questo “fantomatico” intervento del personale Asl. Il medico, sentendo le mie lamentele, perché ancora non avevo alcun piano terapeutico, (ho fatto in maniera autonoma leggendo da internet), non avevo un atto da presentare al mio ufficio per poter giustificare la mia posizione amministrativa, né tanto meno quello di mia figlia (minorenne) per la scuola, nessuno era venuto a fare nessuna tempestiva intervista dalla quale avvisare le persone più vicine a me al fine di arginare il contagio, che invece così facendo sarebbe stato favorito, se io non avessi autonomamente avvisato colleghi ed amici, questo medico dunque si è messo subito a disposizione dandomi almeno delle risposte. Quindi lo stesso, unitamente al mio medico curante mi hanno finalmente dato delle indicazioni sul come dover affrontare determinate situazioni e le modalità di assunzione dei farmaci. Rimane comunque il fatto che a tutt’oggi nessun tampone è stato fatto alla mia famiglia che già da cinque giorni è un quarantena volontaria! Nessun tipo di contatto neanche telefonico da parte delle amministrazioni deputate”.
“Aggiungo – conclude A. S. – che oggi i miei suoceri, anche loro mai contattati da nessuno, avendo avuto un principio di temperatura più alta del tollerabile, si sono portati presso il nosocomio di Catanzaro per effettuare tampone. Gli è stato negato dicendo che si doveva fare la pratica con l’Asl tramite medico curante (quindi quella fatta da me). Siamo all’assurdo”.