Silenzio. È quello che ha caratterizzato questa mattina il palazzo municipale di Vibo Valentia. Uffici deserti, porte chiuse, luci spente. Pochissimi i dipendenti in servizio ad espletare le pratiche. Uno scartamento ridotto iniziato poco prima di ferragosto e destinato a proseguire nei prossimi giorni. Tra ferie, permessi, malattia e quant’altro l’edificio comunale si è di fatto svuotato della propria anima. Fin qui, si potrebbe dire che tutto rientrerebbe nella normalità, ma a ben vedere non è esattamente così. Ci spieghiamo meglio: la situazione è infatti ancor più preoccupante in quanto già l’entità numerica del personale era ridotta all’osso per la ben nota impossibilità dell’ente locale di assumere – tranne in casi eccezionali e per determinate categorie – stante la situazione di dissesto.
Difficoltà in aumento
Difficoltà in aumento
E così se un tempo, in questo particolare periodo si riusciva a tamponare l’assenza di risorse umane, adesso le difficoltà sono aumentate in modo esponenziale. Stante ai numeri in possesso di Palazzo Razza ad oggi risulterebbero effettivamente in servizio appena 101 unità, su una pianta organica che ne dovrebbe prevedere ben più del doppio (240 circa). Ed ecco spiegato, dunque, perché stamani il Comune era probabilmente il luogo più silenzioso della città. E siccome al peggio non c’è mai fine, con l’arrivo di settembre il numero sarà destinato a diminuire ulteriormente per via di quel personale che andrà in pensione sotto la soglia psicologica (e non solo) di 100.
L’assessore al personale, Mimmo Francica, sta cercando di mettere una pezza per quello che può ma obiettivamente la coperta è davvero troppo corta. Basti pensare che in molti uffici operano al massimo due persone costrette quotidianamente a farsi carico del lavoro che in situazioni di normalità dovrebbe essere svolto da almeno altre due in più. Dipendenti di livello più alto che si adoperano ad espletare pratiche solitamente destinate a chi ha una qualifica inferiore per non ingolfare ulteriormente la macchina amministrativa già di per sé sofferente, personale provato, spesso allo stremo.
Le ripercussioni sulla cittadinanza
E pertanto non meraviglia più di tanto se accade che qualcuno decide di anticipare le ferie o mettersi in malattia o ancora chiedere qualche permesso. Non è da biasimare. Ovviamente tale stato di cose si riflette sui servizi erogati alla cittadinanza che legittimamente chiede che vengano accolte le proprie istanze senza ricevere le risposte tanto attese. Un po’ come avviene con l’ospedale con la carenza di sanitari, anche al Comune capoluogo, dunque, la situazione è esplosiva e fin quando non si lasceranno le secche del dissesto, sarà anche destinata a peggiorare. (f.p.)