23 novembre 2014 una data che segna il rinnovo del Consiglio regionale in Calabria. Flora Sculco si candida nella circoscrizione Centro con la lista Calabria in Rete- Campo Democratico e il padre Vincenzo, destinatario di una misura cautelare agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro “Glicine” si rivolge a Giuseppe Berardi, consigliere comunale di Cirò Marina e al primo cittadino Roberto Siciliani, ottenendo la promessa di procurare voti a sua figlia, in virtù del legame tra il sindaco di Cirò Marina e la cosca Farao Marincola, appartenente al Crimine di Cirò, capace di condizionare l’elettorato attivo, costringendolo a indicare la preferenza per Flora Sculco. Non senza un ritorno. Siciliani avrebbe ottenuto in cambio l’appoggio del proprio movimento politico per diventare presidente della Provincia.
Il patto politico-mafioso per le Regionali
Il patto politico-mafioso per le Regionali
E’ lo stesso collaboratore di giustizia Francesco Farao, che dopo l’esecuzione del maxi blitz Stige rilascia una serie di dichiarazioni alla Direzione distrettuale Antimafia, descrivendo i rapporti che la sua cosca aveva intrattenuto con i politici locali e del comprensorio crotonese, soffermandosi sulla figura di Vincenzo Sculco e sulle consultazioni elettorali per le regionali del 2014. A detta del pentito, Siciliani aveva uno storico rapporto con la cosca cirotana, beneficiando di somme di denaro e di beni, mentre Nicodemo Parrilla, (per entrambi è in corso il processo di appello Stige) aveva ottenuto il sostegno della cosca nelle elezioni del 2006 e del 2016. Le ulteriori risultanze intercettive emerse in Glicine forniscono ampio riscontro al narrato del collaboratore, “così da poter ritenere comprovata, in termini di gravità indiziaria, l’esistenza di un patto politico mafioso intervenuto in occasione delle consultazioni elettorali regionali del 2014”. Per la Dda, il ruolo di Sculco è chiaro, sostenere Siciliani alle consultazioni provinciali del 2014 e Parrilla nel 2017, significava disporre di un pacchetto di voti per la figlia Flora, per le elezioni del 2014 e per quelle del 2019/2020, al Consiglio regionale.
L’appoggio di Vincenzo Sculco ai candidati della cosca Farao-Marincola
Un patto, definito nelle carte scellerato, descritto già dal pentito Francesco Farao nel 2018, un accordo con connotazioni mafiose, perché Sculco era a conoscenza del ruolo rivestito da Berardi, trait d’union tra le cosche Farao- Marincola, avendo appoggiato i candidati espressione delle cosche, appunto Siciliani e Parrilla. Del resto, lo stesso Sculco palesa tutta la sua consapevolezza, nel momento in cui, commentando con Giancarlo De Vona gli esiti dell’operazione Stige, si rammarica dei danni elettorali che aveva subito nella zona di Cirò, soprattutto per la perdita di Berardi, in grado di procacciare voti alla figlia Flora: “….che noi abbiamo punti di debolezza adesso…per esempio a Cirò Marina…piazza di seicentoquattordici voti. …con quel dolore che c’è stato proprio con la Stige? Capito? Isola di capo Rizzuto…sono realtà devastate queste no?”.
Il voto di scambio politico-mafioso
Sapendo bene chi era Berardi, Sculco sottoscrive un accordo finalizzato a procacciare il voto con modalità mafiose. Nei verbali di interrogatorio il pm della Dda di Catanzaro Domenico Guarascio, chiede al pentito Francesco Farao l’appartenenza politica dei protagonisti e di soffermarsi sul voto di scambio. “Sì, erano nello stesso partito, nel PD, poi dal 2011 in poi Giuseppe Berardi passa con i Democratici, il partito diretto da Enzo Sculco a Crotone, ne faceva parte anche Giuseppe Berardi, mentre Parrilla è rimasto sempre nel Pd.” Il collaboratore di giustizia parla dello stretto rapporto con Giuseppe Berardi, espressione politica dei Farao-Marincola, descrivendolo come un politico capace e ambizioso. “In diverse conversazioni Berardi mi ha messo a conoscenza del suo progetto articolato, anche dell’ accordo con un noto politico crotonese che si chiama Enzo Sculco. Per farvi capire questo accordo, occorre considerare come Berardi dal 2006 al 2009 era iscritto nelle liste del PD. Successivamente, quest’ultimo mi disse che venne raggiunto un accordo con la compagine politica di Sculco, denominata “I Democratici”. In pratica, seguendo tale accordo, Siciliani sarebbe dovuto diventare presidente della Provincia di Crotone, con il sostegno politico di Sculco e come contropartita, i voti della famiglia Siciliani, Berardi e, quindi i voti della consorteria, sarebbero dovuti confluire a Flora Sculco, candidata alle ultime regionali”.
Il pentito: “Tutta la famiglia di ‘ndrangheta doveva votare Flora Sculco”
E nonostante Siciliani non fosse stato eletto alle provinciali crotonesi per pochi voti, l’accordo con Sculco è rimasto “nel senso che, alle ultime Regionali, a Cirò è stata fatta un’imponente campagna elettorale a favore di sua figlia Flora. Ha preso tantissimi voti ed è stata sostenuta sia da mio cugino Giuseppe Berardi, sia dalla famiglia Siciliani e sia dai componenti della cosca quali ad esempio Vittorio Farao di Silvio, che ricordo aver fatto attivo proselitismo a favore di Flora”. Il pentito riferisce che Vittorio Farao aveva compulsato tutti i membri della famiglia “tra cui me, dicendoci che dovevamo votarla , così come sono a conoscenza che lo stesso ha fatto con il metodo del cosiddetto “porta a porta”, nel comune di Cirò Marina. Anche Giuseppe Berardi si è prodigato nel medesimo modo. Risulta chiaro che quando Berardi o Vittorio Farao promuovono un candidato, la questione è discussa tra tutti i dirigenti della cosca. Enzo Sculco è politico di vecchia data e sapeva benissimo che acquisire come sponsor politico Berardi significava ricevere in dote il bacino elettorale della famiglia Farao”.
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