Il Pd (ri)accende i riflettori sulla sanità nel Vibonese, il grido dei sanitari: “Servono servizi veri ai malati”

Dai vertici dem le bacchettate a Occhiuto. Irto: "Sanità a Vibo peggiore rispetto a 2 anni fa ma il commissario ha fatto solo operazioni spot"

Attivazione dei provvedimenti necessari per utilizzare le risorse disponibili per mettere in sicurezza strutture e presidi, programma di ammodernamento tecnologico, reclutamento del personale, abbattimento delle liste d’attesa, monitoraggio della costruzione del nuovo ospedale. Sono i cinque punti cardine sui quali il Partito democratico ha acceso da tempo i riflettori con particolare attenzione al territorio di Vibo, uno dei più poveri dell’intero Stivale, in cui la domanda sanitaria è elevata ma la risposta non sempre (o per meglio dire quasi mai) adeguata. E il merito di mantenere alta l’attenzione nel territorio è certamente ascrivibile al consigliere regionale Raffaele Mammoliti che della sanità – e questo è un dato oggettivo – ha fatto da sempre la sua “mission” e che ora, nell’aula dell’assemblea calabrese, ha la possibilità di portare avanti le istanze della popolazione in modo più incisivo che in passato. Ed il focus sul quale sono stati (ri)accesi i riflettori va proprio in questa direzione e ha trovato una sua definizione nell’incontro organizzato dall’esponente dem insieme a tutta la struttura provinciale presso la nuova sede del partito. Un incontro non ristretto alla politica ma che ha avuto l’importante contributo anche di chi opera quotidianamente nel settore, in prima linea, nonostante le ben note difficoltà.

La frecciata a Occhiuto: “Vibo non è la periferia della Calabria”

La frecciata a Occhiuto: “Vibo non è la periferia della Calabria”

A fare gli onori di casa è stato il segretario del circolo cittadino del Pd, Francesco Colelli, che ha rimarcato l’impegno dei Democrat nel denunciare le carenze sanitarie vibonesi rilevando che al “tempo della protesta è subentrato quello della proposta e di proposte noi ne abbiamo avanzate tante al governo regionale e all’Asp”. Quindi l’intervento di Mammoliti che ha parlato di “situazione difficile complicata che non ci consente di avere quell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza che invece è in diritto”. Ha espresso poi vicinanza e solidarietà a tutti gli operatori sanitari che sono in prima linea, con sacrifici quotidiani, per offrire servizi dignitosi ai cittadini nonostante le difficoltà e ha ricordato “i sopralluoghi nelle varie strutture sanitarie del territorio e gli incontri coi vertici aziendali riportando loro le istanze della popolazione”. Poi la frecciata ad al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, che della sanità è commissario ad acta: “Non riesco a capire perché si ostina a inviare all’Asp di Vibo commissari part time. Lo aveva fatto con il Giuliano bis e adesso con Battistini – ha asserito – Vibo non è la periferia della Calabria ma necessita di una task force che operi h 24”. E sulle risorse umane: “L’Asp vibonese è l’unica che non approva il fabbisogno triennale del personale. Ma cosa c’è sotto? Un muro di gomma?”. Quindi il discorso è virato sul nuovo ospedale: “La sua costruzione non è certo semplice ma la sua realizzazione non è solo quella di una infrastruttura ma rappresenta una battaglia dello Stato e di legalità di un’opera che doveva essere messa in piedi con una ordinanza di Protezione civile”. Il segretario provinciale Giovanni Di Bartolo ha successivamente posto l’attenzione su due aspetti: l’emergenza e i conseguenti atti prodotti per affrontarla e in poi la programmazione: “Ecco, in entrambi i casi non sono state prese adottate concrete”, ha esordito ricordando che il precedente commissario dell’Asp, Giuliano, aveva “preso impegni per realizzare una Casa della Comunità su Pizzo ma della quale non ci sono notizie e lo stesso dicasi sul nuovo ospedale. Quindi ci ritroviamo da un lato con la propaganda vuota del presidente Occhiuto, e dall’altro invece con atti che parlano chiaro su quanto non è stato fatto”.

Anche il segretario regionale Irto, in collegamento, si scaglia contro Occhiuto

Collegato via telematica con il parlamento, il segretario regionale Nicola Irto ha anticipato il suo intervento evidenziando come la sanità sia “il cuore della battaglia del riscatto della Calabria e che, purtroppo, coincide con il fallimento del governo Occhiuto. La sanità a Vibo è peggiore rispetto a due anni fa e abbiamo un commissario (sempre Occhiuto, ndr) che nulla ha fatto se non operazioni spot”. E se sulle infrastrutture “non c’è scatto in avanti così come sulle assunzioni medici”, sulla rete ospedaliera ci si ritrova con i “nosocomi slegati dal territorio. Forse – ha aggiunto – bisogna guardare ad altre regioni dove il servizio funziona”. Insomma, per Irto, il governatore regionale avrebbe dovuto “rompere gli interessi della sanità privata ma non l’ha fatto tanto che questi continuano ad esserci”; quindi l’invito a dirigenti, iscritti e simpatizzanti del partito: “Dobbiamo rilanciare la nostra offerta politica, i consiglieri regionali del Pd stanno facendo un lavoro importante e tutti assieme dovremo riuscire a raccogliere le istanze e lanciare un proposta nella Conferenza programmatica di fine ottobre in una piattaforma per indurre il presidente della Regione ad uscire dai social e confrontarsi nel mondo reale. I calabresi vogliono avere pari dignità di essere curati al pari di quelli di altre regioni. Per oltre 10 anni abbiamo avuto commissari che non conoscevano la Calabria, adesso abbiamo in commissario ad acta, ma il trend non cambia. A lui lanciamo un appello: siamo pronti a discutere solo le proposte di merito vere”, ha concluso Irto.
A seguire Mimmo Bevacqua, capogruppo Pd in consiglio regionale per il quale il partito perseguirà i principi di diritto alla mobilità e alla sanità ed è “per una sanità pubblica e universalistica, contesti che portano a potenziare la sanità privata e depotenziare quella pubblica. Se perdiamo questo treno, possiamo dire addio all’ospedale di Vibo – ha asserito – Serve una programmazione sanitaria e ci saremmo aspettati che Occhiuto che governasse la Calabria, non che ricoprisse un posto di comando che è cosa ben diversa. E sulla sanità, dove ha pieni poteri, vuole scaricare la responsabilità delle scelte sul Consiglio”. L’esponente Dem ha poi auspicato che la Regione riveda il piano del Pnrr “perché non ci sono i medici e quindi è meglio ridurre le Case della salute anche perché in quel caso l’utente si troverà in una struttura d’avanguardia altrimenti andrà ad intasare i pronto soccorso oppure si recherà fuori regione per interventi più importanti. Insomma il presidente Occhiuto deve
pensare un programma che porti la sanità sui territori e smetterla di perseguire un progetto ospedalocentrico”.

Gli appelli del personale sanitario per avere servizi migliori

Ovviamente, gli interventi più attesi sono stati quelli degli operatori sanitari. In sala c’erano Rosalba Sesto e Marianna Rodolico che hanno parlato delle disfunzioni del settore per viverle quotidianamente. Per la prima, medico di medicina generale, i tagli di questi ultimi anni sono stati “devastanti. Chi pagherà il debito sanitario accumulato nel corso del tempo provocato soprattutto dai commissari straordinari mandati dal governo. E proprio quest’ultimo a doverlo sanare non calabresi”, ha rilevato ricordando le “enormi battaglie” per il 118 nel Distretto sanitario di Tropea. Quindi un appello all’utenza: “Noi medici siamo insieme a voi pazienti in questa battaglia per avere servizi migliori” e sui medici cubani: “Che ben vengano ma non bastano”. Infine un rilievo: “Siamo noi medici di base a tenere ancora in piedi la sanità di prossimità ma tra qualche anno anche noi verremo a mancare per pensionamenti vari e quindi Occhiuto di sbrighi ad evitare il collasso”. Marianna Rodolico, dirigente medico di I livello del Pronto soccorso di Vibo è stata anche più incisiva: “Il malato nella nostra azienda viene curato malissimo – ha esordito – Nella gestione del ricovero si nota una tendenza a stagnare nei posti di emergenza perché non c’è la possibilità di sistemazione nei vari reparti e quindi serve creare posti letto, non tagliarli mentre la popolazione invecchia ed è maggiormente soggetta a patologie”. La dirigente ha ricordato poi che per i malati di medicina generale (affetti da polmoniti, infezioni, problemi cardiaci) ci sono 10 posti letto e due barelle che ovviamente non bastano oltre a “mancare il rispetto del paziente e del medico che lo gestisce”. Ed evidenziando la necessità di abbattere le liste d’attesa, la Rodolico ha parlato delle tecnologie come la Rcp, del costo di centinaia di migliaia di euro, che però non è in uso da noi pur trovandosi stipata in chissà quale ospedale del territorio e questo “perché dobbiamo mandare il paziente a Catanzaro o a Villa dei Gerani che è in possesso dell’attrezzatura e a cui Regione paga le prestazioni”.

Dai territori la voce è univoca, basta accettazione e trattamenti di serie b

È stata quindi la volta di tre sindaci del territorio. In primis Nino Schinella (Arena) che si è soffermato sulla disorganizzazione del sistema “che va ad intaccare e ledere le professionalità e le legittime aspirazioni della comunità. Le Guardie mediche poi sono aperte solo sulla carta in quanto sono di fatto chiuse”, ha aggiunto rilevando la necessità di modificare alcuni aspetti dei contratti collettivi dei medici e di rivedere i parametri dei medici ogni tot abitanti “perché in caso contrario si penalizzano le zone come quelle dell’interno vibonese”. Per il collega Pino Pizzonia (Francavilla) “non si possono più accettare decreti calati dall’alto e subendoli passivamente”, ha detto raccontando la tragedia di qualche giorno fa avvenuta proprio nel suo paese con la morte di un giovane di 46 anni dopo due ore di agonia. “Ci sono emergenze territoriali che non si vogliono vedere e serve un progetto sinergico a lungo termine che sia efficiente ed efficace”, ha concluso. Infine Maria Budriesi (Zaccanopoli) che ha attaccato Occhiuto per aver “inviato all’Asp di Vibo un commissario part time e di aver promesso l’inizio del lavori del nuovo ospedale che invece non si sa quando ciò avverrà. Solo spot invece di affrontare realmente la drammatica situazione che si vive nei nosocomi vibonesi con l’ospedale di Tropea ridotto all’osso in cui lavorano operatori che definirli eroi è poco, lasciati soli ad affrontare la legittima rabbia dei cittadini che in mancanza di una sala sono costretti a lunghe attese sotto il sole in estate e la pioggia in inverno, oltre a al fatto che la sede del Distretto sanitario si trova in un edificio degli anni ’60”. Il componente della segreteria regionale Totò Iannello ha parlato di “situazione drammatica con il de clino di tutti i reparti iniziato ormai da anni. La nostra media dei Lea è inesistente e la responsabilità di tutto questo è della politica nonché della Conferenza dei sindaci in primis del sindaco della città capoluogo”. Ha poi ricordato che l’idea di realizzare l’ospedale risale a 50 anni fa e che solo nel ’97 che vennero individuate tre nuove aree: “Ma vi sembra normale che dopo 20 anni ancora non abbiamo iniziato i lavori?”, ha domandato. Gli ultimi due interventi sono stati quelli di Marwa El Afia (responsabile diritti e cittadinanza del Pd Calabria) che ha esortato “tutta la società civile calabrese ad assumersi la responsabilità di portare la battaglia della sanità al centro del dibattito” e di Salvatore Pedullà (segretario Pd Mileto) il quale ha auspicato una attenzione da parte della stampa sui problemi spesso denunciati dal partito democratico.
(f.p.)

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