Ferito da un commando di fuoco mentre si trovava in un noto bar di Pizzo per poi morire all’ospedale di Vibo Valentia due settimane dopo. Il neo pentito Onofrio Barbieri, 48 anni, di Vibo, luogotenente del boss Domenico Bonavota, riferisce alla Dda di Catanzaro nel primo verbale del 22 maggio scorso confluito agli atti del filone del processo Rinascita Scott, che si sta svolgendo in Corte di assise dell’omicidio Domenico Belsito, di cui si autoaccusa. Un delitto deciso nello stesso casolare di Sant’Onofrio, dove furono decretate le condanne a morte di Domenico Di Leo e Raffaele Cracolici (LEGGI).
Belsito e l’onta da pagare con il sangue
Belsito e l’onta da pagare con il sangue
Secondo le rivelazioni del pentito sarebbe stato Salvatore Mantella a guidare l’auto. Andrea Mantella avrebbe ricevuto mandato di andare a prendere i sicari Salvatore Mantella e Francesco Scrugli. Sarebbe stato proprio quest’ultimo a sparare mentre coloro i quali avrebbero deciso le sorti di Belsito sono, a detta del pentito, le stesse persone dell’omicidio Di Leo: Domenico Bonavota, Francesco Scrugli, Francesco Fortuna, il neo collaboratore di giustizia e Andrea Mantella. Belsito doveva essere ucciso, l’onta di aver avuto una relazione con la nipote del suocero di Nicola Bonavota, Orsola, moglie di Domenico Figliano, fratello del suocero di Nicola Bonavota, doveva essere lavata con il sangue. “Per quanto a mia conoscenza, in relazione a questo omicidio non venne chiesta l’autorizzazione a Pasquale Bonavota. La riunione avvenne all’incirca una settimana prima del delitto. Prima di ucciderlo avevamo fatto diversi tentativi senza riuscire a trovarlo, lo stavamo pedinando e poi lo individuammo al bar sulla nazionale di Pizzo”.
L’omicidio di Alfredo Cracolici e le confessioni del boss
E sull’esecuzione di Alfredo Cracolici, avvenuta il 9 febbraio del 2002 lungo una strada nel comune di Vallelonga, Barbieri si confessa estraneo ai fatti, pur essendone informato, puntando il dito su Domenico Bonavota, Bruno Cugliari, Antonino Lopreiato detto Famazza e Salvatore Lopreiato, fratello di Famazza. “Sono a conoscenza di come si sono svolti i fatti e dei responsabili dell’agguato perché mi sono stati riferiti direttamente da Domenico Bonavota, che si fidava di me perché siamo cresciuti insieme”. Una confidenza esternatagli il giorno dopo il delitto, mentre si trovavano a casa sua a mangiare, un momento di convivialità al quale aveva preso parte anche Francesco Fortuna. “Fu in quell’occasione che mi disse con precisione come lo avevano fatto e chi erano”.
L’agguato a Raffaele Cracolici
Il collaboratore di giustizia confessa di aver partecipato all’omicidio di Raffaele Cracolici, ucciso il 4 maggio 2004 a Pizzo. “Fui io a rubare il camion e a mettermi alla guida, mentre a sparare furono Francesco Scrugli e Francesco Fortuna. A recuperarci Andrea Mantella e Domenico Bonavota e i mandanti i fratelli Domenico, Pasquale e Nicola Bonavota”. Un fatto di sangue commesso per mettere le mani su Maierato, dove comandavano i Cracolici, “ deliberato sempre nel casolare di Domenico Bonavota ed eravamo io, lui, Nicola Bonavota, Francesco Fortuna, Francesco Scrugli, Andrea Mantella. Anche nel corso di questa riunione in cui si decise di uccidere Raffaele Cracolici come per Di Leo, Pasquale Bonavota non era presente, ma era stato informato dal fratello Nicola ed aveva dato la sua autorizzazione. So questo perché ci veniva riferito direttamente da Nicola Bonavota nel corso della riunione”.
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