Nel corso degli ultimi giorni il prezzo del petrolio sta continuando a scendere. Una fase di notevole indebolimento per l’oro nero, che deriva soprattutto dal fatto che il mercato cinese sembra essersi bloccato, oltre al fatto che all’orizzonte cominciano a manifestarsi delle prospettive di maggiore offerta.
La situazione attuale: ancora in diminuzione il petrolio
La situazione attuale: ancora in diminuzione il petrolio
È il terzo giorno di fila che il prezzo petrolio si trova in ribasso e la tendenza è favorita da una vera e propria combinazione di elementi. In primo luogo, il rallentamento a livello globale sembra che sia perfettamente coinciso con un netto incremento in relazione all’offerta da parte dei diversi produttori Opec.
Uno dei fattori in questione è senz’altro rappresentato dal più importante e potente acquirente di greggio, ovvero la Cina, che non sembra riuscire a scrollarsi di dosso le preoccupazioni relative a una recessione che si potrebbe manifestare a livello mondiale.
Lo scambio dell’oro nero
Bisogna mettere in evidenza come il petrolio venga scambiato proprio nei pressi del livello più basso toccato nel corso degli ultimi sei mesi. Sembra solo un lontano ricordo, ormai, i punti di massima che erano stati raggiunti dopo l’invasione dell’Ucraina perpetrata da parte della Russia. Una guerra che aveva inevitabilmente sovvertito gli usuali flussi commerciali di petrolio e aveva fatto schizzare i prezzi fino a soglie come 130 dollari al barile, qualcosa di pazzesco. Il mercato, nel corso degli ultimi tempi, è stato oggetto anche da una serie di episodi di volatilità, stimolati e spinti soprattutto da livelli di liquidità sempre più ridotti.
Il crollo del prezzo del prezzo del petrolio: le motivazioni principali
Bisogna mettere in evidenza prima di tutto come sia in atto quello che viene ribattezzato effetto Cina sui prezzi dell’oro nero. La banca centrale della Cina ha, di fatto, applicato un vero e proprio taglio sui tassi dei prestiti. Si tratta di una mossa con il chiaro intento di provare a rilanciare la domanda, mentre invece l’economia ha subito una debacle del tutto inattesa nel corso del mese di luglio, anche per via di una rinnovata politica per combattere il Covid basata su restrizioni massime, per non parlare di una crisi immobiliare che ha ben pochi precedenti.
I prezzi delle materie prime hanno subito una forte pressione un po’ sotto tutti gli aspetti, dal momento che i dati economici della Cina a luglio hanno portato a convincersi di trovarsi di fronte a un quadro di crescita molto più negativo e pessimistico di quello che si è effettivamente palesato.
I vari investitori stanno continuando a seguire con attenzione i vari colloqui instaurati da parte della Cina con l’Iran, nell’intento, da parte delle due superpotenze, di provvedere al rilancio dell’intesa nucleare che è stata sancita sette anni fa. In base a quanto è stato previsto dagli analisti, pare che un quantitativo di petrolio potrebbe fare il suo ingresso nel mercato se solo Iran e Usa si mettessero d’accorso su un’offerta proveniente dall’UE, che dovrebbe andare nel senso di togliere di mezzo le sanzioni che vengono applicate sulle esportazioni di greggio iraniano.
Intanto, pure la Libia sta immettendo un quantitativo maggiore di petrolio sul mercato e negli Usa la produzione complessiva all’interno dei più importanti e noti bacini petroliferi di scisto arriverà a toccare la soglia di 9,049 milioni di barili quotidiani durante il mese di settembre. Si tratta del picco maggiore che potrebbe essere toccato dal mese di marzo del 2020, l’anno in cui è scoppiata l’emergenza pandemica, ad oggi. In fin dei conti, i prezzi del petrolio sono resi più pesanti per colpa della situazione cinese e della nuova fornitura che arriva dall’Iran.