Il regista Pupi Avati esorta gli studenti di Catanzaro: “Siate sfrontati, non rassegnati” (VIDEO)

Secondo appuntamento del Magna Graecia Experience, progetto ideato da Gianvito e Alessandro Casadonte sui mestieri del cinema

di Maria Teresa Improta – “Siate sfrontati, non rassegnati”. Un prezioso consiglio che il regista Pupi Avati ha inteso rivolgere agli studenti di Catanzaro che ha incontrato questa mattina nell’auditorium Casalinuovo. Un evento inserito nel programma del Magna Graecia Experience, il nuovo progetto formativo sui mestieri del cinema rivolto alle nuove generazioni e ideato da Gianvito e Alessandro Casadonte. Con estrema autoironia Avati raccontato la sua passione per la settima arte, l’amore con la moglie, i sacrifici e la tenacia che lo hanno portato ad affermarsi e diventare un regista, sceneggiatore, produttore cinematografico e scrittore di successo. L’evento che ha catalizzato l’attenzione dei ragazzi presenti si è aperto la proiezione del documentario Vitti d’arte, Vitti d’autore dedicato a Monica Vitti e diretto da Fabrizio Corallo che ha moderato l’incontro.

Gianvito Casadonte: “Diamo ai ragazzi gli strumenti per costruire il proprio futuro”

“L’obiettivo del Magna Graecia Experience – ha dichiarato Gianvito Casadonte – è dare ai ragazzi gli strumenti per capire come funziona il mondo dell’audiovisivo e dare loro la possibilità di sviluppare una coscienza critica non solo cinematografica, non solo televisiva. Non è un percorso rivolto solo ai ragazzi, ma è studiato per tutti gli appassionati di cinema che vogliono scoprire come nasce un film. Abbiamo coinvolto ospiti cp,e Pupi Avati, Ricky Tognazzi, Pif, Giovanna Corsetti, Luca Martera, professionisti del settore che possano spiegare ai giovani le tecniche e i segreti del cinema. Pupi Avati è un maestro, uno dei più grandi registi viventi, un intellettuale. Ha appena finito di girare un film su Dante Alighieri e oggi ne presenta il romanzo. I ragazzi si devono cibare di cultura, devono avere gli strumenti per comunicare al meglio”.

Avanti e il tardivo amore per lo studio

Avati figlio di un antiquario bolognese di origini calabresi negli aneddoti raccontati agli studenti oggi a Catanzaro durante la presentazione del suo romanzo L’altra fantasia. Il viaggio di Boccaccio alla scoperta di Dante ha ricordato con simpatia il suo rapporto con San Francesco di Paola. “Ho ormai 83 anni – ha affermato Avati – ma non dimentico il mio esame di maturità. Frequentavo una scuola privata, la più facile che ci fosse, e per l’esame sarebbe arrivata una commissione esterna. Misi il quadro di San Francesco di Paola sulla mia scrivania affinché mi aiutasse: fui rimandato in cinque materie. Mia madre prese informazioni è scoprì che il presidente della commissione esterna veniva da Imola, aveva una collezione di penne stilografiche e non riusciva a trovarne un modello. Lei trovò quella penna e quando l’ho vista nel suo taschino mi rincuorai. Dovrei vergognarmi di aver goduto di una raccomandazione così spudorata. Ho scoperto dopo quanto fosse invece bello studiare. Mi sono reso conto di aver vissuto 30 anni senza la bellezza della letteratura classica. In questi 53 anni ho letto tutto ciò che non avevo studiato, allargando la mia mente”.

Dante e il suo dolore creativo

“Possiedo forse 2000 libri su Dante eppure a scuola lo odiavo. Ho pensato di scrivere un romanzo sulla sua vita – spiega Pupi Avati – perché avvertivo che mancava una biografia di Dante come essere umano che chiarisse come fa un uomo a diventare così creativo. Non aveva nei suoi antenati nessun letterato, suo padre era un usuraio e sua madre morì quando aveva 5 anni, eppure divenne il simbolo della letteratura italiana. A 9 anni incontra Beatrice della quale si invaghisce, ma solo all’età di 18 riesce a ricevere un suo saluto. Ho conosciuto Dante leggendo Vita Nova, diario dell’amore per Beatrice che sposa un altro uomo e muore a 26 anni. Ho tentato di raccontare il genio di Dante attraverso la persona, l’esule, il fuggitivo. Non dobbiamo dimenticare che viveva da rifugiato a Ravenna dopo essere stato condannato a morte lui e i suoi figli, in una situazione in cui ogni fiorentino che lo avesse visto avrebbe avuto licenza di ucciderlo. Si aspettava che la Divina Commedia potesse far ricredere i fiorentini, ma morì prima che questo avvenne. Le persone che ottengono migliori risultati sono quelle che hanno sofferto, come Dante, perché riescono a dare risposte più toccanti. Da un match di pugilato ne esce arricchito il soccombente. Il dolore ha una valenza formativa importante”.

“Studiare è divertente e aiuta ad approcciarsi con le donne”

“Vi garantisco che studiare può essere molto divertente e piacevole. In più – rivela con ironia Avati – aiuta molto ad approcciarsi con le donne. Non sono mai stato né bello, né sportivo, né ricco, né brillante e durante l’adolescenza questo mi ha aiutato perché essere timidi porta ad osservare e imparare tanto sull’essere umano. Per sedurre le ragazze dovevo inventarmi qualcosa il fascino del jazzista quando suonavo con la mia band insieme a Lucio Dalla non bastava. Ho impiegato quattro anni per conquistare mia moglie, per sfinimento”.

Consigli utili per una carriere nel mondo del cinema

“Chi vuole fare cinema deve partire da Otto e Mezzo di Federico Fellin, un film spiega che cos’è la figura dell’autore e quale sia il ruolo della bacchetta magica che ha il registra. Quando l’ho visto – racconta Pupi Avati – avevo 28 anni, una figlia, ero sposato e vendevo surgelati per la Findus. Capì in quel momento che volevo fare cinema. Consiglio di formare gruppi di appassionati di cinema e con le possibilità che la tecnologia oggi potrete sperimentare la vostra capacità d’autore anche solo scrivendo, non costa nulla, se non impegno personale. È importante che abbiate qualcosa da dire. Descrivete il mondo che conoscete, quello che avete visto e non avete detto, scrivete dei racconti perché il cinema è racconto ed è necessario essere narratori per fare cinema. Non è impossibile. Per raccontare storie attraverso il cinema, bisogna vedere film (pellicole vere, non solo commerciali) stare con persone che amano il cinema e provare a costruire qualcosa tra voi, come facevamo noi a Bologna. Certo serve forza d’animo, non bisogna deprimersi di fronte agli insuccessi”.

“Non vergognatesi dei vostri sogni”

“Non dovete vergognarvi di avere sogni grandi perché più sono grandi più è facile che si realizzino. Lucio Dalla non aveva neanche 50 lire per una ciotola di cipolla e fagioli, mi chiedeva di prestarglieli perché aveva sogni enormi ed era sicuro che avrebbe avuto successo. Oggi voi ragazzi – afferma Pupi Avati – avete paura di illudervi, avete tutti i piedi per terra. Non abbiate timore perché nella lunga distanza vale il talento, non la raccomandazione. Ho creduto fermamente che doveva accadermi qualcosa di straordinario. Ero convinto che qualcuno mi avrebbe notato, eppure vivevo anni duri, mi ero trasferito a Roma e avevo già due figli. Ho trascorso quattro anni a portare in giro dei copioni, nonostante i primi due film fatti a Bologna avevano raccolto un enorme insuccesso con la gente che usciva al primo tempo e voleva che gli fossero restituiti i soldi del biglietto. Tognazzi che era l’attore più pagato in quel periodo si ritrovò in mano un mio copione e venne a fare un film con me gratuitamente. Non sono tutti delinquenti al mondo, ci sono persone straordinarie. Se ho fatto 54 film è perché per 54 volte ho trovato persone che credevano in me. Andate agli incontri che possono avviarvi al lavoro con positività, mai con arrendevolezza. Continuate a crederci, sempre”.

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