Il ruolo dell’università “Magna Graecia” e del Policlinico nel sistema sanitario calabrese, la riflessione dell’Area Vasta Cgil

“Ci pare infatti evidente che si stia remando con pervicace volontà verso un irricevibile ridimensionamento del polo universitario medico"
policlinico catanzaro

“La nostra regione si è caratterizzata da sempre, oltreché dalla carenza evidente di una classe dirigente capace, anche da uno stato di confusione totale che ci fa emergere quali autentici fuoriclasse dell’entropia. La domanda che in tanti calabresi si saranno posti è certamente il perché questa continua “ammuina” e a chi giovasse tale situazione. Premesso che gli stakeholder che possono aver tratto giovamento dalla situazione sono evidentemente in tanti e che noi si è puntualmente intervenuti denunciando i disservizi e le penalità pagate dai cittadini calabresi come conseguenza di ciò, il constatare che comunque vada, i percorsi di “riferimento” paiono immutabili, induce certamente sconforto ma giammai rassegnazione. A questo proposito è improcrastinabile un ragionamento sul ruolo che Università Magna Graecia e Policlinico devono avere rispetto alla Regione tutta e anche rispetto alla città capoluogo e al poco che resta di essa quale risultato finale di quest’ultima consiliatura”.

E’ quanto affermano Enzo Scalese segretario CGIL Area Vasta; Franco Grillo, segretario FPCGIL Area Vasta; Ivan Potente, coordinatore FPCGIL Dirigenza Medica e Sanitaria Area Vasta e Anna Rotundo, coordinatrice FPCGIL Dirigenza Medica e Sanitaria AOUMD.

E’ quanto affermano Enzo Scalese segretario CGIL Area Vasta; Franco Grillo, segretario FPCGIL Area Vasta; Ivan Potente, coordinatore FPCGIL Dirigenza Medica e Sanitaria Area Vasta e Anna Rotundo, coordinatrice FPCGIL Dirigenza Medica e Sanitaria AOUMD.

“Ci pare infatti evidente che si stia remando con pervicace volontà verso un irricevibile ridimensionamento del polo universitario medico – si legge ancora nella nota della CGIL – . Diciamo ciò anche alla luce di quanto sarebbe dovuto avvenire come conseguenza diretta dell’evento pandemico e che invece non si è realizzato. E’ difatti evidente anche a chi non comprende molto di fatti sanitari che, l’assistenza sanitaria è una dinamica mentre la ricerca e come e quanto questa sia applicabile alla stessa assistenza, è fatto diverso. Diciamo ciò perché, sempre nella logica “dell’ammuina”, in questi mesi di pandemia siamo stati spettatori di fatti, a nostro giudizio, incomprensibili. Non si è compreso perché e tutt’ora fatichiamo a farcene una ragione, il sequenziamento del virus SARS CoV2, che è fondamentale per la battaglia in cui siamo ancor oggi impegnati, invece che essere affidato all’università Magna Graecia, per le implicazioni di ricerca e sviluppo facilmente intuibili, si è declinato, quale indigesto spezzatino, come attività condivisa tra più poli. Ci chiediamo quale sia stata la convenienza per la sanità calabrese e per i suoi utenti, anche in termini di costi complessivi, di tale scelta. Sarà forse che qualcuno tra gli illuminati gestori di tale processo avrà pensato che, i vari hub coinvolti avessero il tempo e le risorse per sviluppare non solo l’assistenza dovuta ai pazienti ma anche e soprattutto quei percorsi di ricerca che, solitamente, sono legati alla capacità universitarie? Bene allora il dipartimento renda noti i risultati fin qui ottenuti da tale impostazione e i loro costi. La Calabria come ben sanno i cittadini che tutti i giorni pagano sulla loro pelle il loro essere calabresi, è terra dove l’esercizio della fantasia gestionale esercitato sulle spalle degli “altri” è travaglio usato. In questo senso sembrerebbe andare anche, per quanto ci viene dato di sapere, una nuova quanto “cogitata” versione del percorso screening per papilloma virus. Orbene il DCA 126/2015 di Scura aveva chiaramente identificato come centro di riferimento per tale progetto la “Magna Graecia”. Sembrerebbe invece che alla Regione, improvvisamente, abbiano deciso diversamente. Il tutto, sempre per quanto ci è dato di sapere, senza il benché minimo coinvolgimento della stessa Università. La Regione Calabria – concludono Scalese, Grillo, Potente e Rotundo – nella persona del suo dirigente pro- tempore, vorrà chiarire i perché di questa scelta e i vantaggi evidenti che la nuova impostazione dovrebbe determinare. Se non ci sono vantaggi evidenti e tale scelta dovesse risultare confermata, beh le dimissioni del dirigente generale sono veramente il “minimo sindacale”. Nel mentre il Commissario Straordinario dell’AOUMD e soprattutto la struttura universitaria che avrebbe dovuto farsi carico di tal guisa ci faccia capire se ha intenzione di rivendicare il proprio ruolo all’interno del tessuto sanitario e culturale della regione e della città di Catanzaro o se, magari qual vittima di “malefizio”, sia in attesa di un provvidenziale “bacio” latore di un oramai insperato risveglio”.

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