“Il tampone è il mezzo più sicuro”, nessun lockdown per i non vaccinati

Salvini: "È più sicuro un non vaccinato col tampone negativo che un iper vaccinato senza tampone"
lockdown non vaccinati

La quarta ondata di contagi che sta interessando tutta l’Europa colpisce anche l’Italia, dove i nuovi casi di Covid sono in aumento così come i ricoveri, anche se in maniera inferiore rispetto ai Paesi vicini. Rivedere le regole a partire da quelle sul green pass, con misure più severe per i non vaccinati, e spingere sulla terza dose il più rapidamente possibile. Le Regioni insistono sulla necessità di un cambio di passo nella lotta al Covid. Queste chiedono una riflessione col Governo alla luce dell’aumento dei casi, per salvare il Natale ed evitare le restrizioni e chiusure previste per le zone gialle o arancioni. Ma la linea di palazzo Chigi, attualmente, non cambia. Le uniche misure sul tavolo sono l’estensione dell’obbligo della terza dose al personale sanitario e la riduzione della durata del certificato verde, provvedimenti che il Consiglio dei ministri dovrebbe discutere nella riunione di giovedì prossimo.

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“Non utilizzare delle strategie di rafforzamento del Green Pass” significa “aprire il forno e far implodere il soufflé”, secondo il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta. “Ma un green pass rafforzato deve colpire soprattutto i non vaccinati, gli irriducibili che devono essere reclusi ed esclusi dalla vita collettiva e dall’economia” ha aggiunto: “Mi impegno ha sostenere questo in Cdm. Lo farò anche pensando alla mia vigna e al mio vino”. Il soufflé evocato è il Pil che potrebbe, secondo Brunetta, archiviare un 2021 con un “+6, +6,2,+ 6,3, +6,4, +6,5%”, pandemia permettendo.

“Bisogna evitare le chiusure”

Matteo Salvini è contrario alle misure contro i non vaccinati previste in Germania perché “bisogna evitare le chiusure per tutti. Dobbiamo unire, pacificare, non dividere, isolare, discriminare”. Così il leader della Lega nella registrazione di ‘Porta a porta’, in onda stasera su Rai uno. “Il tampone è il mezzo più sicuro, perciò è più sicuro un non vaccinato che ha il tampone negativo, che un iper vaccinato senza tampone”, ha aggiunto e concluso: “Ha ragione Draghi: la questione non è all’ordine del giorno, non siamo nella situazione di Austria e Germania perché abbiamo quasi il 90% di copertura di prime dosi”.

Il lockdown per i no vax “oggi non è oggetto di decisione, ci sono governatori che l’hanno proposto, ma lo schema di lavoro è che deve essere la comunità scientifica a dirci cosa fare. Bisogna andare avanti con le vaccinazioni. Il tema non è neanche l’obbligo di vaccini, il tema è la terza dose”, ha detto Luigi Di Maio ricordando che in Austria c’è il 65% dei vaccinati, in Italia l’86%.

Nessuna zona gialla

Il monitoraggio settimanale della Cabina di Regia ha stabilito i dati. Ad oggi tutta Italia è in zona bianca e ci resterà per un’altra settimana. Nessuna regione passerà alla zone gialla. Venti regioni italiane sono classificate a rischio moderato ed una Regione, la Calabria, a rischio basso. Si passa da zona bianca a zona gialla quando l’incidenzasettimanale dei contagi è pari o superiore a 50 ogni 100.000 abitanti; il tasso di occupazione dei posti letto in area medica è superiore al 15%; il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da Covid è superiore al 10%.

“Dai dati al momento la situazione è sotto controllo. Solo alcune regioni, come Friuli, Veneto e Marche, vanno un po’ attenzionate”, ha detto il Sottosegretario alla Salute Andrea Costa. “La zona gialla, a livello di restrizioni, ha solo l’uso della mascherina all’aperto. Attualmente c’è una situazione allarmante per l’occupazione delle terapie intensive in Friuli Venezia Giulia, oltre la soglia del 10%. La situazione è preoccupante anche in Veneto. In generale, se non verrà applicata in modo stringente la norma sul green pass e non si incentiveranno le terze dosi, potremmo raggiungere una situazione drammatica nel giro di un mese e mezzo circa in tutto il Paese”. Così all’Ansa il presidente dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri, Alessandro Vergallo. “Chiediamo che la durata del green pass sia 6 mesi, dato il calo di efficacia del vaccino dopo tale periodo”.

Regioni in pressing

I governatori sono comunque in pressing sul governo. “In un momento in cui i contagi stanno crescendo è importante avviare in tempi rapidi, entro 72 ore, un confronto con il Governo. In Conferenza delle Regioni ho chiesto che la divisione del Paese in zona gialla, arancione o rossa, valga soltanto per i non vaccinati”, afferma il presidente della Liguria Giovanni Toti a proposito della possibilità di una nuova attuazione del Green Pass. “Il 90% degli italiani non può essere tenuto in scacco da un 10% che non comprende l’importanza del vaccino. I vaccinati invece potranno continuare ad organizzare la propria vita, il lavoro, la socialità”.

“In questo momento non è possibile mantenere un atteggiamento attendista, bisogna anzi dettare norme chiare per affrontare questa fase della pandemia, tutelando la salute dei cittadini e consentendo all’economia di continuare la sua fase di crescita dopo aver attraversato una grave crisi”, afferma Toti. “Questo è il momento in cui si programmano le vacanze di Natale e tutta la macchina economica che vi gira intorno, soprattutto dobbiamo dare la certezza ai lavoratori di tutti questi settori che il paese non richiuderà”, aggiunge il governatore ligure. Intervenendo alla Conferenza delle Regione il presidente della Liguria ha anche detto: “I numeri ci dicono che il 90% delle terapie intensive sono occupate da non vaccinati. È quindi, in primis, una questione di protezione delle persone, oltre che della ripartenza dell’economia e di una pressione ospedaliera”.

Tavolo di confronto

È “urgentissima” una riflessione tra Governo e Regioni “sulla tenuta delle regole attualmente vigenti che furono adottate in assenza dell’attuale percentuale di vaccinati e dello strumento della certificazione verde”,ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga che ha chiesto al governo un incontro urgente. Obiettivo, aggiunge, è mettere in sicurezza il sistema sanitario da un lato e le attività economiche dall’altro. “Il governo è ovviamente disponibile a mettere in agenda a breve un tavolo di confronto”, ha spiegato il ministro per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini durante la conferenza Stato-Regioni dopo la richiesta dei presidenti di un incontro urgente sulle regole in vigore e sul green pass. Della richiesta sono stati informati sia il presidente del Consiglio Mario Draghi sia il ministro della Salute Roberto Speranza.

Intanto, il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri ipotizza in caso di aggravamento della situazione lockdown per i non vaccinati in zona arancione. “Lockdown per non vaccinati? Non è la strategia da attuare con i numeri odierni. Può essere valutata  – ha detto a Radio Cusano Campus – in caso di passaggio in zona arancione”. “Non è la strategia da attuare con i numeri odierni – ha affermato Sileri -. C’è qualche area del Paese che rischia di finire in zona gialla, ma questa non prevede grosse restrizioni. Quindi, al momento, non vi è motivo di fare restrizioni per i non vaccinati. Va tenuta sul tavolo, come tante altre opzioni, ma la situazione, e’ sotto controllo”.

Obbligo vaccinale per sanitari

Il presidente della Regione Marche Francesco Aqauroli ritiene che non siano “utili” ulteriori restrizioni per i non vaccinati o un Green pass rinforzato, “perché anche se il contagio ha ripreso a correre siamo in una fase diversa dallo scorso anno” e anche perché “nonostante il primo e il secondo Green pass, non stiamo vedendo un aumento sconvolgente delle vaccinazioni”. Acquaroli lo ha detto a Sky Tg 24, poco prima dell’incontro delle Regioni che dovrebbe decidere sulla ulteriori misure. Misure che, secondo il governatore marchigiano, rischierebbero di creare “altre tensioni e divisioni tra chi è vaccinato e chi non lo è”.

Sull’obbligo vaccinale per il personale sanitario deve pronunciarsi il giudice ordinario e non il tribunale amministrativo. E’ quanto stabilito dai giudici del Tar della Liguria che hanno respinto, per difetto di giurisdizione, il ricorso presentato da oltre 400 sanitari. Erano tre i principi alla base dei ricorsi: l’incertezza “sui rischi derivanti dall’assunzione del siero”, le “sperimentazioni con tempi troppo brevi per considerarle affidabili” e la “percentuale di fallimenti nel produrre immunità dovuti alle nuove varianti”, “l’illegittimità dell’imposizione ai lavoratori della sanità”.

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