di Antonio Battaglia – In questo complicato periodo di emergenza sanitaria, il mondo intero vive momenti di profonda incertezza. Il coronavirus e l’isolamento raggiungeranno, per forza di cose, un bivio e si dovranno separare, ma non è dato sapere quando.
A tal proposito, la redazione di Calabria 7 ha inteso chiedere delucidazioni a Giulio Tarro, noto virologo di fama mondiale e primario emerito dell’Azienda Ospedaliera “Cotugno” di Napoli. Premiato in America come “miglior virologo dell’anno” nel 2018 e candidato al Nobel per la Medicina nel 2015, fu lui a isolare il vibrione del colera quando scoppiò l’epidemia nella città partenopea.
A tal proposito, la redazione di Calabria 7 ha inteso chiedere delucidazioni a Giulio Tarro, noto virologo di fama mondiale e primario emerito dell’Azienda Ospedaliera “Cotugno” di Napoli. Premiato in America come “miglior virologo dell’anno” nel 2018 e candidato al Nobel per la Medicina nel 2015, fu lui a isolare il vibrione del colera quando scoppiò l’epidemia nella città partenopea.
“In Italia, la questione a livello sanitario è stata gestita male sin dall’inizio – esordisce Tarro – sono stati bloccati i voli dalla Cina ma non dagli altri paesi del mondo”. Tengono banco gli interrogativi sulla stagione estiva: qualcuno parla di mascherine in spiaggia, altri aprono alla possibilità di distanziare gli ombrelloni. A tal proposito, il virologo tiene a precisare: “Sono idiozie.Il caldo è uno dei principali antivirali, in acqua, come quando si prende il sole, non c’è motivo di stare assembrati”.
La malattia colpisce le persone di ogni età, ma i bambini sembrano accusare forme più lievi: “Loro hanno una risposta immunologica ben precisa, potendo vantare una sottospecie di cellule Th2 che funzionano senza creare grossi infiammazioni”.
Infine, sui tamponi rapidi: “L’utilizzo attento che ne ha fatto la Corea ha portato a evitare la curva di crescita esponenziale che abbiamo visto in Italia”.
Redazione Calabria 7