di Nico De Luca –
Irene Gaeta, la Discepola di Padre Pio, ci riceve col suo affettuoso sorriso in una graziosa casetta di Castrolibero di Cosenza (foto copertina). E’ quella di Rita e Fabrizio, due giovani coniugi presso i quali stabilmente fa tappa e dove durante la permanenza porta alcune reliquie del Santo che riposa a S. Giovanni Rotondo, un guanto ed un fazzoletto intriso di sangue.
Irene Gaeta, la Discepola di Padre Pio, ci riceve col suo affettuoso sorriso in una graziosa casetta di Castrolibero di Cosenza (foto copertina). E’ quella di Rita e Fabrizio, due giovani coniugi presso i quali stabilmente fa tappa e dove durante la permanenza porta alcune reliquie del Santo che riposa a S. Giovanni Rotondo, un guanto ed un fazzoletto intriso di sangue.
Al collo porta indossa il crocifisso che il taumaturgo le ha lasciato direttamente. Da qui si sposta per le varie zone della Calabria, ospedali, carceri, gruppi di preghiera, persino università e naturalmente Drapia (Vibo Valentia) dove si sta costruendo la grandiosa Cittadella di Padre Pio con ospedale pediatrico, centro accoglienza ed altri servizi socio-sanitari.
Quella che ci racconta, è una storia bellissima di fede e di prodigio. Strabiliante. Coinvolgente. Recentissima.
Annarita abita a Vitinia di Roma, località dove su indicazione del Santo di Pietrelcina sono state realizzate importantissime strutture sociali e religiose. E qui che la signora esprime la sua fede da anni suonando l’organo con cui accompagna le liturgie ed i canti.
“A marzo scorso Annarita sente una cisti sotto la lingua che pensa di risolvere in farmacia. Qui le consigliano una visita. Anche il medico conferma. Al Regina Elena fanno biopsia ed il 9 aprile le danno la sentenza: tumore maligno da operare urgentemente. Dopo giorni di paura ed ansia, il 19 aprile scorso, giorno del venerdì santo, Annarita sente il bisogno di chiamarmi di primo mattino. Dopo un’ora siamo già nella cripta di Vitinia dove le affido fino a sera il crocefisso di Padre Pio a cui avevo già fatto una preghiera speciale per lei. Quando torno a casa avverto una sensazione speciale, come un’illuminazione. Nei giorni seguenti la tranquillizzo perché sono sicura che il male fosse circoscritto e non letale. Intanto continuo a preparare la missione verso la Calabria.
Il 2 maggio – ci dice ancora la discepola di Padre Pio – devo partire per scendere qui, proprio mentre Annarita si ricovera. Al telefono la sento già piangere a dirotto. Riesco a capire che i medici hanno previsto di estirpare totalmente la lingua, da ricostruire poi con un pezzo di avambraccio. Mi aggiunge che le avrebbero fatto una tracheotomia per respirare e non escludono che le metastasi possano essere già avanzate. Tra mille singhiozzi mi implora di aiutarla”.
Irene è una splendida ottantenne con un’energia fisica e verbale inaspettata, vedova di un calabrese con cui ha generato quattro figli. Una di loro vive a Miami (Florida) ed in questo periodo attraversa un brutto momento (di cui parleremo magari la prossima volta)
“Con mia figlia in gravi condizioni di salute in America ed una ‘missione’ in Calabria che Padre Pio ritiene urgente e non rinviabile, mi sono rivolta alla Madonna dell’Assunta, pregandola intensamente di intervenire su Annarita. Stai tranquilla – le aggiungo con forza al telefono – ordina ai medici di non farti tagliare lingua e né i linfonodi. Confida in Dio e nella Madonna. Non è possibile – mi risponde – tutto è in metastasi. Fatti fare le analisi – continuo ad urlare al telefono – non farti operare!”
Qualche giorno dopo Irene prova a chiamare l’amica organista. E resta sorpresa quando la sente parlare quasi normalmente.
“Sto bene Irene, sto bene – mi grida al cellulare – Mi hanno levato solo il nodulo biancastro sotto la lingua. E’ una grazia di Dio, della Madonna, di Padre Pio e di Santa Rita”.
Rimaneva però la gran paura dell’esame istologico dei linfonodi al collo. Il 22 maggio, giorno di Santa Rita, la donna ha avuto il grande regalo: il tumore risultava sparito tanto che i medici non hanno ritenuto neppure necessarie radioterapia e chemioterapia, ma solo controlli annuali.
Al nono giorno dopo l’operazione Annarita è tornata a casa per mangiare senza sondino, assieme al marito Fabrice ed al figlio Niccolò. E prima di uscire dall’ospedale la paziente chiede una cosa semplice ma eccezionale allo stesso tempo per tempi e situazione: dopo qualche giorno dall’operazione lei vuole essere in chiesa a suonare l’organo ed accogliere così Irene che torna a Vitina dopo le missioni di Taranto ed in Calabria. Una ripresa incredibilmente prodigiosa per la signora che a fine maggio è anche tornata nella scuola statale a indirizzo musicale dove insegna pianoforte.
redazione Calabria7
LEGGI ANCHE I PRODIGI CALABRESI DI IRENE (DRAPIA, GIOVANNI, FABRIZIO)