Il Sistema bibliotecario vibonese, principale biblioteca pubblica della Calabria, torna al centro delle polemiche alla vigilia di Pasqua e a seguito della recente decisione del Comune di Vibo Valentia di adire le vie legali per il recupero delle somme dovute per l’utilizzo di Palazzo Santa Chiara, sede del presidio culturale. Uno sferzante botta e risposta si registra in queste ore tra due dei protagonisti della vicenda: l’ex direttore del Sbv e animatore culturale Gilberto Floriani e la dirigente comunale Adriana Teti, vera deus ex machina della burocrazia di Palazzo Luigi Razza.
Il Polo culturale “punto di riferimento nel Mezzogiorno”
Il Polo culturale “punto di riferimento nel Mezzogiorno”
A dar fuoco alle polveri una dichiarazione di Floriani che, sui social, ha ricostruito la storia del rapporto tra i due Enti premettendo che “essendo sentimentalmente legato al Sistema (che ho fatto crescere per tanti anni, assieme a tutti quelli che ci hanno lavorato e ai sindaci del territorio, fino a farlo diventare un punto di riferimento dei servizi culturali e bibliotecari nel Mezzogiorno), vengo oggi meno alla prudenza che mi converrebbe, a Vibo siamo ridotti così, per alcune necessarie puntualizzazioni”.
Poi ricorda che “il Comune di Vibo Valentia ha aderito al Sistema nel 2012, sindaco l’ottimo Nicola D’Agostino, assessore al bilancio Nicola Manfrida, presidente del Consiglio comunale Giuseppe Mangialavori. Il Sistema si trovava in difficoltà economiche anche allora e la soluzione che si trovò fu di pagare un fitto di 15.000 euro per la parte occupata, che avrebbe trovato compensazione nella quota di adesione al Sistema pressappoco dello stesso importo”.
Floriani: “Creato un probabile debito fuori bilancio”
Al Sistema, aggiunge l’ex direttore, “veniva affidato con convenzione l’intero complesso affinché ne avesse cura e lo valorizzasse. Per assicurarsi della verità di questa affermazione basterebbe che i giornalisti chiedessero agli interlocutori di quel periodo che sono tutte persone per bene o leggessero il contratto di affidamento. I successivi problemi nascono dal fatto che il dirigente comunale (e qui viene tirata in ballo la Teti, ndr) preposto non diede mai applicazione alla delibera comunale di adesione al Sistema nel punto che prevedeva il pagamento annuale della quota di adesione pari a 40 centesimi per abitante, creando per il Comune un probabile debito fuori bilancio. Tutto il resto è pretestuosità per coprire questa omissione e, mi dispiace dirlo, invidia per i risultati acquisiti dal Sistema con le scarse risorse disponibili, nonostante le difficoltà e le molte promesse”.
“Nemmeno un grazie per la Capitale del libro”
Quindi spiega: “Ricordo tra questi risultati l’assegnazione del titolo di Capitale del libro 2021 che portarono alla città un finanziamento di 500.000 euro. Aspetto ancora un cenno di ringraziamento per il lavoro di scrittura del progetto che ho sviluppato completamente da solo. Allo stesso modo il festival Leggere& Scrivere, ben otto edizioni, di cui la città di Vibo ha goduto e avuto il relativo lustro. Se qualcuno mi risponderà negherà tutto questo, ma è l’assoluta verità”.
Teti: “È il canto del cigno”
La risposta evocata da Floriani non è tardata ad arrivare, con lo stesso mezzo, dalla dirigente comunale che ha bollato l’uscita dell’ex direttore senza troppi sconti: “sembra – ha detto – il canto del cigno”.
“Nella Pubblica amministrazione – afferma la Teti – parlano gli atti, invito il signor Floriani a consultare la delibera di Giunta comunale ed il relativo prospetto allegato, dove viene sintetizzato tutto il debito del Sbv, il dare e avere tra il Comune e il Sbv. Da questo prospetto risulta che il Comune deve avere dal Sistema 272mila euro circa, esclusi i tributi, dopo aver riconosciuto la quota di partecipazione di 40 centesimi ad abitante. Il Floriani – sferza – dovrebbe informarsi prima di scrivere. Dovrebbe spiegare ai cittadini, dal momento che ha gestito il Sbv da più di 35 anni con funzioni prima di direttore, poi direttore artistico, poi direttore scientifico, quali sono le irregolarità contabili, amministrative, di cui ha parlato l’ex presidente del Sbv oggi presidente della Provincia”.
“Il Sbv non è Casa Floriani”
Quindi la chiusura al veleno della dirigente: “Colto è l’uomo che non converte la cultura in professione. Lasci stare il Sbv e torni a casa, senza confondere il Sbv per Casa Floriani”. La polemica di Pasqua è servita. (m. s.)