Impone assunzione in azienda per agevolare la cosca di Cirò, a giudizio il sindaco di Melissa

Raffaele Falbo è stato rinviato a giudizio per rispondere dei reati di concussione aggravata dalla volontà di agevolare i sodali della cosca

Il sindaco di Melissa Raffaele Falbo è stato rinviato a giudizio per rispondere dei reati di concussione aggravata dalla volontà di agevolare i sodali della cosca di Cirò. Lo ha deciso il gup distrettuale di Catanzaro Chiara Esposito, accogliendo la richiesta della Dda catanzarese, e stabilendo che il processo di svolgerà dal 16 novembre davanti al Tribunale collegiale di Crotone.

Il fatto denunciato dallo stesso imprenditore

L’imputazione del primo cittadino nasce da una denuncia presentata da un imprenditore, titolare della società che aveva appaltato il servizio di manutenzione del depuratore comunale. Secondo l’accusa, Falbo “abusando della sua qualità e dei suoi poteri”, avrebbe costretto il titolare dell’azienda, attraverso numerose telefonate, ad assumere a tempo indeterminato ‘con urgenza’ una persona che secondo la Dda risulta affiliato alla cosca Farao-Marincola di Cirò. Secondo la Dda il fatto è aggravato dall’aver voluto favorire gli interessi della cosca di Cirò che in questo modo avrebbe accresciuto la propria egemonia nel territorio per condizionare le assunzioni dei suoi associati e dei familiari.

La linea difensiva

I difensori di Falbo, gli avvocati Antonello Talerico e Giuseppe Peluso, in una memoria difensiva hanno sostenuto che “gli elementi acquisiti a carico dell’imputato risultano essere insufficienti, contraddittori e comunque non idonei a sostenere l’accusa in giudizio”. Secondo i legali, l’indicazione della persona da assumere “non sarebbe di certo dipesa dal fatto di essere figlio di un soggetto che, a dire della Procura sia ‘affiliato’ alla cosca Farao, ma dell’ignoranza non solo del Falbo ma di tutta l’amministrazione”. Falbo, inoltre, evidenziano gli avvocati, aveva invitato il titolare dell’azienda “alla stipula di un contratto a tempo determinato e non indeterminato, al fine di vagliarne al meglio le capacità”. Nella memoria è anche spiegato che le indagini della Dda non evidenziano scambi di favori tra il sindaco e l’azienda per la proroga del contratto di appalto del servizio di manutenzione del depuratore che, anzi, per i continui disservizi, veniva poi rescisso. (Ansa)

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