di Mimmo Famularo – Una nota di poche righe trasmessa dalla Procura di Salerno a quella di Catanzaro e da questa depositata agli atti del processo “Imponimento” che si sta celebrando con il rito abbreviato dinnanzi al gup di Catanzaro. Poche righe per dire che c’è un procedimento penale avviato dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno che riguarda il capo di imputazione 33. Ciò significa che è stata avviata un’indagine preliminare che vede coinvolta la magistratura operante nel distretto giudiziario di Catanzaro. Dalla comunicazione depositata nell’udienza della scorsa settimana non si specifica il numero degli indagati. Potrebbe trattarsi di uno o più giudici ma tutto resta ovviamente coperto da segreto istruttorio. La nota conferma però un dato: a Salerno si continua a tenere alta l’attenzione su chi opera negli uffici giudiziari catanzaresi.
L’intestazione fittizia nel mirino della Dda di Salerno
L’intestazione fittizia nel mirino della Dda di Salerno
Il capo 33 sul quale stanno indagando anche gli inquirenti campani chiama in causa il boss di Filadelfia Rocco Anello e altri cinque imputati nel processo istruito dalla Dda di Catanzaro: l’ex assessore ai Lavori pubblici del Comune di Polia Giovanni Anello; l’ex consigliere provinciale di Vibo, il commercialista Domenico Fraone; l’ex consigliere comunale di Tropea, il geometra Pasquale Scordo; l’ex vice sindaco di Parghelia Francesco Crigna e Giovanni Giardino. In concorso tra di loro sono accusati di intestazione fittizia di beni con l’aggravante mafiosa. “Con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso – si legge nel capo di imputazione – al fine di eludere le misure di prevenzione a carattere patrimoniale potenzialmente applicabili a Rocco Anello” avrebbero attribuito fittiziamente a un “prestanome” la titolarità di un immobile ricadente nel Comune di Parghelia all’interno di un villaggio turistico di contrada Bordilla. Il reato si sarebbe consumato il 13 settembre del 2017 con Rocco Anello, Giovanni Anello e Domenico Fraone che si sarebbero attivati a predisporre tutti gli atti e i documenti da consegnare al notaio. Domenico Fraone avrebbe venduto in modo fittizio a Patricia Ciliberto la titolarità dell’immobile “nella consapevolezza – secondo l’accusa – che il reale acquirente fosse Rocco Anello”. Giovanni Giardino, coniuge della Ciliberto, avrebbe poi fatto da intermediario con Rocco Anello e Giovanni Anello per formalizzare la fittizia intestazione del bene immobile in capo alla consorte mentre Giovanni Anello e Domenico Fraone si sarebbero adoperati per risolvere le problematiche di condono edilizio al fine di poter pervenire alla stipula degli atti di transazione. Una vicenda sulla quale sono in corso approfondimenti da parte della Procura di Salerno, competente su eventuali reati commessi dai magistrati di Catanzaro.
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