Impresa catanzarese in odore di ‘ndrangheta, via libera del Tribunale al controllo giudiziario

Il commissariamento avrà una durata biennale e con lo stesso decreto è stato nominato amministratore un professionista di Catanzaro
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La sezione di Misure di Prevenzione del Tribunale di Catanzaro ha accolto la richiesta di ammissione al controllo giudiziario avanzata lo scorso mese di febbraio dall’avvocato Giovanni Russomanno per conto della ditta individuale Rosario Sestito con sede legale a Chiaravalle, nel Catanzarese, già oggetto di un’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura nel maggio del 2021. Il commissariamento avrà una durata biennale e con lo stesso decreto è stato nominato anche l’amministratore giudiziario che sarà un professionista con studio a Catanzaro.

L’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Catanzaro

L’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Catanzaro

Tutto nasce dalla notifica dell’interdittiva antimafia al legale rappresentante dell’impresa catanzarese, Rosario Sestito. Una misura adottata dall’Ufficio territoriale di Governo su due informative dei Carabinieri e della Guardia di Finanza confluite nell’inchiesta antimafia denominata Imponimento. Pur non essendo indagato, l’imprenditore di Chiaravalle era stato citato nelle carte di un’altra operazione antimafia, Orthrus nel segmento di indagine diretto ad accertare l’influenza della consorteria degli Iozzo nelle attività svolte dalle imprese boschive di Chiaravalle Centrale. Secondo le risultanze investigative l’imprenditore avrebbe “versato somme di denaro alla cosca per l’aggiudicazione delle gare”. Il nome di Sestito è citato anche nelle carte di Imponimento (non indagato) “quale imprenditore a cui le cosche proponevano l’aggiudicazione degli appalti boschivi dietro corresponsione di denaro”. L’interdittiva antimafia disposta dalla Prefettura di Catanzaro è stata impugnata al Tar della Calabria e il riscorso è ancora pendente.

La difesa: “Assenza di ingerenza mafiosa”

La difesa, rappresentata dall’avvocato Russomanno, ha rilevato l’assenza di ingerenza mafiosa evidenziando “che la posizione della ditta istante si caratterizza per la marginalità del coinvolgimento mafioso, tanto dimostrato dall’annullamento, in sede di giudizio incidentale cautelare, della gravità indiziaria originariamente ritenuta sussistente a carico di altri imprenditori del settore boschivo in rapporti con le cosche Anello-Chiefari-Iozzo”. Nonostante ciò la Prefettura aveva rigettato una prima istanza difensiva ribadendo “la rilevanza delle risultanze istruttorie acquisite” a carico della Ditta Sestito Rosario.

Il Tribunale: “Condizionamento mafioso solo occasionale”

Dinnanzi al Tribunale di Catanzaro tuttavia lo stesso pubblico ministero aveva concluso per l’accoglimento dell’istanza difensiva e quindi per l’ammissione al controllo giudiziario così come chiesto dall’avvocato Russomanno. Una richiesta meritevole di accoglimento per il Collegio giudicante per consentire all’impresa “la prosecuzione dell’attività (…) evitando la paralisi produttiva e garantendo un equo bilanciamento tra l’esigenza di inibire le infiltrazioni mafiose, impendendo agevolazioni occasionali alle consorterie criminali, e la necessità di soddisfare l’interesse del pubblico alla continuazione dell’attività e dei rapporti commerciali dell’impesa interdetta”. Nel caso specifico per i giudici il condizionamento mafioso non ha “carattere strutturato” ma, sulla base degli elementi allo stato a disposizione del Tribunale, “solo occasionale”. Quanto basta per evitare la morte dell’impresa che resta in vita ma con un commissario a vigilare. (mi.fa.)

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