di Danilo Colacino – Una sentenza ‘rivoluzionaria’, la 209 emessa dalla Consulta a metà ottobre scorso. Considerata l’esenzione Imu adesso concessa per l’abitazione principale dei coniugi. Che devono dimostrare di risiedere proprio nella cosiddetta “abitazione principale. Vale a dire l’immobile iscritto, o iscrivibile, nel catasto edilizio urbano come unica unità immobiliare in cui il possessore dimora abitualmente e risiede anagraficamente”. È stato dunque eliminato il riferimento al nucleo familiare. E l’esenzione Imu ora dipende quindi da due condizioni: la dimora abituale e la residenza anagrafica. Principi invalsi per tutti i contribuenti. I quali, se hanno finora versato l’Imu, possono richiedere il rimborso di quanto pagato in modo non dovuto negli ultimi cinque anni. Un tema sviscerato nel seminario ‘Imu e coniugi dopo la sentenza della Consulta’ promosso da Confedilizia e Associazione nazionale dei Tributaristi (Anti), svoltosi in cima ai Tre Colli nella Sala Giunta della Provincia nel pomeriggio odierno.
Alla tavola rotonda – moderata dal capo redattore di Calabria 7 Gabriella Passariello – sono intervenuti il presidente della Corte di Giustizia di II Grado del capoluogo Nicola Durante, il vicepresidente di Anti Alessandro Palasciano, il presidente dell’Unione Giovani Commercialisti di Catanzaro Salvatore Passafaro e il presidente di Confedilizia Catanzaro Sandro Scoppa affiancato nell’occasione dal vice Antonio Abate.
Alla tavola rotonda – moderata dal capo redattore di Calabria 7 Gabriella Passariello – sono intervenuti il presidente della Corte di Giustizia di II Grado del capoluogo Nicola Durante, il vicepresidente di Anti Alessandro Palasciano, il presidente dell’Unione Giovani Commercialisti di Catanzaro Salvatore Passafaro e il presidente di Confedilizia Catanzaro Sandro Scoppa affiancato nell’occasione dal vice Antonio Abate.
Superate le discriminazioni
Ad aprire il giro degli interventi Durante: “La sentenza ha eliminato possibili discriminazioni tra coppie di fatto e quelle unite in matrimonio civile. E anche risolto la questione della doppia residenza in Comuni diversi. Perché sembrava esserci un’oggettiva penalizzazione di chi sceglieva una certa forma di unione. Non solo, ma c’era anche il rischio di incoraggiare, come ovvio in maniera del tutto involontaria e incidentale, comportamenti fraudolenti in relazione alle dichiarazioni di residenza per non pagare il tributo previsto”.
Diffondere la cultura della tutela della proprietà
A seguire Scoppa: “Confedilizia si è fatta promotrice di questa iniziativa così come, più in generale, di diffondere la cultura della tutela della proprietà. Lo dico perché in Italia sembra quasi che la si voglia contrastare. Basti pensare alla legge sull’equo canone o all’Imu stessa che è una sorta di patrimoniale. Al di là di questo, a breve ci attiveremo anche per far conoscere l’accordo stipulato con il Notariato per promuovere il progetto ‘Case e Giovani’ incentrato sull’acquisto delle nuove abitazioni”.
L’esperienza diretta
Palasciano ha invece portato la sua esperienza diretta di avvocato in un’Aula di Giustizia, allorché trovandosi a difesa di un Comune che pretendeva il pagamento dell’Imu nel costituirsi in giudizio aveva dichiarato di averlo fatto perché confortato da ampia giurisprudenza di Cassazione in merito. “Ma precisando anche che la Corte Costituzionale avrebbe potuto presto ribaltare la situazione”.
Le ricadute per i Municipi
A chiudere Passafaro: “Il rimborso può sì essere retroattivo, però solo nel limite di un quinquennio come per gli altri tributi. Non si sa ancora bene, tuttavia, quale sarà il criterio adottato per fornire prova della residenza. Forse il pagamento delle bollette o l’iscrizione da un medico di famiglia. Comunque sia, si deve anche badare alle ricadute per i Municipi che in caso di sconfitta o estinzione della cause in corso non avranno più i soldi attesi. E quindi potrebbero ritrovarsi alle prese con un’ingente mole di debiti fuori bilancio”.