di Martina Gareri – “È una storia molto attuale. Racconta, come tutti i grandi classici, qualcosa di estremamente attuale, tra cui i temi dell’identità e della necessità di reinventarsi”. Argomenti che Giorgio Marchesi porterà in scena con il classico ed eterno Il fu Mattia Pascal di Pirandello il 24 febbraio al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme, il 25 febbraio al Teatro Comunale di Catanzaro e il 26 febbraio all’Auditorium Casa della Pace di Caulonia. “Per raccontare tutta la storia abbiamo un po’ scarnificato il tempo – spiega Marchesi – tuttavia sono presenti tante riflessioni. Ci sono delle bolle di poesia dove è presente il modo in cui le anime ci parlano, anche quando non siamo in comunicazione con il nostro corpo, ma la questione che mi interessa maggiormente in questo momento è la capacità di reinventarsi. Dopo la pandemia tutti abbiamo dovuto reinventarci, donne e uomini. Mi incuriosisce sapere cosa c’è nella fantasia dello spettatore, se dovesse reinventarsi, come lo farebbe”.
Maschere pirandelliane sui social
“Purtroppo in questo senso la pandemia ha aumentato il nostro rapporto con i telefonini, con i social, con internet e c’è chi ha reagito in modo positivo, guardandosi allo specchio e affrontando la propria maschera, e chi invece ne ha inventata una in più”.
Rinascita con un senso di aggregazione
“Il vero messaggio di rinascita che mi auguro per l’uomo oggi è di una rinascita legata soprattutto ad una consapevolezza e – chiarisce Marchesi – ad una scelta di condivisione con gli altri di aggregazione fisica, di ritrovarsi per andare a teatro. Bisogna tornare a vivere, uscire dalle proprie case. La gente ha voglia di evadere. Si può andare allo stadio, a giocare, a ballare, ma facendolo con un senso di aggregazione”.