In Consiglio a Catanzaro si litiga per l’abbigliamento di un assessore

Costanzo attacca Longo e si sfiora la rissa. Centrodestra in piena crisi di nervi. E Abramo minaccia di “staccare la spina” alla sua amministrazione
In Consiglio a Catanzaro si litiga per l’abbigliamento di un assessore

La rappresentazione plastica di un centrodestra in piena crisi di nervi a Catanzaro la restituisce quanto avvenuto nella seduta del consiglio comunale di ieri. L’epilogo del mandato da sindaco di Sergio Abramo sembra consumarsi tra diatribe interne e pessime figure all’esterno. Tanto che lo stesso primo cittadino, a un certo punto, in aula ha minacciato di “staccare la spina” se gli atteggiamenti non fossero rientrati nell’alveo della civile dialettica politica.

La diatriba

La diatriba

La contesa di cui tutti oggi parlano non ha riguardato questioni importanti per la città né le pur rilevanti pratiche all’ordine del giorno del Consiglio, bensì l’abbigliamento di un assessore. Da una parte Franco Longo, componente dell’esecutivo con delega ai Lavori pubblici ed esponente dell’”Alleanza per Catanzaro” che fa riferimento a Filippo Mancuso; dall’altra Sergio Costanzo, finora esponente dell’opposizione in Comune ma di recente eletto consigliere provinciale proprio con una lista di centrodestra. Il secondo contesta il vestiario del primo – che poi si scoprirà dovuto a motivi di salute – e quest’ultima risponde a muso duro non al microfono ma avvicinandosi al “rivale”.

Si sfiora la rissa e per portare la calma serve anche l’intervento della Polizia municipale. La calma viene riportata a fatica anche con l’intervento del presidente del consiglio comunale Marco Polimeni, ma la tensione resterà alta per tutto il prosieguo dei lavori. Abramo avverte che se si continua così sarà lui a decretare la fine dell’amministrazione in carica. Nunzio Belcaro, consigliere d’opposizione (“Cambiavento”) lascia l’aula palesando “vergogna”. Sullo sfondo restano i movimenti sul paventato rimpasto di giunta e sulle trattative in vista delle prossime Amministrative. Ma la realtà, in questo caso, supera i retroscena. In peggio.

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