(IN) FELICE DOMENICA | Le Regionali dal 1970 ad oggi: cinquant’anni di errori e miopia della politica

"All’amministratore politico dobbiamo chiedere di coltivare un’utopia condivisa, affrancandosi dagli steccati dell’appartenenza. Spesso di cartapesta e pretestuosi"
Consiglio regionale

di Felice Foresta – Non so se cambierà nulla dopo le prossime elezioni regionali. E, soprattutto, dopo la prossima legislatura. La Calabria accusa ritardi e distonie ancestrali. Incrostazioni ataviche, se non peccati originari. Il momento politico, in alcuni frangenti della nostra storia, è stato topico e, forse, decisivo. In peius. E proprio  dall’istituzione dell’ente regionale. Dal 1970 sono trascorsi, e purtroppo velocemente, cinquant’anni. Nel corso dei quali si sono sedimentati errori politici, traiettorie di sviluppo scellerate, opzioni miopi di visione e prospettiva. Con conseguenze nefaste per la Calabria. Che ha visto assottigliarsi popolazione, speranze, idee.

Alla soglia di una scadenza delicata, come quella elettorale, che reca con sé il precipitato di effetti non solo istituzionali, una riflessione altra e ampia deve, tuttavia, partire da due ineludibili dati. Il primo è, credo, un fatto oggettivo che, purtroppo, è andato storicizzandosi. Al netto di ogni valutazione, si è sempre percepito da parte del decisore politico un deficit di conoscenza del territorio, delle segue vocazioni, delle sue fragilità e delle sue aspirazioni. Verosimilmente perché quel deficit è proprio del calabrese, sovente assorto in un agnosticismo di maniera se non di natura. Se solo si conoscesse, sia pure parzialmente, il patrimonio di cui è stata beneficiata la nostra terra, in ogni ambito e non solo in quello, dominante, paesaggistico, l’approccio sarebbe decisamente diverso. Il secondo dato chiama, ancora di più a raccolta, direttamente le nostre responsabilità di calabresi. Perché è non solo una questione di scelte e di ideologie politiche da privilegiare. Il dato elettorale non deve, dunque, sancire per tutti noi l’ennesimo alibi. Come le avversità naturali patite, le dominazioni straniere, l’emigrazione e la marginalità geografica. Posto che, questa, sia un limite e non un punto di forza perché ci pone al centro del Mediterraneo.

Alla soglia di una scadenza delicata, come quella elettorale, che reca con sé il precipitato di effetti non solo istituzionali, una riflessione altra e ampia deve, tuttavia, partire da due ineludibili dati. Il primo è, credo, un fatto oggettivo che, purtroppo, è andato storicizzandosi. Al netto di ogni valutazione, si è sempre percepito da parte del decisore politico un deficit di conoscenza del territorio, delle segue vocazioni, delle sue fragilità e delle sue aspirazioni. Verosimilmente perché quel deficit è proprio del calabrese, sovente assorto in un agnosticismo di maniera se non di natura. Se solo si conoscesse, sia pure parzialmente, il patrimonio di cui è stata beneficiata la nostra terra, in ogni ambito e non solo in quello, dominante, paesaggistico, l’approccio sarebbe decisamente diverso. Il secondo dato chiama, ancora di più a raccolta, direttamente le nostre responsabilità di calabresi. Perché è non solo una questione di scelte e di ideologie politiche da privilegiare. Il dato elettorale non deve, dunque, sancire per tutti noi l’ennesimo alibi. Come le avversità naturali patite, le dominazioni straniere, l’emigrazione e la marginalità geografica. Posto che, questa, sia un limite e non un punto di forza perché ci pone al centro del Mediterraneo.

All’amministratore politico dobbiamo chiedere di coltivare un’utopia condivisa, affrancandosi dagli steccati dell’appartenenza. Spesso di cartapesta e pretestuosi. A noi, invece, dobbiamo chiedere di più. L’esercitazione di un lessico che ponga il rispetto delle regole prima di ogni cosa. Che si traduce nel rispetto del nostro territorio (sentiamo ancora l’afrore degli incendi) e del nostro conterraneo. Specie di chi vive una dimensione di maggiore debolezza sociale. Vi è poi un patrimonio immateriale di precetti non scritti, che discendono dai nostri padri, dal loro rigore morale, e dal loro intimo convincimento di sentirsi parte di un progetto più grande dei piccoli egoismi. Regole e precetti che sono state anche di quei tanti calabresi che, senza essere candidati a nulla, nella loro valigia di cartone hanno racchiuso la parte migliore della nostra ostinazione.

© Riproduzione riservata

TI POTREBBE INTERESSARE
“Ci hanno ringraziato per l'aiuto che gli abbiamo dato. Hanno sofferto tanto ed hanno lavorato per superare la tragedia"
La vicenda riguardava dei buoni sottoscritti nel 2002, che Poste rifiutava di pagare perché riteneva fossero oramai prescritti
"I soldi stanziati per la Calabria, ad esempio, devono restare in Calabria, così come quelli assegnati ad ogni Regione”
"Si tratta del primo risultato dell’istituzione della facoltà di Medicina a Cosenza, perché è un investimento realizzato dall’Unical"
L’Autorità di bacino chiede nuovi approfondimenti. L’avvio del cantiere slitta a data da destinarsi. Intanto la sanità vibonese sprofonda
La minore veniva dapprima fatta bersaglio di minacce verbali per poi essere aggredita con pugni e schiaffi
Nella colluttazione l'anziano cadde a terra battendo la testa. Trasportato in ospedale, morì dopo due settimane di agonia e sofferenza
Il questore di Crotone ha emesso un  provvedimento di daspo per la durata di 2 anni a carico di un tifoso di 19 anni
Il gruppo criminale ha interessi ramificati nel settore della sanità lombarda, in relazione alle attività connesse all’emergenza Covid
“Un detenuto ha bloccato un agente chiedendo le chiavi delle celle per consentirgli di far uscire gli altri detenuti"
RUBRICHE

Calabria7 utilizza cookie, suoi e di terze parti, per offrirti il miglior servizio possibile, misurare il coinvolgimento degli utenti e offrire contenuti mirati.

Testata giornalistica registrata al Tribunale di Catanzaro n.1 del Registro Stampa del 7/02/2019.

Direttore Responsabile Mimmo Famularo
Caporedattore Gabriella Passariello

Calabria7 S.r.l. | P.Iva 03674010792

2023 © All rights reserved