Migliaia di persone si sono ritrovate stamani, dalle prime luci dell’alba, a Paravati di Mileto per assistere a quello che il vescovo Attilio Nostro non ha mancato di definire un evento storico: la cerimonia di Dedicazione della Chiesa Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, fortemente voluta da Natuzza Evolo, che ha visto anche la presenza dei due figli della mistica deceduta l’1 novembre del 2009: Angela e Francesco, con le rispettive famiglie.
“Io sono amore e misericordia”
“Io sono amore e misericordia”
Fitto il programma dell’evento che si è tenuto nella Villa della Gioia, sede della Fondazione ispirata a “Mamma Natuzza”, e finita di essere costruita solo di recente. Ad officiare la funzione è proprio il titolare della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea di cui cade proprio oggi il suo compleanno e che poco prima ha ricevuto dalle mani del presidente della Fondazione, Pasquale Anastasi, il simbolo che rappresenta le chiavi dell’edificio di culto cui è seguita l’apertura del portone ai fedeli, sul quale campeggia, nitida, la frase “Io sono amore e misericordia”, Natuzza raccontava essere quella che Gesù le ripeteva sempre.
E quanto sia importante l’occasione per i fedeli della mistica con le stimmate e per tutto il mondo cristiano, è sottolineato dalla presenza di vescovi provenienti da tutte le Diocesi della Calabria come Benigno Luigi Papa, Giovanni D’Ercole e Fortunato Morrone da Reggio-Bova, Claudio Maniago da Catanzaro-Squillace, Francesco Savino da Cassano Ionio e infine Serafino Parisi da Lamezia Terme, mentre ancor più numeroso è lo stuolo di sacerdoti, seminaristi e diaconi che ha assistito a tutti gli eventi della giornata, insieme a due preti che hanno rappresentato tanto per Natuzza Evolo: Pasquale Barone, storico parroco di Paravati e don Michele Cordiano, padre spirituale della mistica e rettore della nuova Chiesa.
L’omelia del vescovo
Nella sua omelia, lunga, appassionata, a tratti coinvolgente e toccante, il vescovo Nostro, ha parlato alle migliaia di fedeli, tra quelli presenti in chiesa e gli altri assiepati nell’enorme spiazzo di fronte l’edificio, del significato della Dedicazione e ha voluto ricordare la testimonianza di un bimbo che, pur “sapendo di essere destinato alla morte” consolava egli stesso i genitori perché la morte non è l’ultimo atto della nostra vita, perché vale la pena vivere e anche morire per Cristo”.
Poi le sue parole per Natuzza Evolo che ha “condiviso una importante parte della sua vita con Dio ed è stata una parte dolorosa, faticosa, a tratti anche disperata ed è per questo che oggi il mondo ha bisogno di tante mamme come lei. Voi – rivolgendosi ai pellegrini – siete, qui, oggi testimoni di un evento indimenticabile e storico perché esso è una pietra miliare della strada che ci conduce a Dio. Oggi – ha aggiunto – siamo chiamati, partendo da questa chiesa, a portare agli altri la luce della trasfigurazione che a volte si palesa come gloria e altre come la Croce di Cristo: a volte essa è facile, bella, immediata e senza fatica, ma altre volte consiste nel vivere la morte come aurora della vita eterna, come preparazione dell’incontro con cristo. Un luogo in cui la gente entri disperata ma esca con la speranza, entri con tante domande ma esca con una risposta: Gesù ti ama”. (f.p.)