di Gabriella Passariello
Il gup ha rinviato l’udienza che vede imputato Fiorentino, giudicato con rito abbreviato, al prossimo 4 marzo
Il gup ha rinviato l’udienza che vede imputato Fiorentino, giudicato con rito abbreviato, al prossimo 4 marzo
Due anni e otto mesi per l’accusa di incendio doloso e cinque anni e otto mesi, per il reato di morte come conseguenza di un altro delitto. Il pubblico ministero Chiara Bonfarini ha chiesto in tutto 8 anni e 4 mesi a carico di Gennaro Fiorentino, 47 anni, napoletano di nascita, catanzarese di adozione, gestore del noto pub – ristorante il Tonnina’s di Catanzaro Lido, dato alle fiamme la notte tra il 4 e il 5 aprile dell’anno scorso, provocando la morte di Giuseppe Paonessa, 34 anni e di Eugenio Sergi, 33 anni, originari di Borgia. Il gup del Tribunale di Catanzaro Giacinta Santaniello ha rinviato l’udienza per eventuali repliche difensive e la pronuncia del verdetto a carico dell’imputato giudicato con rito abbreviato e difeso dall’avvocato Eugenio Perrone al prossimo 4 marzo.
La confessione. Fiorentino, raggiunto da un fermo di indiziato di delitto il 6 aprile 2018 dopo un estenuante interrogatorio ha ammesso le sue responsabilità davanti al pm titolare del fascicolo chiarendo modalità e movente dell’incendio, affermando di voler dare una mano all’attività, perche non navigava in buone acque per una serie di debiti. Il rogo avrebbe garantito di recuperare qualche soldo dall’assicurazione, ” ma non pensavo -ha dichiarato l’imputato al pm- sarebbe andata a finire così”. Ha raccontato di aver accompagnato lui Paonessa e Sergi al locale, ma di essersi allontanato prima che il fuoco portasse via tutto compreso la vita dei due trentenni, considerati esecutori materiali della tragedia che li ha travolti. Fiorentino ha sostenuto di aver agito da solo senza informare del suo piano il cognato, titolare del pub, e di avere progettato tutto da solo per aiutare il parente che si trovava in difficoltà economiche. Paonessa e Sergi, secondo la ricostruzione dei fatti, sono entrati nel locale usando chiavi originali e simulando una effrazione, poi avrebbero cosparso il pub di liquido infiammabile, utilizzando 80 litri di benzina e un nebulizzatore per agricoltura. Il combustibile, evaporando negli ambienti, ha reso satura l’aria e una volta innescato l’incendio si è determinata una esplosione che li ha travolti rendendo loro impossibile ogni via di fuga. L’imputato giudicato con rito abbreviato era stato raggiunto da un fermo di indiziato di delitto. Il fermo che poi non fu convalidato, ma nei sui confronti venne confermata la misura cautelare in carcere. Dopo l’annullamento con rinvio disposto dalla Corte di cassazione, il legale difensore Eugenio Perrone, riuscì ad ottenere per il suo assistito la misura cautelare degli arresti domiciliari.