La Procura di Catanzaro ipotizza a carico degli indagati il reato di bancarotta
Avrebbero provocato il fallimento di “Ambiente & Servizi”, società municipalizzata del Comune di Catanzaro e nonostante il grave dissesto in cui versava la società dal 2008, per favorire gli enti pubblici che rivestivano al contempo la posizione di soci e di debitori della società, si sarebbero astenuti dal pretendere il pagamento dei crediti vantati dalla municipalizzata stessa nei confronti di questi Comuni senza prendere alcuna iniziativa per il recupero dei soldi il cui ammontare era pari a 2.847.586. Il sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Chiara Bonfarini ha emesso un avviso di conclusione indagini a carico di dieci persone sotto inchiesta per bancarotta fraudolenta. Si tratta di Valentino Bolic, 74 anni di Roma (consigliere del consiglio di amministrazione); Alessandro Brutto, 50 anni di Crtone (vice presidente del cda); Santo Bubbo, 48 anni di Petronà; Lorenzo Costa, 60 anni di Catanzaro (consigliere comunale); Pasquale Costantino, 64 anni di Catanzaro ( dirigente del settore finanziario) ; Umberto Frangipane, 58 anni di Catanzaro; Francesco Laudadio, 70 anni di Catanzaro ( presidente del cda); Antonio Riillo, 72 anni di Borgia; Gregorio Tassoni, 58 anni di Catanzaro e Vittorio Todaro, 81 anni di Pianopoli ( rispettivamente presidente, vice e consigliere del cda dal 2010 al 2011). Secondo le ipotesi di accusa, gli indagati avrebbero omesso nei bilanci fatti materiali rilevanti sulla effettiva situazione economico-patrimoniale della società, per indurre altri in errore. In particolare avrebbero omesso di indicare nel bilancio di esercizio il debito di “Ambiente & Servizi” nei confronti del Comune di Catanzaro per un importo pari un milione di euro per canoni di locazione di un’area sita su Viale Magna Graecia concorrendo a provocare il dissesto della società. Una serie di omissioni protratte nel tempo che è costato un danno patrimoniale pari a 5.326.239,52 euro. Gli indagati avranno venti giorni di tempo per chiedere di essere sentiti, depositare memorie, compiere ogni atto utile all’esercizio di difesa prima che la Procura decida se procedere con una richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione.
Avrebbero provocato il fallimento di “Ambiente & Servizi”, società municipalizzata del Comune di Catanzaro e nonostante il grave dissesto in cui versava la società dal 2008, per favorire gli enti pubblici che rivestivano al contempo la posizione di soci e di debitori della società, si sarebbero astenuti dal pretendere il pagamento dei crediti vantati dalla municipalizzata stessa nei confronti di questi Comuni senza prendere alcuna iniziativa per il recupero dei soldi il cui ammontare era pari a 2.847.586. Il sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Chiara Bonfarini ha emesso un avviso di conclusione indagini a carico di dieci persone sotto inchiesta per bancarotta fraudolenta. Si tratta di Valentino Bolic, 74 anni di Roma (consigliere del consiglio di amministrazione); Alessandro Brutto, 50 anni di Crtone (vice presidente del cda); Santo Bubbo, 48 anni di Petronà; Lorenzo Costa, 60 anni di Catanzaro (consigliere comunale); Pasquale Costantino, 64 anni di Catanzaro ( dirigente del settore finanziario) ; Umberto Frangipane, 58 anni di Catanzaro; Francesco Laudadio, 70 anni di Catanzaro ( presidente del cda); Antonio Riillo, 72 anni di Borgia; Gregorio Tassoni, 58 anni di Catanzaro e Vittorio Todaro, 81 anni di Pianopoli ( rispettivamente presidente, vice e consigliere del cda dal 2010 al 2011). Secondo le ipotesi di accusa, gli indagati avrebbero omesso nei bilanci fatti materiali rilevanti sulla effettiva situazione economico-patrimoniale della società, per indurre altri in errore. In particolare avrebbero omesso di indicare nel bilancio di esercizio il debito di “Ambiente & Servizi” nei confronti del Comune di Catanzaro per un importo pari un milione di euro per canoni di locazione di un’area sita su Viale Magna Graecia concorrendo a provocare il dissesto della società. Una serie di omissioni protratte nel tempo che è costato un danno patrimoniale pari a 5.326.239,52 euro. Gli indagati avranno venti giorni di tempo per chiedere di essere sentiti, depositare memorie, compiere ogni atto utile all’esercizio di difesa prima che la Procura decida se procedere con una richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione.