Inchiesta Covid, chat tra gli esperti del Cts: “Pensano che i tamponi servano a qualcosa”

Il 22 febbraio 2020, il giorno dopo "Paziente 1", il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità è scettico sull'uso dei tamponi a tappeto
Inchiesta Covid

“Le difese sono esterrefatte constatando che Crisanti consulente del pm, che si auto definisce perito, compaia quotidianamente in Tv ribadendo le sue teorie accusatorie e sostenendo la doverosità dell’iniziativa giudiziaria”. Lo sottolinea Jacopo Pensa che assieme a Federico Papa difende il presidente della Lombardia Attilio Fontana. “L’apparente contraddittorio con il professor Matteo Bassetti era asimmetrico perché quest’ultimo in collegamento esterno, ciò conferisce significato meno pesante alla persona”, precisa. “La procura di Bergamo – conclude – ha il dovere di diffidare il proprio consulente da tali insistenti apparizioni”.

Tamponi a tappeto

Tamponi a tappeto

“Il tema è che tutti pensano che il test serva a qualcosa”. Il 22 febbraio 2020, il giorno dopo Paziente 1, il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro è scettico sull’uso dei tamponi a tappeto. Lo dimostra una chat con Francesco Curcio, direttore del Dipartimento di medicina di Laboratorio di Udine. agli atti dell’inchiesta di Bergamo sul Covid in Val Seriana. In quel periodo la valutazione era non procedere con l'”uso massiccio dei tamponi”, anche se da Londra era stato comunicato che “oltre 2/3 dei portatori sani provenienti dalla Cina sono rimasti undetected e hanno avuto il tempo di diffondere il virus”.

“Ognuno va per conto suo”

Il 15 marzo 2020, in pieno lockdown, Ranieri Guerra, allora numero due dell’Oms commentava via Whatsapp con Silvio Berusaferro, presidente dell’Iss a cui aveva chiesto se fosse vera la decisione “di fare tamponi a tutti a tappeto”. Nella chat, agli atti dell’inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione del Covid in Val Seriana, Brusaferro rispondeva a Guerra: “No è che ognuno va per conto suo”. E il direttore vicario dell’Oms rassicurava: “ho parlato con Galli, poi, e gli ho detto di desistere dal proporre scemenze come tamponi per tutti… ha convenuto, spero…”.

“Sta succedendo di tutto: pareri del comitato difformi da Conte e Ministro, ripensamenti sollecitati, gente richiamata a venire qui, la guerra mondiale”. E’ uno dei messaggi WhatsApp tra Giuseppe Ruocco, ex segretario generale del ministero della Salute, e una funzionaria ministeriale, ora agli atti dell’inchiesta di Bergamo. Ruocco, il 29/2/2020 scriveva: “Mancano le maschere, Conte ci fa cambiare le misure per la prossima settimana (chiusure/aperture) mano a mano che sentono le regioni; ci chiedono di ipotizzare ospedali da campo e attrezzature relative; ci chiedono linee guida per la gestione sub intensiva dei pazienti etc etc”.

“Così non serve”

“Anch’io sarei stato drastico su ristoranti, bar, centri sportivi etc.. E Invece le varie lobby li hanno lasciati aperti. Sbagliato. Se devi intervenire, intervieni in modo rigido, altrimenti non serve”. Così la sera del 3 marzo 2020 in un messaggio Whatsapp il sindaco di Nembro, Claudio Cancelli, commentava al telefono con un imprenditore della zona la notizia, che circolava, della istituzione della zona rossa in Val Seriana. La chat è agli atti dell’inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione della prima ondata di Covid.

“Dire siamo tutti assolti, va tutto bene secondo me significa aprire la strada a una situazione di impreparazione la prossima volta”. Lo rivela Andrea Crisanti, autore della perizia fatta per la Procura di Bergamo che ha aperto l’inchiesta sulla gestione del Covid. “Chiudere gli occhi a un disastro – ha sottolineato durante il programma Mezz’ora in più – significa aprire la strada a un altro disastro”. Nell’emergenza Covid “ci sono Paesi che hanno fatto benissimo. Questo non vuol dire che chi ha fatto male è colpevole perché un errore non è colpa e io – conclude – non ho fatto nessun atto d’accusa nella perizia”. (Ansa)

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