“Reset”, il Riesame di Catanzaro annulla l’ordinanza del gip: il sindaco di Rende torna libero

Determinanti sarebbero state le copiose produzioni documentali dei suoi difensori per dimostrare l’infondatezza delle accuse mossegli dalla Dda di Catanzaro
Rende Marcello Manna

Il Tribunale della Libertà di Catanzaro ha deciso per la revoca della misura cautelare nei confronti del sindaco – sospeso – di Rende Marcello Manna. Il primo cittadino della cittadina in provincia di Cosenza, coinvolto nell’inchiesta “Reset” della Dda di Catanzaro, lascia pertanto i domiciliari e torna in libertà. L’ordinanza di scarcerazione, essendo caduta ogni accusa, è stata già depositata alla Guardia di Finanza che dovrà successivamente notificarla al penalista cosentino. Il presidente dell’Anci regionale è accusato di aver tenuto rapporti con esponenti della ‘ndrangheta, soprattutto alle elezioni comunali del 2019.

Manna era stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta Reset dello scorso primo settembre. È dovuto ricorrere al Riesame che ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare che lo vedeva ai domiciliari da quasi un mese. Nell’interrogatorio di garanzia si era professato assolutamente estraneo ai fatti contestati e i legali avevano chiesto la revoca dei domiciliari. Ma il gip aveva confermato la misura. Determinanti, ai fini della decisione odierna di far cadere ogni contestazione, sarebbero state le copiose produzioni documentali dei suoi difensori – Nicola Carratelli e Gian Domenico Caiazza – per dimostrare l’infondatezza delle accuse mossegli dalla Dda di Catanzaro.

Manna era stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta Reset dello scorso primo settembre. È dovuto ricorrere al Riesame che ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare che lo vedeva ai domiciliari da quasi un mese. Nell’interrogatorio di garanzia si era professato assolutamente estraneo ai fatti contestati e i legali avevano chiesto la revoca dei domiciliari. Ma il gip aveva confermato la misura. Determinanti, ai fini della decisione odierna di far cadere ogni contestazione, sarebbero state le copiose produzioni documentali dei suoi difensori – Nicola Carratelli e Gian Domenico Caiazza – per dimostrare l’infondatezza delle accuse mossegli dalla Dda di Catanzaro.

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